L'ultimo dei lavoratori
Oggi parliamo di un titolo che scavalca l'ambito videoludico criticando la struttura che diverse multinazionali stanno via via implementando nelle loro infrastrutture. I riferimenti al colosso internazionale di Amazon e alle sue politiche sia riguardo il concetto di lavoro che ti struttura aziendale si sprecano. Al netto delle considerazioni personali che chiunque può farsi oggi siam qui a parlare di
The Last Worker, titolo sviluppato dai ragazzi di
Oiffy e pubblicato da
Wired Productions (che ci ha fornito un codice per poter testare il gioco). Se volete saperne di più sul titolo e seguire la vita di Kurt non vi resta che seguirci nella nostra
recensione di The Last Worker per PC (giocato su Steam Deck).
La trama di The Last Worker
Si potrebbero passare ore parlando della critica che
The Last Worker rivolge al sistema capitalistico e, in misura più o meno diretta, ai diversi colossi dell'e-commerce e all'approccio che queste azienda hanno dato al mondo del lavoro. I riferimenti all'interno del gioco ad Amazon sono molteplici: dal nome dell'azienda presso cui Kurt (il protagonista) lavora, la
Jungle (come giungla, "amazzonia",
ricorda nulla? ndr) al suo CEO, Josef Jungle che, sia per assonanza che per somiglianza fisica ricorda molto da vicino Jeff Bezos per poi tutta una serie di dinamiche che possono ricordare il modo in cui questi enormi colossi hanno trasformato il lavoro delle persone.
Al netto di tutto questo noi siam qui per raccontarvi della
trama di The Last Worker e di come questa "giri bene" all'interno della produzione. Nel mondo di
The Last Worker la Jungle è una società potentissima, una sorta di mega e-commerce che impiega migliaia e migliaia di dipendenti. La tecnologia però, si sa, tende ad ottimizzare e l'introduzione si sempre più robot e automatismi nell'azienda ha decimato il numero di dipendenti. L'ultimo ad essere tutt'ora in servizio è Kurt, il protagonista dell'avventura. Kurt gira per i magazzini della Jungle corporation a bordo del suo hovercraft, visivamente, Kurt ricorda il Forrest Gump post "giro dell'America di corsa, ha la barba lunga e il cappellino, porta i calzini e le infradito e si ritrova a vivere la propria esistenza all'interno della Jungle, in compagnia di
Skew, il suo personale automa assistente.
Anno dopo anno i vari dipendenti sono stati completamente sostituiti dalla presenza meccanica e robotica e i loro compiti sono stati via via presi in carico dalle macchine, tutti tranne Kurt, Kurt è l'ultimo baluardo della resistenza umana all'interno (e forse non solo) della Jungle. Il nostro protagonista è un Esploratore, così venivano chiamati i dipendenti della Jungle, un nome che serve più per enfatizzare un lavoro che non per dare una reale descrizione della mansione. Nei panni di Kurt siamo quindi chiamati a continuare il nostro lavoro in questa azienda distopica. Non vi sveleremo oltre riguardo ala trama ma vi ricordiamo che
The Last Worker è localizzato in italiano e che per arrivare ai titoli di coda vi serviranno poco meno di una decina d'ore.
Il gameplay di The Last Worker
Dal punto di vista del
gameplay di The Last Worker possiamo dividere il gameplay in due grossi tronconi, due tronconi che nascono (principalmente) dalle esigenze narrative dell'avventura. Principalmente, in The Last Worker siamo chiamati a svolgere le mansioni per cui Kurt è assunto e pagato dall'azienda e cioè recuperare i pacchi e prepararli per la spedizione: un lavoro che Jungle ha trasformato in una sorta di gioco, l'azienda ha infatti trasformato qualsiasi lavoro in una sorta di esperienza di gamification delle attività. I primi momenti di gioco servono al giocatore per prendere confidenza col sistema di controllo: dovrete imparare a pilotare il muletto volante di Kurt e a sfruttare la
JungleGun, una sorta di Gravity Gun di
Half Life 2 che consente di recuperare i pacchi, preparare le etichette e molto altro.
Il gameplay di The Last Worker è fortemente condizionato dalla trama del gioco stesso
Ad un certo punto, Kurt verrà contattato da
Chayenne, un personaggio decisamente misterioso di cui non vogliamo parlarvi per evitare spoiler ma che cambia radicalmente le meccaniche che il gioco esplode. Se infatti nella prima parte il nostro compito sarà quello di "preparare i pacchi per la spedizione" nella seconda fase dell'avventura dovremo, oltre che svolgere le nostre normali mansioni, fare il doppio gioco e, su questo non possiamo dilungarci oltre proprio per evitare di rovinare la sorpresa a chi vorrà giocare al titolo.
È così quindi che The Last Worker apre il proprio gameplay a sezioni stealth e non solo: fare il doppio gioco vi obbliga a dare il meglio di voi nella routine quotidiana per poter avere il tempo e gli spazi necessari per le altre operazioni. Abbiamo apprezzato il modo in cui i ragazzi di Oiffy hanno inserito elementi puzzle e come questi vengano amalgamati con il resto della produzione. se dovessimo catalogare The Last Worker finirebbe nel genere
avventure narrative ma per certi versi l'opera di Oiffy è più profonda e più sfaccettata di una "semplice" avventura narrativa.
L'arte e la tecnica di The Last Worker
Se dal punto di vista del gameplay The Last Worker presta il fianco a qualche problema nell'ottimizzazione dei controlli, quando si parla di direzione artistica il lavoro svolto dai ragazzi di Oiffy non può che essere definito ottimo. The Last Worker ha carattere e offre un ottimo gancio per far riflettere le persone e, infine, lo fa a più livelli. Da una parte troviamo una serie di rimandi alla dimensione reale del mondo di gioco (partendo dai personaggi fino al contesto vero e proprio) e dall'altra troviamo un contesto che cerca di sensibilizzare le persone a delle problematiche che sono già reali nel mondo attuale.
Ottime notizie sul fronte tecnico:
The Last Worker gira perfettamente su Steam Deck. Abbiamo giocato al titolo pubblicato da Wired Production sulla portatile di casa Valve e non abbiamo mai riscontrato problemi rilevanti. Sia il frame rate che il consumo delle batterie ci è sembrato perfettamente bilanciato.
Bene infine anche la componente sonora e una nota di merito va, sopra tutto, al doppiaggio in inglese dei personaggi: magistrale.