Hearts & Science, in partnership con Twitch, ha presentato i risultati di una ricerca che ha esplorato le abitudini dei videogiocatori in cinque Paesi: Italia, Germania, Francia, Spagna e UK. Tutto questo durante Lucca Comics & Games, il più grande evento europeo dedicato alla pop culture, in un panel moderato dalla Branded Entertainment Agency FUSE che ha visto come protagonisti Emanuele Giraldi (Managing Director di Hearts & Science), Carlo Barone (Supervisor, Brand Management Riot Games), Antonio Jodice (CEO di Magnet), Giorgio Calandrelli, in arte Pow3r.
Sotto la lente d'ingrandimento di Hearts & Science il gaming visto come nuovo modello di coinvolgimento sociale del decennio, ormai parte integrante delle abitudini degli europei e capace di imporsi come un vero e proprio must irrinunciabile nel tempo libero di moltissime persone.
Nei 5 Paesi analizzati i giocatori sono 123 Milioni, equivalenti al 38% della popolazione, con uno spaccato quasi perfettamente bilanciato tra uomini e donne: 50,3% i maschi contro il 49,7% delle donne. Il videogioco come modalità di intrattenimento si è dimostrato capace di coinvolgere tutte le fasce d'età, dalla GenZ ai BoomerX passando per i Millennials. I dati emersi indicano che il multiplayer non solo è la tendenza più in voga nel videogioco, ma che questa è anche capace di includere importanti elementi di apprendimento ed educativi.
Il videogioco si rivela dunque uno strumento imprescindibile per chi vuole fare engagement e raggiungere in maniera il proprio target, sia tra i confini nazionali che oltre.
ha commentato Emanuele Giraldi, Managing Director di Hearts & Science‘’Con questa ricerca abbiamo voluto analizzare le abitudini di 5 grandi nazioni europee rispetto al fenomeno del gaming. Lungi dall’essere un’attività legata ad un certo stereotipo di categoria sociale, di sesso o di genere, abbiamo dimostrato come il gaming sia trasversale, pop e perfettamente assimilabile alla cultura di massa. Tutti giocano, anche i più insospettabili. Il gaming è una lingua universale ed è un agente di integrazione, contribuendo in modo attivo all’avvicinamento culturale tra i popoli d’Europa e sviluppando un habitus europeo in termini di svago. Il gaming è il ‘Giochi senza frontiere’ del nuovo decennio, avvicinando persone di lingue e culture diverse tra loro. Lancio una provocazione: e se il gaming, nella sua dimensione virtuale, non facesse che creare nuovi spazi di scambio tra i popoli d’Europa contribuendo alla formazione di una nuova identità europea? Io ne sono convinto. In questa dimensione virtuale l’Europa esiste già, costruita grazie ai gamer: giovani (e non) di Valencia, Strasburgo, Dresda o Manchester, i quali tra una birra, un trancio di pizza e una partita hanno costruito una comunità transnazionale, priva di confini e barriere culturali.’’