Il tempo passa per tutti
Daedalic Entertainment è senza ombra di dubbio una software house che sa come creare un'avventura grafica, oggi vogliamo parlarvi di due titoli che sono a metà strada tra l'avventura grafica e il gioco di ruolo. Ma perchè recensiamo due titoli insieme? Beh visto che l'uno è il seguito dell'altro e che l'uscita sulla console Nintendo è stata praticamente contemporanea abbiamo pensato di parlarvi dei due titoli come se fossero un tutt'uno (anche se qualche differenza tra i due è comunque presente). Se volete gettarvi in una terra di spade e magie siete arrivati nel posto giusto, seguiteci nella nostra
recensione di The Dark Eye: Memoria e The Dark Eye: Chains of Satinav per Nintendo Switch.
La trama di The Dark Eye: Memoria e Chains of Satinav
Partiamo come di consueto a parlare della trama e, in questo caso parleremo sia della storia che sta dietro
The Dark Eye: Chains of Satinav che di quella del suo seguito diretto
The Dark Eye: Memoria. Il titolo di
Daedalic Entertainment si configura come una classica avventura punta e clicca ma, in questo caso specifico, gli sviluppatori tedeschi hanno preso spunto dal mondo di
Uno sguardo nel buio, un gioco di ruolo tedesco abbastanza famoso in patria. Ma bando alle ciance e buttiamoci nell'universo di
The Dark Eye.
Iniziamo parlando della trama di
The Dark Eye: Chains of Satinav, il primo capitolo della serie, oltre a presentare il mondo di gioco ci fa conoscere i personaggi che torneranno poi per tutti i capitoli e le avventure successive. Geron, il nostro protagonista, è una persona normale (almeno all'apparenza), un contadino che cerca di tirare avanti giorno dopo giorno. Ad
Andergast (il suo paese natio) però sono convinti che il ragazzo porti sfortuna, questo è causato dal suo piccolo grande potere:
Geron è in grado di rompere piccoli oggetti con la forza del pensiero. Qualcosa di ben più temibile sta però preoccupando il regno: sembra infatti che il
Veggente, un mago arso vivo diversi anni prima, sia pronto a tornare con un esercito di corvi per segnare la fine del regno. E' con questo incipit che
The Dark Eye: Chains of Satinav accoglie il giocatore. Il titolo mette subito abbastanza carne al fuoco ma poi si perde un po' e il ritmo rallenta in modo inspiegabile subito dopo le prime battute iniziali. Abbiamo infine una buona notizia da darvi,
The Dark Eye: Chains of Satinav è localizzato in italiano e non faticherete quindi a seguire tutta la storia dall'inizio alla fine anche se non avete conoscenza della lingua inglese.
The Dark Eye: Memoria è invece un seguito diretto del primo capitolo e inizia subito dopo le vicende narrate in
Chains of Satinav. Non vogliamo incorrere in fastidiosi spoiler quindi cercheremo di stare più sul generico possibile per darvi modo di conoscere, almeno a grandi linee, la trama dietro The Dark Eye: Memoria senza rovinare la sorpresa a chi non ha ancora giocato il capitolo precedente. Possiamo dividere, per comodità, la trama di Memoria in due grandi blocchi: un primo blocco ambientato nel presente dove controlleremo ancora Geron alle prese con tutti i problemi e i casini che il Veggente e il suo ritorno hanno causato. Mentre nel secondo blocco impersoneremo la principessa
Sadja e faremo un salto indietro nel tempo di quasi 500 anni. Il contesto presentato ai giocatori cambia radicalmente e
The Dark Eye: Memoria riesce a trasformare la narrazione senza perdere però la lucidità generale.
Purtroppo però questo secondo capitolo perde la localizzazione in italiano ed è disponibile in inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo.
Il gameplay di The Dark Eye: Memoria e Chains of Satinav
Se la trama dei due titoli, pur avendo lo stesso background, subisce abbastanza modifiche tra un titolo e l'altro, la stessa cosa non si può dire per quanto concerne il gameplay.
The Dark Eye: Memoria e Chains of Satinav condividono infatti le stesse meccaniche di gioco: entrambi i titoli sono infatti delle avventure grafiche molto classiche che strizzano l'occhio ai capisaldi del genere e che i ragazzi di Daedalic Entertainment hanno dimostrato di conoscere molto bene.
Per proseguire nei due titoli il giocatore è chiamato a risolvere una serie di enigmi esplorando il mondo di gioco e sfruttando le iterazioni disponibili con esso. Esattamente come succedeva in
Monkey Island ed affini infatti, anche in
The Dark Eye: Memoria e Chains of Satinav dovrete analizzare sempre molto bene gli ambienti e capire cosa potete sfruttare e cosa no. Qui abbiamo un piccolo appunto da fare, abbiamo trovato infatti un po' difficoltoso capire quali elementi sono effettivamente interattivi e con il piccolo schermo di Switch ci siamo trovati un po' in difficoltà dovendo, in alcuni casi, procedere un po' a tentoni per poter proseguire.
Buono invece il sistema di controllo che, in caso giochiate la versione Nintendo Switch in modalità portatile, vi consente di utilizzare il touch screen per interagire con l'ambiente. Anche in questo caso però questa soluzione prevede dei pro e dei contro, se infatti è molto più naturale cliccare su un oggetto piuttosto che spostare il puntare, la precisione del tocco non è sempre eccellente e in alcuni casi è risultato abbastanza frustrante riuscire a interagire con determinati oggetti.
L'arte e la tecnica di The Dark Eye: Memoria e Chains of Satinav
Buone notizie sul fronte della direzione artistica e della realizzazione tecnica. Sia
The Dark Eye: Memoria e
The Dark Eye: Chains of Satinav godono infatti di un'art direction di spessore che riesce a dimostrarsi originale e sempre coerente con l'universo narrativo. Ottime poi le scelte cromatiche così come il design e lo stile presentato nella ambientazioni e nei personaggi (sia primari che secondari).
Anche il profilo tecnico rende giustizia al titolo e, anzi, giocato in modalità portatile su
Nintendo Switch, in alcuni momenti ci è sembrato di essere all'interno di un quadro in movimento più che in un videogioco. Non abbiamo notato alcun tipo di problema durante le nostre partite e, sia i tempi di caricamento, che le performance generali ci hanno convito. Certo, entrambi i titoli, non mettono sotto torchio la CPU dell'ibrida di casa Nintendo.
Buona anche la colonna sonora che ben si addice al contesto presente a schermo e, più in generale, al mondo di gioco non risultando mai eccessivamente invadente.