Infiltriamoci nella setta
Avete semper desiderato infiltrarvi in una setta e conoscere i suoi segreti dall'interno? Bene, ora in
The Church in the Darkness avrete la possibilità di esaudire il vostro desiderio. Il titolo sviluppato dai ragazzi di
Paranoid Productions ci spedisce, per direttissima, in una setta nata in un luogo sperduto del pianeta alla ricerca di nostro nipote. Riusciremo a scoprirne di più sulla fantomatica setta religiosa o le cose si metteranno molto male per noi? Ma sopra tutto, com'è questo titolo? La risposta a questa, e ad altre domande, la trovate qui sotto nella nostra
recensione di The Church in the Darkness.
La trama di The Church in the Darkness
Già il titolo del gioco fa ben sperare, quelle due parole "chiesa" e "oscurità" nella stessa frase aprono la mente ad una serie interessante di ipotesi e lanciano di colpo la nostra fantasia . I ragazzi di
Paranoid Productions hanno deciso di affrontare un tema tutt'altro che semplice e, sopratutto negli Stati Uniti, molto sentito: quello delle comunità (o sette che dir si voglia) di stampo religioso (o pseudo-tale) che arruolano tra le loro fila persone di ogni genere e che, a seconda delle intenzioni di chi detta le regole, rischiano di sfociare in disastri dalle dimensioni decisamente importanti (Charles Manson dice niente?).
Come potete ben capire la strada scelta da
Richard Rouse III (game designer) e dai ragazzi di
Paranoid Productions è tutt'altro che semplice.
The Church in the Darkness è ambientato negli anni 70 in America e, più precisamente, inizia proprio dallo spostamento di una setta dagli Stati Uniti alla jungla dell'America meridionale. Il nostro protagonista,
Vic, è stato incaricato dai propri parenti di mettersi sulle tracce del nipote che, da qualche tempo, ha deciso di aderire a
Freedom Town la setta di cui abbiamo parlato poco fa. Il nostro compito è quindi quello di studiare l'organizzazione da vicino, capire se davvero è un posto pericoloso o se nostro nipote può continuare a vivere la sua vita li, nel mezzo della jungla.
Ogni run di
The Church in the Darkness può cambiare profondamente la trama vista la natura rogue-like della produzione, volta per volta ci troveremo infatti di fronte a culti "buoni" o tutt'altro. Questa è l'intruduzione e la base narrativa su cui si sviluppa il titolo, si può dire che l'incipit è decisamente interessante ma la narrazione è lasciata un po' a se stessa, con una progressione non guidata che lascia ampia libertà al giocatore ma che, di contro, non riesce ad essere incisiva come ci saremo aspettati. Abbiamo effettuato la nostra prova su
Nintendo Switch e non abbiamo avuto problemi a confrontarci con i comandi dell'ibrida di casa Nintendo.
L'arte e la tecnica di The Church in the Darkness
The Church in the Darkness è una produzione indie che, dal lato prettamente tecnico, non ha mai dimostrato grandi ambizioni, il titolo si è presentato, fin dai primi annunci con una grafica semplice ma d'effetto e d'atmosfera con l'intento principale di cercare di creare la giusta atmosfera per immergere il giocatore nella sperduta giungla del Sud America.
Anche su
Nintendo Switch (che non è certamente la console più performante in commercio) infatti il gioco gira fluido e senza intoppi con una resa grafica tutto sommato accettabile. Dal punto di vista artistico i ragazzi di
Paranoid Productions hanno cercato di proporre ambienti e atmosfere tipiche delle zone dove è ambientata l'avventura e hanno dotato il tutto di una serie di cliché che richiamono subito alla mente il mondo delle sette e delle comunità religiose.
Buona anche la scelta della tavolozza cromatica, forse un po' troppo "patinata" ma in parte giustificata dal periodo in cui è ambientata la storia (vi ricordiamo che stiamo parlando degli anni 70).
Il gameplay di The Church in the Darkness
Dal punto di vista del mero gameplay
The Church in the Darkness si presenta come un action roguelike con visuale dall'alto dove sta al giocatore decidere come approcciare la partita. Nei panni di Vic dobbiamo esplorare la base dei culto di
Freedom Town e raggiungere nostro nipote Alex, per capire se è il caso di portarlo forzatamente con noi o se lasciarlo a vivere la sua vita nella comunità. Per questo dobbiamo esplorare la mappa e cercare di recuperare indizi e informazioni per farci un'idea sulla natura del culto e, quindi, della sua pericolosità. Durante le nostre partite possiamo incontrare anche cultisti che ci aiuteranno e che ci potrebbero rendere le cose molto più semplici.
Possiamo poi decidere di adottare un approccio più stealth o più d'azione e anche questa scelta influenzerà la partita. Se durante le prime partite (il titolo vanta la bellezza di
19 finali diversi) il sistema sembra funzionare a dovere e il divertimento non manca di certo è dopo qualche run che le meccaniche cominciano a vacillare e a scricchiolare lasciando intravedere una certa ripetitività nelle ambientazioni e nelle situazioni. A conti fatti è un po' un peccato perchè
The Church in the Darkness poteva osare qualcosa di più, magari variando le ambientazioni o le situazioni in cui ci si può trovare.
La componente stealth infine risulta abbastanza sottotono, con una realizzazione tecnica che lascia a desiderare: per essere notati dai nemici infatti dobbiamo finire nel loro cono visivo, questi ultimi non hanno infatti la possibilità di sentire i nostri movimenti e quindi intercettarci in altro modo che non sia la vista; nel 2019 ci saremo aspettati qualcosa di più da questo punto di vista. Anche i due stessi leader
Isaac e Rebecca potevano offrire delle interessanti varianti. Pad alla mano il titolo di
Paranoid Productions si lascia giocare senza problemi e i comandi rispondono bene e sempre in modo reattivo. Vi ricordiamo infine che il titolo non è localizzato in italiano e che quindi dovrete armarvi di pazienza (e di dizionario) nel caso in cui siate un po' avversi alla lingua d'oltre Manica.
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