Se Cthulhu non va alla montagna, la montagna va da Cthulhu
Ed eccoci a parlare nuovamente di
The Sinking City, titolo sviluppato dai ragazzi di
Frogwares e pubblicato (su
XBOX One,
Playstation 4 e
PC) da
Bigben. Gli sviluppatori ucraini hanno però deciso di pubblicare direttamente il titolo su
Nintendo Switch ed oggi siamo qui a parlare di questa nuova incarnazione dell'adventure investigativo che ci aveva convinto solo parzialmente. Nella nostra precedente
recensione (che potete trovare integralmente dopo questa disamina dedicata alla console di Nintendo, avevamo evidenziato come sembrava che gli sviluppatori si fosse concentrati sopra tutto sulla componente narrativa con delle lacune più o meno gravi sul fronte tecnico. Parlando della versione per
Nintendo Switch possiamo dire che le cose non sono andate molto diversamente anzi, se è possibile, sono ulteriormente peggiorate a causa della minor potenza hardware che la console della casa di Kyoto riesce ad esprimere rispetto ai competitor. Ma prima di parlare di questo problema andiamo con ordine e vediamo insieme come se la cava, nel complesso,
The Sinking City per
Nintendo Switch. Sul fronte narrativo il titolo di
Frogwares non vede variazioni di sorta per quanto concerne la trama ne la sua evoluzione durante il gioco e dobbiamo dire che rigiocare
The Sinking City su
Switch è stato piacevole, più simile alla lettura di un libro rispetto alla fruizione di un videogioco, forse anche a causa del fatto che l'abbiamo giocato completamente in modalità handled. Quindi sul fronte della narrazione, della storia e di come essa è raccontata siamo completamente soddisfatti.
Anche sotto il profilo del gameplay siamo rimasti sodisfatti: il gameplay di
The Sinking City ben si sposa con la console di casa
Nintendo e questo forse proprio a causa della sua componente action abbastanza moderata che non ci obbliga ad avere riflessi fulminei e la precisione che riesce ad offrire un normale gamepad. Anche gli oggetti a video, i momenti di investigazione e l'utilizzo del
Palazzo Mentale risultano ben ottimizzati per la console di casa Nintendo. I comandi sono un po' legnosi come nel titolo originale ma ci si fa presto l'abitudine: in buona sostanza vestire i panni di
Charles Reed su Switch non si discosta tanto dal vestirli su
XBOX One.
Ed eccoci infine alle note dolenti:
The Sinking City soffre di un problema abbastanza comune dei porting verso
Nintendo Switch: prestazioni e impatto visivo. Il problema è prettamente collegato alle caratteristiche hardware della console, è un elefante nella stanza di cui tutti sono a conoscenza: Switch è meno potente delle console concorrenti e i titoli pensati per le altre piattaforme stentano ad avere lo stesso impatto grafico che abbiamo sulle altre console. Se alcuni sviluppatori (aiutati magari da giochi con una grafica meno tendente al realistico) riescono ad avvicinare le produzioni per
XBOX One e
Playstation 4 in alcuni casi (come in questo) la questione si fa più difficile.
The Sinking City soffriva già di alcuni problemi tecnici sulla versione per
XBOX One e su
Switch questi vengono amplificati anche se giocando in modalità handled abbiamo notato meno rallentamenti o problemi rispetto alle stesse situazioni in modalità TV. Anche i rallentamenti sono leggermente più lunghi rispetto alle varie controparti. Artisticamente invece il titolo ha lasciato inalterato il suo fascino e abbiamo trovato la direzione artistica di
The Sinking City perfettamente calata nell'universo di
Cthulhu. Ci ha lasciato un po' l'amaro in bocca invece vedere l'elenco dei DLC per Switch, DLC che, molto onestamente, ci sono sembrati completamente inutili e follemente cari per quello che offrono. Chiudiamo ricordandovi che
The Sinking City è
localizzato in italiano anche su Nintendo Switch.
Ora vi lasciamo alla nostra precedente recensione così che possiate farvi un'idea più chiara sulla trama e sulle meccaniche di gioco di tutte le piattaforme.
Incubi di una notte di mezza estate
Inutile negarlo, l'universo narrativo che
H.P. Lovecraft è riuscito a mettere insieme ha letteralmente stregato generazioni di lettori e, da parecchio tempo a questa parte, il mondo videoludico ha preso a cuore le pagine dello scrittore americano ed è riuscito a produrre titoli anche interessanti (
la recensione di Call Of Cthulhu l'ha già dimostrato). Oggi parliamo di un titolo sviluppato dai ragazzi di
Frogwares: stiamo parlando di
The Sinking City, nuova avventura pubblicata da
Bigben che ci porta in un mondo dove gli incubi umani sono molto più reali di quanto pensiamo.
La trama di The Sinking City
Ed eccoci qui, a
Oakmont, una città del Massachussets, a vestire i panni di
Charles Reed, un famoso investigatore privato. La vita di Charles non è fatta però solo dal successo del suo lavoro, da diverso tempo ormai il nostro protagonista vive una vita fatta di allucinazioni e visioni che diventano ogni giorno più orribili e devastanti. Ed è proprio per trovare una soluzione al problema che affligge Reed che ci mettiamo in viaggio verso la città di
Oakmont, in cerca di risposte e di un futuro, si spera, migliore.
Una volta giunti nella cittadina veniamo subito messi al corrente della terribile alluvione che ha messo in ginocchio la città e i suoi abitanti ma non è stata sola la furia della natura a creare problemi nella cittadina: anche il numero sempre maggiore di cittadini afflitti da visioni e isterismo ha iniziato a creare ben più di un problema.
