E' tempo di maledizioni
Inutile girarci intorno, il genere dei roguelike continua a sfornare piccole perle e titoli che sono in grado di attirare l'interesse di grandi e piccini. E' ormai da diverso tempo che questa "moda" (se così possiamo definirla) dei titoli indie con meccaniche roguelike sta tenendo banco e abbiamo recensito in passato diversi titoli eccellenti figli di questa struttura ludica, oggi parliamo
The Swords of Ditto e più precisamente della sua incarnazione per
Android. Mettetevi comodi e preparatevi al viaggio verso l'Isola di Ditto nella nostra
recensione di The Swords of Ditto per Android.
La trama di The Swords of Ditto
Che si parli della versione
PC,
Nintendo Switch o
Android / iOS di
The Swords of Ditto dal punto di vista narrativo le cose non cambiano di una virgola quindi, prima di andare a parlare dei pregi e difetti della versione portatile per eccellenza del piccolo roguelike di
Devolver Digital e
Onebitbeyond andiamo a scoprire insieme la trama che sta alla base del titolo.
L'Isola di Ditto è un posto felice, lussureggiante e vario: un mondo abitato da strani cittadini che vivono la loro esistenza all'ombra delle palme dell'isola e nei loro villaggi. Un posto così paradisiaco non poteva però avere un rovescio della medaglia e nemmeno una cosa da poco conto: ogni cento anni, infatti, una terribile stega (di nome
Mormo) riappare magicamente sull'isola con l'intento di mettere questo piccolo angolo di paradiso a ferro e fuoco e tenerlo soggiogato sotto il suo controllo. Non tutto è perduto però perchè con l'apparizione della megera anche un eroe si ergerà dalle ceneri e si presterà (così vuole la leggenda) a difesa del popolo di
Ditto. Indovinate un po' chi sarà il prode eroe? Ma noi che domande e così ci risvegliamo nei panni di un nuovo eroe da un sonno centenario e, carichi di buona volontà, ci lanciamo in un folle combattimento contro
Mormo. Inutile dire che, pur brandendo la possente spada di Ditto, il villain di turno ci metterà davvero pochi secondi per tirarci al tappeto e la nostra avventura vede così la fine dopo pochi minuti che impugnamo il nostro smartphone tra le mani. Devono passare però ancora cento anni prima che un nuovo paladino possa ergersi a difesa dell'isola ma questa volta lo spirito Pukko (che ha il dovere di seguire il paladino) lo avverte della potenza della strega e gli consiglia di migliorarsi prima di affrontare la strega e così ci mettiamo in viaggio per migliorare noi stessi e preparaci allo scontro finale.
E' questo l'incipit narrativo di
The Swords of Ditto, un incipit che coglie a piene mani dalla letteratura classica e videoludica (l'estrarre la spada dalla roccia, l'affrontare un nemico che appare ciclicamente, ecc) e che usa la sua narrazione per dare al giocatore il pretesto di scorrazzare in lungo e in largo per l'isola di Ditto affrontando orde e orde di avversari. Niente di trascendentale quindi, ma abbastanza interessante da tenervi incollati allo smartphone fino ai titoli di coda.
Il gameplay di The Swords of Ditto
L'abbiamo già detto poche righe sopra:
The Swords of Ditto rappresenta, in tutto e per tutto, un roguelike fatto e finito. Ha tutte le carte in regola per esserlo e tutte le strutture ludiche per reggerne il gameplay: abbiamo infatti a che fare con un mondo procedurale che cambia ad ogni run che facciamo, il nostro eroe parte con una serie di skill casuali ad ogni partita e, grazie al permadeath, ad ogni morte corrisponde un reset totale (o quasi) del nostro equipaggiamento (eccezion fatta per i soldi che restano invece tra una partita e l'altra). Siamo poi chiamati ad esplorare il mondo di gioco in lungo e in largo per prepararci allo scontro finale contro
Mormo e, ovviamente, più riusciamo a raccimolare dal mondo di gioco meglio sarà. L'equipaggiamento e le i vari power up fanno infatti la parte dal leone della componente ruolistica (e ludica) della produzione, unite però ad una meccanica originale applicata al roguelike: il fattore tempo.
