Storie di espansioni mitologiche
Sembra incredibile come, a distanza di diversi anni,
Titan Quest abbia vissuto una vera propria rinascita. Il titolo sviluppato inizialmente da
Iron Lore Entertainment è passato sotto l'ala protettrice di
THQ Nordic qualche anno e fa e oggi ci troviamo a discutere delle ultime due espansioni arrivate, finalmente, anche su console. Eccoci quindi a discutere di
Titan Quest: Atlantis e
Titan Quest: Ragnarok. Siete curiosi di sapere cosa introducono di nuovo questi due DLC? Seguiteci nella nostra recensione delle
due espansioni per XBOX One.
La trama di Titan Quest: Atlantis e Titan Quest: Ragnarok
Abbiamo deciso di accorpare le recensioni dei due DLC per un motivo abbastanza semplice: abbiamo ricevuto i due codici review a stretto giro uno dall'altro e, soprattutto, ci piaceva l'idea di offrire un punto di vista unico sugli
ultimi due DLC usciti per Titan Quest.
Partiamo dalla
trama di Titan Quest: Ragnarok, partiamo dalle nuove scorribande nell'estremo nord un po' perchè è il primo DLC dei due in ordine temporale e un po' perchè ci andava così. La storia alla base di questa espansione non offre chissà che guizzi narrativi (
ma d'altro lato tutta la saga di Titan Quest non è nota ai più per le sue velleità narrative) e serve, più che altro, come scusa (o collante) per far macinare chilometri al nostro eroe. La nostra fama ormai ci precede e in
Titan Quest: Ragnarok veniamo contattati da una principessa in cerca di aiuto e questa volta il nostro eroe avrà a che fare con una nuova minaccia composta da nuovi mostri e da popoli celtici impossessati da ogni male. La narrazione prosegue abbastanza lineare e il nuovo atto rende giustizia al costo dell'espansione.
Passiamo dai freddi guerrieri del nord alla città più misteriosa della storia umana: Atlantide. Questa volta gli sviluppatori hanno deciso di portarci a scoprire i misteri più misteriosi di questa antica e mitica città. Un fortuito incontro ci metterà alla ricerca della città di Atlantide e così, seguendo le indicazioni del
Diario di Eracle partiremo dalla città fenicia di Gadir per arrivare fino ai confini del mondo allora conosciuto. Anche
Titan Quest: Atlantis non brilla certo per una trama originale e particolarmente articolata, a differenza di Ragnarok, tra l'altro, qui non abbiamo nemmeno una quest line così forte da seguire. Ma non è sulla trama e sulla narrazione che
THQ Nordic ha voluto giocare le sue carte migliori: il bello in Atlantis è da ricercarsi nel suo gameplay ancora più pronfondo e ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Il gameplay di Titan Quest: Atlantis e Titan Quest: Ragnarok
Eccoci quindi a parlare di quello che ha reso
Titan Quest famoso e, per certi versi, adorato dai fan. Senza ombra di dubbio l'ambientazione e la capacità del titolo di calare in giocatore in un universo classico ricco e sfaccettato ha giocato il suo ruolo ma le meccaniche alla base del titolo sono state il vero fiore all'occhiello della produzione. Nato come un qualsiasi altro "Diablo like" Titan Quest ha avuto fin da subito la capacità di imporsi sul mercato grazie ad un'ottima giocabilità (prima con mouse e tastiera e poi riportata abbastanza bene anche su console e pad) e ad una miriade di possibiltà di personalizzazione del proprio eroe.
E' proprio sulla personalizzazione dell'eroe che Titan Quest: Atlantis gioca il carico da novanta, se infatti Ragnarok ha aggiunto una nuova classe (il Maestro di Rune), l'ultimo DLC ampia a dismisura l'alberto delle abilità disponibili e, tutto questo unito alla moltitudine di nuovi oggetti e set che entrambe le espansioni hanno portato vi può dare un'idea di quanta carne c'è sul fuoco. Insieme a tutto questo non poteva certo mancare l'aumento di level cap che vi consente di continuare ad expare il vostro eroe per ore e ore.
Titan Quest: Atlantis porta con se anche una nuova modalità chiamata Tartaro dove siamo chiamati a combattere orde e orde di avversari entro un tempo limite, pena la cocente sconfitta. Insomma tra doppia maestria, nuove abilità, nuovi oggetti, nuove missioni, un atto tutto nuovo e chi più ne ha più ne metta
Titan Quest: Atlantis e Titan Quest: Ragnarok sono in grado di offrire al giocatore ore e ore di divertimento. Molto buona la giocabilità pad alla mano e conferma come gli hack 'n slash siano giocabilissimi e godibilissimi anche su console (e anche con un titolo dal motore di gioco non propriamente moderno).
L'arte e la tecnica di Titan Quest: Atlantis e Titan Quest: Ragnarok
Ed eccoci infine a discutere della parte più dolorosa della produzione non stiamo parlando della direzione artistica (che anzi ha saputo intrigarci e non poco) ma della componente tecnica decisamente, e forse troppo, sottotono. A poco sono serviti i "ritocchi" e i trucchetti per rendere più appetibile il look di
Titan Quest: gli anni passati si vedono tutti.
Abbiamo trovato interessante e geniale il cambio di rotta delle ambientazioni di
Ragnarok, un po' meno evocative quelle di Atlantis ma è comunque apprezzabile il lavoro svolto dagli sviluppatori per cercare un piglio diverso da quello della Grecia antica a cui eravamo abituati. Insomma tra giri per l'
Ade in Immortal Throne, salti nel
nord europa con Ragnarok e missioni per
cercare la perduta Atlantide di tutto si può dire tranne che Titan Quest sia sempre uguale a se stesso!
Dal punto di vista tecnico il PathEngine, come scrivevamo poco sopra, mostra il fianco all'età e le modifiche per renderlo più moderne non sono abbastanza per farlo sembrare un gioco dei giorni nostri, ma a conti fatti tiene ancora duro e riesce a supportare il gameplay appieno. Ottima la colonna sonora e in generale il comparto audio che aiutano di molto a calarci nei mondi virtuali creati dal team di sviluppo.