Nell’ultimo periodo, l’universo videoludico sta attraversando una fase turbolenta. Dopo una crescita esplosiva durante la pandemia, l’industria dei videogiochi si sta interfacciando con parecchie sfide che mettono in discussione
modelli di business consolidati e soprattutto le strategie di sviluppo. Ma qual è il motivo per cui si è arrivati a fronteggiare questa situazione e cosa ci riserva il futuro?
Il boom del Covid
Nell’arco temporale del lockdown, i videogame hanno effettivamente vissuto uno dei momenti più idilliaci. Con milioni di persone rimaste confinate nelle proprie abitazioni, il gaming è diventato in poco tempo
una delle principali forme di intrattenimento e socializzazione.
Non è infatti un caso che proprio nel 2020 Steam abbia battuto
il record di giocatori collegati contemporaneamente toccando quota 20 milioni, emblematico anche
l’aumento esponenziale di giocatori registrati dai
siti di poker online negli anni della pandemia.
Insomma, l’utenza media dei videogiochi si è ampliata in maniera notevole, attirando anche persone che non sono mai state particolarmente interessate a questo mondo.
I primi segni della crisi
Nonostante ciò, con il ritorno alla normalità post-pandemia, il settore ha iniziato a
mostrare segni di cedimento. Il 2022 ha segnato una riduzione del mercato globale del 4,3% rispetto all’anno precedente, la prima vera flessione registrata dal 2015. Un calo che ha colto alla sprovvista parecchie aziende che, seguendo la scia dell’entusiasmo generato durante il covid, avevano investito
tante risorse in nuovi progetti e assunzioni.
I tagli
Una delle conseguenze più impattanti di questa inversione di tendenza è stata
una serie di licenziamenti di massache ha colpito il settore. Grandi nomi come Electronic Arts, Take-Two Interactive, CD Projekt Red e Unity hanno annunciato
tagli significativi al personale, tanto che solamente nei primi mesi del 2023, si stima che a livello globale, nell’industria dei videogame,
oltre 6.000 dipendenti abbiano perso il loro impiego.
Le ragioni dello scenario attuale
Ma perchè è avvenuta questa crisi? I motivi sembrano essere diversi e nell’insieme sembrano aver dato vita alla tempesta perfetta. In primis c’è stato un importante rallentamento generale
nella spesa dei consumatori, in seguito alle preoccupazioni economiche post-pandemiche. Inoltre molti titoli attesi da tempo hanno subito
grossi ritardi nello sviluppo, in parte a causa delle difficoltà legate allo smart-working durante la pandemia.
Un altro fattore influente è stato l’aumento dei costi di produzione, oggi per sviluppare un gioco di primissima fascia c’è bisogno di investimenti enormi, nell’ordine
di centinaia di milioni di dollari. Questo ha portato molte aziende a concentrarsi su titoli "sicuri", franchise consolidati e sequel,
riducendo la propensione al rischio e l'innovazione.
La situazione si è complicata ulteriormente a causa del mercato saturo, che vede
l’uscita di titolo dopo titolo a cadenza settimanale. Questo comporta grosse difficoltà e porta inevitabilmente
ad una polarizzazione del mercato, ovvero pochi titoli di grande successo e tanti altri che faticano a raggiungere la notorietà necessaria.
Il mercato dei videogiochi sta quindi attraversando una fase di transizione critica, ma nonostante ciò non tutto è perduto per l’industria videoludica. Molte aziende infatti si stanno riorganizzando per mettere a punto
nuove strategie basate su modelli di business più sostenibili e innovative, con l’obiettivo di integrare anche tecnologie come la realtà virtuale e aumentata.
Mentre alcune aziende potrebbero non superare questa fase di turbolenza, è probabile però che il settore nel suo complesso
emergerà più forte e resiliente, pronto ad affrontare le sfide future con nuove idee e approcci più creativi.