La morte non è la fine
Come potete già ben intuire, in
Sword of the Necromancer, la morte è protagonista. A lei si devono infatti scelte di gameplay e meccaniche narrative che fanno parte del tessuto stesso del titolo e ne definiscono i contorni. Disponibile per PC e console (nella nostra
recensione trattiamo la versione
Nintendo Switch), l'ultima fatica sviluppata dai ragazzi di
Grimorio of Games e pubblicata da
JanduSoft promette ai giocatori un roguelike con meccaniche uniche. Scopriamo insieme se il titolo funziona a dovere nella nostra
recensione di Sword of the Necromancer per Nintendo Switch.
La trama di Sword of the Necromancer
Partiamo, come di consueto, dalla trama.
Sword of the Necromancer è un roguelike che però non dimentica affatto il comparto narrativo e lo usa anzi come trampolino di lancio per darci una ragione profonda per affrontare l'avventura. Il gioco inizia con la protagonista,
Tama, che deposita il corpo della sua amata (
Koko) su un altare. Il corpo di Koko giace senza vita sulla fredda pietra e Tama sa che l'unica possibilità che ha per poter riabbracciare la sua compagna è richiamarla dalla terra dei morti e chi meglio di un negromante può fare ciò?
E' con questo incipit che ci addentriamo in un labirintico dungeon dove possiamo incontrare chi è in grado di darci i poteri che necessitiamo per strappare all'eterno riposo la nostra amata? Ok ok, non sarà una trama del tutto originale ma se non altro il pretesto narrativo è ben strutturato e durante l'avanzamento nel gioco,
Sword of the Necromancer non lesina di raccontare al giocatore come Tama e Koko si sono conosciuti e come la loro storia d'amore stava nascendo.
Verso metà gioco inoltre il titolo presenta al giocatore dei colpi di scena e delle rivelazioni decisamente interessanti che riescono a tenere alta l'attenzione del giocatore (e a dar ancor più enfasi alle nostre ricerche).
Sword of the Necromancer è tradotto in italiano, non avrete quindi alcuna difficoltà a comprendere i testi a video anche se non conoscete l'inglese.
Il gameplay di Sword of the Necromancer
Il profilo narrativo di
Sword of the Necromancer è, come abbiamo visto, interessante e pur non mostrando particolare originalità riesce a reggere dall'inizio al termine dell'avventura. Il gameplay del titolo di
Grimorio of Games riuscirà ad essere altrettanto valido e sfaccettato? La risposta è "ni", se infatti da una parte abbiamo delle meccaniche interessanti (anche se non completamente originali) dall'altra alcuni problemi toccano affliggono (oddio forse affliggono è una parola troppo pesante) il gameplay.
Partiamo dalle notizie positive che sono principalmente due: prima di tutto la meccanica di evocazione ed utilizzo degli avversari morti a nostro vantaggio. Beh da un titolo che si porta la parola "negromante" non ci poteva che aspettare questo d'altra parte e i ragazzi di
Grimorio of Games hanno saputo sfruttare molto bene questa meccanica. La nostra protagonista potrà infatti "equipaggiare" (se così possiamo dire) gli avversari morti come se fossero armi gli avversari che ha abbattuto ed usarli quindi al suo fianco durante gli scontri. Questo sistema rende i combattimenti dinamici e l'utilizzo di particolari mostri offre un ventaglio di varianti decisamente interessante. La seconda particolarità del sistema (almeno per quello che riguarda la versione da noi analizzata, quella per
Nintendo Switch) è relativa all'utilizzo della camera posta sotto il joycon dell'ibrida di casa Nintendo e che consente, una volta scansionate speciali carte fisiche, di evocare nel gioco le carte stesse. Il sistema è molto semplice e permette al giocatore di avere accesso ad elementi che variano ulteriormente il gameplay.
Sword of the Necromancer offre un gameplay molto semplice e tipico degli action-rpg roguelike, la meccanica di resurrezione dei mostri apre però a diverse varianti interessanti
Pad alla mano
Sword of the Necromancer si presenta come uno dei tanti action-rpg in stile roguelike che affollano il mercato, c'è da dire che rispetto a tanti altri, la meccanica della resurrezione degli avversari e del loro utilizzo "alla bisogna" aumenta la tatticità di alcuni scontri e offre sicuramente una dosa di variabilità interessante.
Abbiamo giocato Sword of the Necromancer su Nintendo Switch in modalità portatile e ci siamo trovati bene con il sistema di controllo anche se, in alcuni frangenti, è risultato poco preciso ma nulla che un po' di sano allenamento non possa sistemare.
L'arte e la tecnica di Sword of the Necromancer
Anche sotto il piano artistico e stilistico il lavoro svolto dai ragazzi di
Grimorio of Games ci ha lasciato piacevolmente colpiti. L'unione della grafica in pixel art dei dungeon si sposa bene con le tavole presentate per raccontare la storia e, in generale, il titolo ha dimostrato una cura mediamente alta per tutta la durata del titolo. Il design di personaggi e ambientazioni non ci è parso particolarmente originale ma, nell'insieme, il colpo d'occhio è quasi sempre appagante e il tutto ha una sua chiara identità.
Sotto il profilo tecnico non abbiamo particolari remore da fare a
Sword of the Necromancer. Durante le nostre prove non ci siamo mai imbattuti in errori bloccanti o problemi che potessero inficiare l'esito di una battaglia o della stessa partita. Visto sul piccolo schermo di
Nintendo Switch Sword of the Necromancer offre una resa visiva assolutamente nella media.
Buono anche il comparto audio, sia per quello che riguarda gli effetti sonori che per la soundtrack del titolo che ben si sposa con le ambientazioni e col mood generale del gioco.