Huston, abbiamo un problema
Oggi parliamo di un titolo uscito qualche tempo fa in sordina, senza un grosso piano di marketing alle spalle e completamente finanziato da un progetto su Kickstarter: stiamo parlando di
The Station, un walking simulator interessante e profondo. Se volete addentrarvi anche voi nella stazione spaziale
Espial nella nostra recensione!
La trama di The Station
Trovare razze di vita senziente nell’universo è stato da sempre uno dei crucci dell’uomo, sapere di non essere soli nell’Universo è, per certi versi, rassicurante.
Immaginate un futuro in cui l’uomo è riuscito, grazie a tecnologie fantascientifiche a viaggiare nello spazio profondo e immaginate anche che alla fine di tutte le nostre ricerche siamo riusciti a trovare una razza aliena. La scoperta sarebbe già di per se un evento unico, e lo diventerebbe ancora di più se la razza aliena fosse particolarmente aggressiva e in costante guerra con se stessa.
Questo è quello che è successo nel mondo di
The Station. Mosso dalla curiosità e dalla voglia di sapere (e sopratutto dalla necessità di sapere se la razza aliena in oggetto potrebbe rappresentare una minaccia), il gigante spaziale
Axiom lancia un progetto per studiare la razza aliena in questione e progetta un’astronave (la
Espial) su cui far imbarcare tre uomini di altissima caratura nelle loro competenze.
L’equipaggio risulta quindi composto da un
esperto in campo militare, un
antropologo e un
ingegnere, questo schieramento di menti ha l’obiettivo di studiare, a tutto tondo, la civiltà appena scoperta. La Espial d’altro canto rappresenta il punto più alto della produzione di Axiom, un’astronave dotate di tecnologie anti rilevamento, motori a singolarità e, sopratutto, dotata della più completa autonomia. Fino a qui tutto bene, l’astronave arriva nell’orbita di
Psy Prime e comincia ad inviare informazioni relative all’ambiente, agli alieni e alle loro guerre intestine, tutto sembra filare liscio fino a quando, ad un tratto, le comunicazioni terminano all’improvviso. Ed è qui che entriamo in scena noi che veniamo chiamati dalla
Axiom per indagare sull’accaduto e capire cos’è successo alla Espial e al suo prezioso equipaggio.
Questo è l’incipit che ci vede arrivare a bordo della stazione orbitante e, da qui in avanti, è tutta una scoperta, un viaggio tra le storie dell’equipaggio e della loro quotidianità.
Il gameplay di The Station
The Station è un walking simulator, un po’ come avveniva per altri titoli dello stesso genere (se volete rinfrescarvi la memoria potete leggere la nostra
recensione di TACOMA o la
recensione di SOMA ad esempio) il nostro scopo sarà principalmente quello di indagare su quanto accaduto sulla Espial e, soprattutto al loro equipaggio. I comandi proposti da The Station sono semplici e volutamente limitati, il nostro personaggio può muoversi, accovacciarsi e raccogliere oggetti, analizzarli e interagire con l’ambiente circostante.
Proprio riguardo l’interazione abbiamo modo di utilizzare delle interfacce in realtà aumentata che ci consentono di scoprire dettagli riguardanti la vita dei componenti dell’equipaggio e dei loro rapporti, ma possiamo anche utilizzare elementi dell’ambiente circostante anche a solo scopo ricreativo.
Le fasi di esplorazione sono intervallate dalla risoluzione di piccoli enigmi ambientali che ci obbligano ad approfondire la nostra conoscenza della struttura orbitale e del suo equipaggio. Ci troviamo così coinvolti nelle vite del capitano
Mila Lexa, dell'ingegnere
Silas Haze e del professor
Aiden Vyse ed è proprio approfondendo la conoscenza di questi ultimi che riusciremo a trovare diverse soluzioni a vari enigmi. Le meccaniche di gameplay di The Station reggono bene e avventurarsi per la stazione orbitante è divertente e, alle volte, ci carica di tensione ma c’è un ma. Il “ma” è dettato dalla
totale assenza della lingua italiana, fattore determinante per la completa fruizione del titolo.
Tutto quello che troverete nel titolo infatti è presente in inglese e, una conoscenza decente della lingua d’oltre manica è essenziale per godere appieno del titolo, sopratutto se si pensa che tutto il gameplay è basato sulla narrazione.
L’arte e la tecnica di The Station
Non l’abbiamo ancora detto, ma forse è il caso di accennarlo:
il team di sviluppo di The Station non è un team “classico”, il gruppo di sviluppatori infatti (provenienti da realtà più o meno importanti del mondo videoludico) non lavora a stretto contatto in un luogo comune ma, come accaduto per Ori and the Blind Forest, ognuno ha partecipato al progetto “da remoto” contribuendo nella sua parte alla realizzazione dell’opera.
Fatta la doverosa premessa (che è importante per valutare e inquadrare l’opera proposta), possiamo tornare a parlare di design e tecnica.
Dal punto di vista della direzione artistica The Station rappresenta uno sci-fi abbastanza tipico, con ambientazioni e situazioni comuni alla fantascienza.
Da questo lato il team di sviluppo non ha calcato troppo la mano. Tecnicamente parlando The Station propone un impatto grafico un po’ sotto tono ma in linea con la media delle produzioni indie. In parole povere il motore di gioco non vi farà fare salti mortali dall’emozione ma va detto che riesce a rendere molto bene le atmosfere che fanno da sfondo alla narrazione. Efficaci anche gli effetti sonori che risultano adatti e ben congegnati.