C'è sempre un incubo peggiore
Ed eccoci arrivati a parlare del quarto ed ultimo capitolo della serie di
Supermassive Games e
BANDAI Namco:
The Dark Pictures Anthology. Abbiamo parlato e recensito di tutti e tre i capitoli che compongono la serie ed oggi siamo qui per parlarvi dell'ultimo tassello di questa saga horror nata ormai oltre tre anni fa. Per chi si fosse perso le "puntate precedenti" (anche se i titoli non sono strettamente collegati tra loro) e volesse saperne di più vi lasciamo i link alle varie recensioni poco più sotto. Per ora non ci resta che prendere in mano la situazione e gettarci nella
recensione di The Devil In Me per XBOX One.
Se volete saperne di più sul primo titolo della serie potete fare riferimento alla nostra
recensione di Man of Medan, se invece preferite avere a che fare con storie di streghe e simili allora è la
recensione di Little Hope che dovete consultare e, infine, se volete invece un horror più "esotico" date una letta alla
recensione di House of Ashes.
La trama di The Devil in Me
Ci capita spesso di scrivere come nei titoli che prevedono più capitoli o più seguiti uno dei problemi principali risiede nel cercare di variare la formula originale per evitare di incorrere nella noia e piattezza più totale. Dev'essere che questo pensiero è passato anche nella testa dei ragazzi di
Supermassive Games perchè
The Devil in Me cerca di dare un colpo di reni alla serie e di approcciare gameplay e narrazione in modo diverso rispetto al passato. Resti ben inteso che The Devil in Me è (e rimane) un
horror esplorativo come i precedenti capitoli ma la voglia di cambiare approccio emerge fin dai primi minuti di gioco.
Torniamo però a bomba sull'argomento principale di questo paragrafo è cioè la
trama di The Devil in Me. A differenza dei precedenti titoli questa volta il gioco cerca di proporre un racconto meno legato al paranormale e piú realistico (almeno nelle sue premesse). Il gioco inizia con una sequenza ambientata nel passato e più precisamente nel 1892 con le vicende che vedo protagonista il famoso serial killer H. H. Holmes.
La narrazione si sposta poi ai giorni nostri con un facoltoso (e misterioso) individuo che invita una troupe televisiva a girare un documentario proprio su Holmes.I protagonisti
Charlie, Mark, Erin, Jamie e Kate si trovano così nel Castello degli Orrori riprodotto dall' uomo misterioso. Non passa molto tempo prima che il gruppo di renda conto che non sono stati invitati per girare un documentario ma i veri protagonisti (e vittime) della vicenda sono proprio loro. Non vi sveleremo altro sulla trama poiché, come per i precedenti capitoli, la trama è una parte fondamentale del titolo. Sappiate infine che
The Devil in Me è localizzato in italiano.
Il gameplay di The Devil in Me
In più o meno tutti i capitoli della serie di
The Dark Pictures Anthology la capacità del gioco di far affezionare i protagonisti al giocatore è la chiave di volta per il successo del titolo stesso: d'altra parte se non si riesce ad affezionarsi ad un personaggio non si farà di tutto per salvarlo no? Ecco da questo punto di vista The Devil in Me pesta il fianco ad un grosso problema: non si riesce a provare empatia con i personaggi del racconto.
The Devil in Me non riesce a far appassionare il giocatore alle vicissitudini dei protagonisti
I ragazzi di
Supermassive Games hanno provato a modificare delle dinamiche dinamiche di gameplay in e we sesto capitolo conclusivo della prima stagione della serie: il numero dei quick time events è notevolmente diminuito per lasciare spazio ad enigmi e all'esplorazione. Ovviamente lo scopo del giocatore resta quello di cercare di salvare tutti i protagonisti di The Devil in Me cercando di prendere le scelte giuste in ogni situazione.
Non siamo rimasti soddisfatti del fatto che, spesso basta una singola scelta sbagliata per portare alla morte di un personaggio e questo rischia di creare una sensazione di frustrazione nel giocatore. Aver aumentato l'importanza dell'esplorazione ha anche aumentato la longevità del titolo che si assesta sulla decina di ore (sensibilmente più alta rispetto ai precedenti capitoli).
L'arte e la tecnica di The Devil in Me
Dal punto di vista artistico il team di sviluppo ha cercato di imprimere uno stile ancor più cinematografico rispetto ai precedenti capitoli e da quasi punto di vista la resa estetica e la forza immersiva so decisamente buona. Ottime anche le scelte cromatiche e il level design, sia nei momenti ambientati nel passato che nel presente.
Parlando di tecnica invece dobbiamo far notare come
The Devil in Me resti ancora ancorato alla vecchia generazione, con un motore grafico che meriterebbe una rivisitazione per sfruttare appieno la potenza delle attuali console (ma forse con la nuova serie di potrebbe pensare ad un titolo per PC, XBOX Series X e PS 5). D'altronde canto su XBOX One X il titolo gira bene e risulta comunque godibile.
Bene anche il comparto audio che non fa gridare al miracolo ma che ben si adatta alle atmosfere proposte da The Devil in Me.