Il ritorno del ninja tamarro
Avevamo lasciato
Lo Wang e le sue battutine da peggior bar di Caracas alla fine del primo
Shadow Warrior, il remake di un vecchio titolo che aveva saputo conquistarsi una sua discreta fetta di pubblico. A suon di battute di bassa lega, combattimenti frenetici e gore alla Kill Bill torna in pompa magna
Shadow Warrior 2 e lo fa apportando notevoli modifiche al gamepaly. Ma ora fuori la Katana e proseguiamo nella nostra recensione.
Ferisce più la lingua della spada
A metà strada tra un
Duke Nukem e un
Serious Sam,
Lo Wang ha saputo crearsi una sua setta di proseliti non indifferente. Il ninja anti eroe per eccellenza, calvo, con un senso dell’umorismo da baretto d periferia e una volgarità abbastanza diretta torna in questa nuova versione di
Shadow Warrior.
I legami del nostro con la Yakuza lo hanno condotto un’altra volta nei guai, dopo un esperimento non propriamente riuscito,
Kamiko, la figlia di un boss della mafia Giapponese, viene posseduta da un demone. Il demonio utilizza la ragazza come fosse un sacrificio umano e ne assorbe corpo ed energie vitali. Per cercare di salvare la ragazza, ed evitare quindi una brutta fine, si decide di separare lo spirito dal corpo e a noi viene affidato il compito di custodire l’anima della giovane dentro fi noi fino alla sistemazione definitiva della questione.
Per chiudere una volta per tutte la faccenda dobbiamo quindi purificare le spoglie di Kamiko, salvarla e liberarci delle vocine che girano nella nostra testa, si perché ora durante tutta la nostra avventura avremo lei a tenerci compagnia!
Un incipit decisamente fuori di testa, come d’altra parte ci avevano già abituato i ragazzi di
Flying Wild Hog col precedente capitolo della serie.
La vera svolta
Il primo
Shadow Warrior ci aveva rapito per la frenesia degli scontri e “l’ignoranza” generale del titolo, con un protagonista decisamente sopra le righe e orde di avversari da affettare, aveva fatto breccia nei cuori di molti appassionati.
Shadow Warrior 2 inverte questa tendenza e modifica radicalmente il gameplay e questa volta i ragazzi di
Flying Wild Hog propongono un titolo con meccaniche più complesse e profonde. Il nostro eroe può infatti contare ora su una serie di armi ed equipaggiamento che viene droppato dagli avversari, una deriva che ha un non so che di “hack ‘n slash” e cambia il modo di approcciare il gioco. Nessuno vieta di procedere a testa bassa, Katana alla mano sia chiaro, ma per godere appieno delle novità del titolo dobbiamo necessariamente fermarci, guardare cosa abbiamo raccolto, equipaggiare le armi migliori e via verso nuove avventure.
E non è finita qui, in
Shadow Warrior 2 possiamo far crescere
Lo Wang tramite un sistema di livelli che ricorda molto una crescita stile RPG, selezionando le varie abilità e decidere quindi come far evolvere il nostro gameplay durante la partita.
Il sistema di loot ricopre ora un ruolo fondamentale nel gameplay del titolo e questo potrebbe far storcere il naso a chi si aspettava un seguito più crudo come il predecessore, dal nostro punto di vista i ragazzi di
Flying Wild Hog hanno invece voluto far crescere il loro prodotto proponendo un gameplay più complesso ma sotto certi punti di vista più appagante.
Il combat system garantisce come sempre parecchio divertimento durante gli scontri con attacchi all’arma bianca, l’utilizzo di poteri Chi e di pistole e altre armi da fuoco,
Lo Wang può inoltre muoversi effettuare dei rapidi scatti e non esiste danno da caduta, il tutto per rendere gli scontri più spettacolari e frenetici possibile.
Oltre alla modalità in singolo giocatore è presente la cooperativa fino a quattro giocatori per non farsi mancare proprio nulla.
Colori d’Oriente
Anche dal punto di vista grafico ed estetico
Shadow Warrior 2 mostra un netto miglioramento, gli ambienti di gioco sono ora di dimensioni più generose e il level design è più curato. I livelli ora si stagliano anche in verticale, presenti come sempre varie scorciatoie o luoghi segreti dove trovare power up e potenziamenti particolari.
Il motore di gioco riesce a rendere molto bene le ambientazioni in cui si svolge la nostra avventura e passa senza problemi da enormi giardini giapponesi a stretti e freddi cunicoli cittadini. Molto buona la resa degli effetti di luce e le animazioni di avversari e personaggi non giocanti.
Anche la densità poligonale e i modelli utilizzati non lasciano spazio a grosse critiche e in generale l’impatto scenico è alto. Dal punto di vista del sonoro la colonna sonora ben si orchestra con le varie carneficine che perpretate a schermo.