Robert Throgmorton, è questo il nome di un facoltoso abitante di Oakmont che sembra avere, più di molti altri, il polso della situazione e che stipula con noi un accordo. Se è vero che il famoso cittadino di
Oakmont sa infatti parecchio su quello che sta succedendo in città è altrettanto vero che non riesce a trovare suo figlio ed è qui che arriviamo in soccorso: aiuteremo Robert nella ricerca del figlio in cambio di risposte su visioni e isterie varie.
Questo è l’incipit narrativo che fa da sfondo a
The Sinking City, non vogliamo assolutamente rovinarvi la sorpresa dell’esplorazione e dell’avanzamento della trama andando a raccontarvi oltre: vi basti sapere che i ragazzi di
Frogwares hanno prestato particolare attenzione alla componente narrativa che in
The Sinking City i fan più accaniti di
Cthulhu tra voi troveranno del pane per i propri denti.
Il gameplay di The Sinking City
I ragazzi di
Frogwares sono noti per le loro avventure legate all’universo di
Sherlock Holmes ed è infatti proprio dalle fasi investigative degne di un novello Sherlock Holmes che nasce il gameplay di
The Sinking City. La prima novità che contraddistingue
The Sinking City rispetto alle precedenti opere del team di sviluppo è legata alla fruizione del gioco stesso: The Sinking City è infatti un open world a tutti gli effetti e questo cambia, notevolmente, le carte in tavola rispetto alla fruizione delle avventure più “classiche”.
Abbiamo quindi una libertà abbastanza consistente da spendere con il nostro
Charles e possiamo passare, usando una imbarcazione dedicata, ai vari quartieri della città per trovare indizi e aiutare la popolazione locale stretta nella morsa dell’alluvione e dell’isteria collettiva. Il titolo mette quindi di fronte al giocatore la scelta di dedicarsi alle attività secondarie o solo ed esclusivamente (o quasi) alla main quest. Se si decide per la prima opzione abbiamo a disposizione due grossi vantaggi: prima di tutto possiamo approfondire la lore dietro al titolo e, secondariamente, possiamo aumentare la longevità del titolo portandola oltre le trenta ore di gioco.
Se da una parte l’universo narrativo (e investigativo) che l’opera dei ragazzi di
Frogwares ha messo in campo si attesta su ottimi livelli, lo stesso non si può dire per l’interattività ambientale che è ridotta ai minimi sindacali. E’ come se da un certo punto di vista
The Sinking City instauri un muro invisibile col giocatore: da una parte cerca di renderlo sempre più addentro le dinamiche di gioco, dall’altra presenta un mondo di gioco “fatto a cartonati” che non riesce non a ricreare un ambiente “realistico”. Di questo argomento parleremo più dettagliatamente però nel nostro paragrafo dedicato all’arte e alla tecnica. Charles può però utilizzare tutte le sue competenze investigative per estorcere informazioni durante i dialoghi con i vari NPC ma non solo, può anche fare affidamento su poteri “soprannaturali” che sono risultati ampliati al suo arrivo a Oakmont: ecco quindi la possibilità di usare l’
Occhio della mente che apre le porte alle
premonizioni: un sistema che permette al protagonista di individuare piste nascoste e molto altro.
Ultima arma in mano al protagonista è il
Palazzo Mentale, una sorta di magazzino virtuale delle informazioni raccolte dove possiamo trarre le nostre conclusioni e decidere il da farsi. Una delle note più dolenti della produzione è invece rappresentato dal combat system: troppo superficiale e abbozzato: un sistema che avrebbe meritato più cura e più tempo per poter essere realmente utile ai fini del gameplay vero e proprio.
L’arte e la tecnica di The Sinking City
Ed eccoci infine a parlare della componente artistica e tecnica del titolo
Frogwares. Purtroppo qui le cose cominciano a mettersi un po’ male ma andiamo con ordine: partiamo con le buone notizie e lasciamo in fondo le cattive, artisticamente
The Sinking City è un titolo che ci è parso molto curato, attento alla creazione di un mondo basato sull’universo di
Cthulhu credibile e carico di personaggi strambi e significativi allo stesso tempo.
Girare per i vicoli (o i canali) di Oakmont è infatti emozionante e, a tratti,
The Sinking City riesce ad immergere il giocatore in questo mondo virtuale pregno di follia, al contempo però scelte tecniche (e di gameplay) discutibili allontanano il giocatore dalla full-immersion che il titolo avrebbe meritato. Il primo grosso problema che possiamo notare è da attribuirsi alla mancanza pressocché assoluta di interattività ambientale (al netto di quella strettamente necessaria all’evasione dei singoli incarichi e questo è davvero un colpo basso che intorpidisce sensibilmente un lavoro artistico ben congegnato e attento.
Il secondo grosso problema invece è da ricercarsi nelle grosse carenze tecniche della produzione:
The Sinking City sembra un titolo della scorsa generazione di console e questa frase, affermata a metà 2019, lascia l’amaro in bocca. Siamo ben consci che il team di sviluppo ha dovuto sicuramente, prendere decisioni drastiche riguardo l’utilizzo del budget di produzione ma la componente tecnica è decisamente insufficiente. Molto buona invece la colonna sonora che riesce ad essere perfetta per il tipo di gioco e di ambientazioni che lo stesso riporta alla mente. Infine vogliamo tranquillizzare i non anglofoni:
The Sinking City è infatti localizzato in italiano.