Soublight vi porta in un mondo oscuro dove il nostro eroe deve salvare l'Albero della Vita dalla corruzione che lo attanaglia
Se c’è un genere che nel giro di qualche anno ha avuto una vera e propria esplosione questo è senza ombra di dubbio quello dei “Souls like”, titoli che, sull’onda del successo della proposta di FROM SOFTWARE hanno prodotto una serie di giochi più o meno riusciti. Oggi siamo qui per parlare di Soulblight un titolo indie sviluppato dai ragazzi di My Next Game che trae ispirazione proprio da Dark Souls, vediamo quindi cosa sono stati in grado di offrirci gli sviluppatori nella nostra recensione di Soulblight.
Il racconto presentato in Soulblight segue degli schemi abbastanza classici, nel titolo rappresentiamo infatti il tipico eroe che deve salvare il mondo dal male supremo. Niente di nuovo quindi e tutto anzi abbastanza tipico, quello che ci è piaciuto invece è “dietro le quinte” della trama e di come, in effetti, il mondo sia arrivato sull’orlo della catastrofe. Nella lore di Soulblight la vita è stata generata dall’Albero della Vita, un possente albero.
Gli umani trattarono sempre con grande rispetto e devozione questa sorta di divinità e, per preservarlo, lo rinchiusero all’interno di un Santuario. L’idea di per se non era affatto sbagliata, l’obiettivo degli uomini era quello di proteggere quello che di più caro avessero. Per mettere al sicuro l’Alberto della Vita gli uomini resero il santuario un posto difficilmente accessibile creando trappole e labirinti per fare in modo che solo i migliori tra loro potessero accedere al Sacro Albero e difenderlo quindi da eventuali intrusi.
Questo portò però il sacro albero verso una lenta ma inesorabile corruzione, corruzione che intaccò tutto ciò che gli stava vicino e il mondo andò verso una lunga notte senza fine. Spetta quindi a noi il compito di addentrarci nel santuario e purificare l’Albero della Vita riportando così la serenità del mondo, ma non sarà certo una passeggiata di salute.
Partiamo subito indicando il famoso elefante nella stanza perché altrimenti non avrebbe affatto senso continuare con la recensione: Soulblight cade (e anche male) proprio nella parte relativa al gameplay, o meglio, cade davanti alle meccaniche nascoste che non vengono spiegate all’utente (che rischia così di trovarsi davanti ad accadimenti frustranti). Soulblight infatti insegna al giocatore come giocare penalizzandolo con la morte, ma non come accadeva in Dark Souls dove la morte era, a tutti gli effetti, propedeutica per l’utente, qui capita di morire senza capire bene cosa sia successo e, sopratutto, trovandosi senza niente per le mani.
Sia chiaro, Soulblight non vuole essere un gioco semplice ne essere adatto a tutti i tipi di persone, è un titolo complesso che, per essere compreso fino in fondo, necessita di tanto tempo e di tanta pazienza. In certe meccaniche si avvicina ai GDR cartacei, il nostro protagonista può infatti, durante il corso dell’avventura, contrarre malattie oppure innescare trappole che lo rendono momentaneamente inabile o meno performante in combattimento ad esempio. Il problema è che il gioco queste meccaniche non le spiega e lascia che sia il giocatore ad apprenderle subendole. Ad ogni morte ripartiremo dall’inizio, i dungeon sono generati proceduralmente e il gameplay si adatta molto bene alle skill e allo stile del giocatore: possiamo decidere di utilizzare un approccio stealth, piuttosto che uno più caciarone, non esiste in Soulblight un modo giusto di fare le cose, ogni via presa può essere giusta o segnare la nostra fine.
Dobbiamo segnare un altro punto di demerito della produzione e questo riguarda le meccaniche del combattimento: il lavoro dei ragazzi di My Next Game cade infatti (in modo inspiegabile) proprio nel combat system, grezzo e poco riuscito, poco preciso e decisamente troppo punitivo. Riassumendo Soulblight è un titolo con delle ottime idee di gameplay (approcci diversi, meccaniche GDR ecc) che però non stato in grado di finalizzare queste idee in qualcosa di concreto, o meglio, di coeso con la struttura ludica.
Partiamo dalla componente artistica di Soulblight: il titolo di My Next Game si presenta infatti carico di buone idee e la realizzazione di un mondo medievale in decadenza è resa benissimo. Il design degli ambienti e dei nemici riesce a rendere ottimamente le atmosfere tetre che il titolo propone. Anche l’idea di utilizzare la visuale dall’alto funziona decisamente bene, sia col gameplay che come resa visiva: è facile individuare gli avversari e i posti dove nascondersi come risulta sempre chiaro con cosa possiamo interagire e con cosa no.
Abbiamo riscontrato invece qualche problema nel sonoro: niente di preoccupante, qualche traccia musica che salta e qualche effetto audio un po’ distorto, problemi un po’ fastidiosi ma che non creano grossi problemi in partita. Infine Soulblight è tradotto in italiano, anche in questo caso abbiamo riscontrato qualche imperfezione e qualche errore un po’ grossolano sintomo di un controllo qualità non eccelso prima della pubblicazione.
Soulblight è un titolo che probabilmente avrebbe avuto bisogno di due cose: un budget più alto e un po’ di tempo in più per essere maggiormente curato nei dettagli e per evitare problemi grossolani. E’ un titolo che ci sentiamo di consigliare ai giocatori che sono disposti ad avere pazienza e a perdonare delle incertezze che il giocatore medio indicherebbe subito come gravi problemi.
Trama 7.00
Gameplay 7.00
Arte e tecnica 7.00
gameplay profondo
artisticamente interessante
non adatto a tutti
combat system dimenticabile
La nostra recensione del piccolo Dark Souls di My Next Game, Soulblight è online