Peter Molyneux e 22Cans ci presentano la loro idea di viaggio nel nuovo mondo con The Trail: Frontier Challenge
Se iniziassimo la recensione citando un nome altisonante, un nome importante, uno che ha fatto la storia dei videogiochi, un nome come Peter Molyneux come la prendereste? Se vi dicessimo che The Trail: Frontier Challenge è stato sviluppato da 22Cans, team guidato proprio dal (controverso) game designer cosa direste? Abbiamo destato il vostro interesse? Si? Allora mettetevi comodi che vi raccontiamo una bella storia.
Siamo appena sbarcati, non abbiamo nemmeno dei veri abiti con noi, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, siamo nel nuovo mondo. Certo, Eden Falls è ancora molto lontano, ma il peggio sembra ce lo siamo lasciato alle spalle. Un po’ di confusione in giro, il brulicare delle persone e una voce, una voce amica che ci chiama, ci giriamo e, senza riconoscerla al primo sguardo gli diamo retta. Ci consiglia di vestirci in maniera (almeno) decente, indicando dei vestiti abbandonati vicino sulla spiaggia, li raccogliamo e ci cambiamo: stiamo decisamente meglio, poco dopo scopriremo di averli rubati, ma ormai è acqua passata. La persona che ci ha aiutato, è una conoscenza in comune tra noi e lo zio e ci aiuterà a giungere a destinazione, passo dopo passo, è proprio il caso di dirlo!
Con un incipit emozionante 22Cans ci catapulta in un nuovo mondo quasi fiabesco, carico di speranze a anche di cose da fare, persone da incontrare e un obiettivo chiaro fin da subito: arrivare ad Eden Falls.
Dopo aver presentato due titoli decisamente particolari (Curiosity e Godus) che hanno fatto molto parlare di se ma che non sono riusciti a convincere pienamente la critica (anzi per Curiosity abbiamo sentito più critiche che complimenti) 22Cans prova a presentarci il suo concetto di walking simulator perché The Trail: Frontier Challenge è di base un walking simulator mixato con i puzzle game e altri sottogeneri. Ma andiamo con ordine, la prima cosa che faremo una volta messi in marcia è seguire i consigli della nostra amica e cominciare a raccogliere elementi, non abbiamo modo di esplorare in autonomia il (fantastico) mondo che il titolo ci presenta, in buona sostanza infatti il nostro eroe camminerà da punto di ristoro a punto di ristoro su una sorta di binario prestabilito.
Arrivati intorno al focolare possiamo parlare con gli altri viaggiatori, aiutarli e scoprire le loro storie, commerciare con loro e craftare nuovi oggi. Proprio il crafting è un elemento che mostra come The Trail: Frontier Challenge abbia subito contaminazioni esterne, il sistema per creare nuovi oggetti è infatti preso paro-paro da Minecraft e affini. Oltre a questo il titolo ci offre mini giochi come la caccia, la raccolta ecc. Ognuno di questi ci permetterà di guadagnare punti esperienza che consentiranno al nostro protagonista di crescere e migliorare le proprie statistiche. Va di pari passo all’avanzamento nel gioco il miglioramento, sia del nostro equipaggiamento che delle nostre caratteristiche riuscendo a trasmettere al giocatore una vera e propria crescita.
Farsi delle aspettative su The Trail: Frontier Challenge è molto rischioso, non nascondiamo il fatto che, a prima vista avremmo voluto, con tutta la nostra forza, poter esplorare ogni singolo angolo del mondo che si estende oltre la strada, per poter passare tra gli alberi di un bosco affettato da raggi di luce o arrivare ai piedi di una collina a picco sul mare, ma The Trail: Frontier Challenge non è un open world, è un titolo guidato che cerca di trasmettere le emozioni di un viaggio e i suoi problemi e i suoi momenti di felicità al giocatore.
Wow! Questa è la prima parola che abbiamo detto una volta che il titolo è partito sul nostro Nintendo Switch. E il “wow” non era relativo alla “imponenza grafica” del titolo ma alla sua ispirazione artistica. L’utilizzo di una grafica pulita e luminosa in low poly ha sortito su di un effetto eccezionale. Artisticamente ogni elemento è ispirato nella sua semplicità, niente sembra fuori posto e The Trail: Frontier Challenge riesce a trasmettere quella “voglia di nuovo mondo” che raramente ci è capitato di incrociare nei (numerosi) titoli a cui abbiamo giocato. Detto questo c’è anche un rovescio della medaglia, il titolo è, quasi inspiegabilmente, afflitto da problemi tecnici non di poco conto. Il framerate è ballerino, mai costante e freeze e rallentamenti hanno minato la nostra esperienza durante tutte le nostre partite.
Perché scriviamo “quasi inspiegabilmente”? Perché se da una parte si vede che gli oggetti mossi a video richiedono, senza ombra di dubbio, un’importante capacità di calcolo, di contro in un titolo così strutturato “su binari” l’ottimizzazione poteva essere, a nostro parere, estremamente più semplice rispetto, ad esempio, ad un open world. La colonna sonora del titolo e gli effetti sonori sono ben realizzati ed estremamente adatti al gioco e ai panorami che ci troveremo a visitare, da questo punto di vista i ragazzi di 22Cans hanno fatto un lavoro decisamente eccellente. Dulcis in fundo il titolo è localizzato in italiano, quindi non rischierete di perdervi nulla anche se non conoscete perfettamente l’inglese.
The Trail: Frontier Challenge è un titolo particolare, se state cercando un’avventura open world non è il titolo che fa per voi, senza mezze misure. Se invece siete alla ricerca di un gioco che vi faccia vivere un viaggio in un nuovo mondo e siete disposti a scendere a compromessi con la vostra libertà nel mondo di gioco allora dovete assolutamente farlo vostro. Come molti altri titoli di Molyneux anche The Trail: Frontier Challenge è un titolo che sta sulla sottile linea rossa, o lo si ama o lo so odia, non è sicuramente un gioco da mezze misure.
Trama 8.00
Gameplay 8.00
Arte e tecnica 7.00
meccaniche di gioco originali
alla lunga un po' piatto