Se nei roguelike in generale lo scopo del gioco è quello di migliorare noi stessi ad ogni run per riuscire ad affrontare le successive con meno sforzo e più efficienza e questo implica il dover sfruttare al massimo ogni run, esplorando fino in fondo ogni affratto e dedicandogli il giusto tempo, in
The Swords of Ditto dobbiamo fare i conti con un altro elemento cruciale: il fatto che abbiamo a disposizione solo cinque giorni prima dello scontro con
Mormo. Questo timer (che abbiamo sempre ben in vista sul monitor continua a scorrere inesorabile ricordandoci che dobbiamo sempre prendere delle scelte ponderate e che non possiamo esplorare ogni cosa (il timer si ferma però all'interno degli edifici e dei dungeon). Questa caratteristica unica del titolo di
Onebitbeyond mette il giocatore nella condizione di valutare continuamente quanto sia consigliabile esplorare il mondo di gioco o approfondire determinate meccaniche e, se da una parte il timer regala sicuramente un'adrenalina sconosciuta in altri titoli simili, dall'altra limita l'esplorazione del mondo di gioco che è un elemento molto interessante del gameplay. Se a questo andiamo ad aggiungere il fatto che ogni area del mondo è generata causalmente ogni run e che il mondo di gioco cambia in base ai risultati delle run precedenti capite bene che il senso di "perdersi qualcosa" lo si sente eccome.
Le meccaniche del titolo in se e per se sono quelle dei classici roguelike con visuale isometrica (o dall'alto) con una buona componente ruolistica offerta dai
Giocattoli (equipaggiamento che raccoglieremo durante l'avventura) e dagli
Adesivi (dei power up da applicare ad armi e armature per renderli ancora più personali e variare di tantissimo il gameplay). Il comparto di gameplay del titolo regge molto bene anche su dispositivi Android, anche se in questo caso (rispetto ad esempio alla versione
Nintendo Switch che abbiamo avuto il piacere di provare) si sente (e di molto anche) la mancanza di un dispositivo di controllo adeguato. Purtroppo i comandi touch continuano a non essere la soluzione adatta a questo tipo di giochi: i comandi impartiti non riescono sempre ad essere precisi e, anche se il titolo pubblicato da
Devolver Digital permette al giocatore di poter scegliere diverse configurazioni non possiamo dire di avere avuto lo stesso feedback della controparte
Switch (pur giocandolo anch'esso in modalità handled). Infine, dobbiamo segnalare l'
assenza della lingua italiana anche nella versione
Android del titolo, assenza che preclude a chi non conosce bene l'inglese di seguire parti della trama o, se non altro, faticare nella comprensione della stessa.
L'arte e la tecnica di The Swords of Ditto
Facciamo quindi due parole sulla parte prettamente artistica del titolo e poi un veloce recap della componente tecnica per arrivare al nostro commento finale. Come potete ben vedere dagli screen in questa pagina di certo non si può dire che
The Swords of Ditto non offra al giocatore una componente artistica di tutto rispetto. Il titolo di
Onebitbeyond risulta molto ispirato, originale e colorato, bello da vedere e immediatamente riconoscibile rispetto alla marea di produzioni con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Lasciata da parte la stra-abusata pixel art che ormai troviamo in ogni produzione indie (o quasi), le scelte stilistiche di
The Swords of Ditto ci sono sempre sembrate azzeccate e cariche di carisma.
Tecnicamente invece abbiamo riscontrato qualche problema durante la nostra prova. Abbiamo giocato a
The Swords of Ditto su un
RedMi 8, non certo un fulmine di guerra ma ci saremo aspettati qualcosa di più. Dobbiamo dire però, a favore del titolo, che le opzioni grafiche consentono di scalare dettagli e resa visiva generale a favore delle prestazioni e le possibilità offerte ci sono sembrate adatte.
Chiude infine un comparto audio che ben si sposta col mood generale, con gli ambienti e con le situazioni che ci siamo trovati ad affrontare, anche dal punto di vista del sonoro il titolo di
Onebitbeyond ha dimostrato una cura certosina e quasi maniacale.