Ciu is mei che uan!
MachineGames è una software house che si è (indubbiamente) guadagnata la fama sul campo, fondata da ex dipendenti di
Starbreeze Studios i ragazzi svedesi hanno saputo dar subito prova delle loro doti sfornando un eccellente titolo basato sull'universo di
Wolfenstein, e da li è stato un successo dietro l'altro. Potete leggere il nostro parare nella
recensione di Wolfenstein II: The New Colossus per farvi un'idea di quanto siamo fan di questo team di sviluppo. Inutile dire che quando abbiamo avuto la notizia che i ragazzi di
MachineGames stavano collaborando con
Arkane Studios (altro gruppo di sviluppatori che adoriamo) non stavamo più nella pelle nell'attesa di poter mettere le mani sul loro nuovo titolo:
Wolfenstein: Youngblood. Eccoci quindi qui oggi a parlare proprio di questo nuovo capitolo della saga di
Wolfenstein che vede delle succose novità fare capolino, armatevi di tutto punto e seguiteci nella nostra
recensione di Wolfenstein: Youngblood.
La trama di Wolfenstein: Youngblood
Da molti,
Wolfenstein: Youngblood è stato definito come una sorta di spin-off rispetto alla saga principale, il titolo vede infatti un importante cambio di protagonista (protagoniste) e un salto temporale non indifferente rispetto alle avventure narrate nell'ultimo capitolo della saga e in quelli precedenti. In
Wolfenstein: Youngblood ci spostiamo infatti negli anni 80 e non ci troviamo più sul suolo americano: l'America ha rispetto (grazie al preziosissimo supporto di
Blazkowicz) a casa propria i tedeschi ma l'Europa è tutt'ora sotto il giogo della Germania Nazista.
L'eroe della guerra Blazkowicz è scomparso e non si hanno più tracce di lui, le due figlie (che sono proprio le protagoniste che andremo ad impersonare) vogliono mettersi a tutti i costi sulle tracce del padre ed è per questo motivo che, giovani e ancora incoscienti, partono alla volta di
Parigi dove sembrano affiorate delle tracce che dimostrano la presenza del loro padre.
Wolfenstein: Youngblood cambia completamente paradigma e il giocatore smette di vestire i panni di un veterano di guerra, preparato e spietato per calarci nella parte di due ragazzine che si trovano ad avere a che fare con qualcosa di immensamente più grande (e organizzato) di loro. Ma d'altra parte buon sangue non mente e, nascoste sull'elicottero di
Grace Walker partono per la volta di Parigi con l'intenzione di eliminare quanti più nazisti possibile.
Non proseguiamo oltre per non rovinarvi alcun effetto sorpresa ma vi possiamo ragguagliare sull'effettiva bontà della scrittura e della narrazione che, pur non raggiungendo le vette di
Wolfenstein II: The New Colossus si difende più che bene:
Jess e
Soph non ci mettono molto per far breccia nel cuore dei giocatori e, anche se in alcuni casi le loro parti sembrano un po' forzate le due eroine risultano sufficientemente carismatiche e iconiche.
Il gameplay di Wolfenstein: Youngblood
Iniziamo subito con le novità più succose di
Wolfenstein: Youngblood, il titolo di
MachineGames e
Arkane Studios porta una ventata di novità nella serie partendo dalla modalità cooperativa e dal fatto che è
Bethesda stessa che spinge i giocatori in questa direzione. L'intera campagna è infatti affrontata sempre con la sorella a fianco, sia essa guidata dall'intelligenza artificiale piuttosto che da un nostro amico.
Giusto per far capire a tutti quanto
Bethesda voglia che giochiate il gioco in coop ha dato la possibilità (acquistando la
Deluxe Edition) di avere accesso al
Buddy Pass che vi consente di giocare l'intera avventura in compagnia di un amico, anche se quest'ultimo non possiede il titolo. Ma non è solo nella modalità cooperativa che si vedono le peculiarità e le caratteristiche uniche di questa versione, ma anche (e sopra tutto) nell'apporto che il team di sviluppo francese
Arkane Studios ha apportato al titolo. Forti della loro esperienza con
Dishonored 2 e con
Prey il team d'oltralpe ha portato una verticalità innovativa per la serie.
Wolfenstein: Youngblood infatti mostra un level design decisamente migliore rispetto ai capitoli precedenti dove l'utilizzo delle sporgenze e delle altezze riesce a dare un notevole vantaggio in battaglia.
Resta poi saldo (fortunatamente) il gunplay che ha fatto innamorare milioni di fan alla saga di Wolfenstein. La sensazione dei colpi andata a segno è magistralmente realizzata così come è piacevole crivellare di colpi i nemici, anche i più coriacei, e far di tutto per tirarli al tappeto utilizzando una vera e propria valanga di proiettili. Ci ha lasciato un po' perplessa invece la varietà delle location: da una parte
Wolfenstein: Youngblood mostra una
Parigi evocativa e magistralmente realizzata ma dall'altra il numero di location visitabili è esiguo e il rischio di sentire odore di ripetitività c'è.
Wolfenstein: Youngblood si comporta bene anche sotto il profilo della longevità: saranno necessarie circa una decina d'ore per portare a termine l'avventura e, tra un'orda di nemici, qualche boss fight (con boss un po' più sottotono rispetto alle precedenti produzioni) e qualche scena d'intermezzo le ore passeranno decisamente veloci. Infine, per i non anglofoni, vi confermiamo che non dovete preoccuparvi:
Wolfenstein: Youngblood è localizzato in italiano (e anche bene!).
L'arte e la tecnica di Wolfenstein: Youngblood
Iniziamo la nostra disanima dal punto di vista tecnico:
Wolfenstein: Youngblood è un titolo che non ci ha dato problemi di sorta durante le nostre partite su
XBOX One, i ragazzi di MachinGames conosco molto bene l'
Id Tech 6 e hanno dimostrato come questo motore sia in grado di scalare dal
PC top di gamma fino al piccolo
Nintendo Switch, scendendo certo a qualche compromesso ma con una resa grafica (e di performance) di tutto rispetto.
Parlando invece del comparto artistico il lavoro svolto dagli sviluppatori è buono ma non ottimo: se da un lato la riproduzione di
Parigi sotto il gioco nazista ci ha convinto appieno, dall'altro è innegabile che ci saremmo aspettati "più anni 80 in un gioco ambientato negli anni 80": con questo vogliamo dire che ci aspettavamo una maggior caratterizzazione di quel periodo, se ci avessero detto che
Youngblood era ambientato negli anni 90 non avremo notato una grossa differenza.
Molto buono anche il lavoro di caratterizzazione dei personaggi che, pur non raggiungendo gli ottimi livelli delle precedenti produzioni, riesce a regalare al giocatore dei protagonisti a cui ci si affeziona facilmente. Anche la componente sonora e di accompagnamento musicale svolte bene il suo compito e riesce a mantenere elevati gli standard anche in questo settore.
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