Chi di spada ferisce...
Prima di iniziare a parlare del titolo di oggi, quel remake di
Samurai Shodown che tanto abbiamo atteso, vogliamo fare una piccola precisazione, il titolo è già disponibile da diverso tempo per le console "old-gen" ma da pochi giorni è disponibile anche su
XBOX Series X e, inoltre, può vantare la bellezza di ben tre Season Pass. Fatta la doverosa premessa possiamo buttarci a capofitto nella
recensione di Samurai Shodown per XBOX One per scoprire pregi e difetti di questo remake.
La trama di Samurai Shodown
Come al solito, quando ci troviamo di fronte ad un picchiaduro è difficile parlare di trama e narrazione e anche
Samurai Shodown non si differenzia eccessivamente dalla massa. Non avendo una vera e propria storia da raccontare preferiamo parlarvi un po' della serie e del perchè
Samurai Shodown (o
Samurai Spirits che dir si voglia) ha avuto un grande e importante impatto sul mondo dei picchiaduro. Per fare questo dobbiamo tornare indietro di qualche anno, dobbiamo tornare alla fine del secolo scorso (come suona male questa frase) e più precisamente nel
1993, anno di uscita del primo capitolo della saga:
Samurai Shodown. I picchiaduro erano uno dei generi più amati dai videogiocatori e il mercato era diviso in due grandi scuole di pensiero: l'approccio nipponico al genere e quello occidentale.
Il rappresentante di maggior spicco della filosofia di picchiaduro del Sol Levante era, senza ombra di dubbio,
CAPCOM che col suo
Street Fighter II aveva catalizzato l'attenzione dei videogiocatori di tutto il mondo (ah, se volete saperne di più sulla saga di
Street Fighter vi consigliamo di dare una letta alla nostra
recensione di Street Fighter: 30th Anniversary Collection). Sul fronte occidentale invece
Ed Boon e
John Tobias avevano presentato al mondo
Mortal Kombat declinando un nuovo (violento) approccio al genere. In questo mondo quasi bipolare un'altra software house si era quasi specializzata in questo settore: stiamo parlando di
SNK che con titoli come
Fatal Fury,
King Of Fighter e compagnia stava dando una grossa svolta al genere. Il problema di SNK era che i suoi titoli erano disponibili sulla propria console, il
NEOGEO, potentissima ma molto costosa e in sala giochi, mentre Street Fighter e Mortal Kombat erano disponibili per praticamente tutte le piattaforme.
Se
CAPCOM e
Midway avevano trovato una propria strada con i propri portabandiera, SNK continuava a sperimentare e uno dei titoli che si dimostrarono più originali fu proprio
Samurai Shodown, qui non si usavano pugni, calci e mosse speciali, il vero protagonista erano le armi bianche: l'approccio al gioco era completamente diverso, una vera e propria novità.
Il gameplay di Samurai Shodown
Lasciamo da parte i libri di storia dei picchiaduro e torniamo a concentrarci su questo nuovo remake,
Samurai Shodown è infatti una rivisitazione del classico titolo che uscì nelle sale giochi nel 1993. Come abbiamo detto poco sopra, a differenza dei vari Street Fighter e Mortal Kombat qui i veri protagonisti sono le armi bianche che ogni combattente porta con se. Se in
Street Fighter e in
Mortal Kombat l'approccio più sbilanciato verso l'attacco è all'ordine del giorno
in Samurai Shodown le cose cambiano radicalmente, qui bisogna
ragionare di più, imparare ad
attendere e, soprattutto,
apprendere il sistema delle parate pere uscire vincitori dai vari match.
In Samurai Shodown il button smashing non è mai premiato
Fin dalle prime partite si avverte subito quel senso di "lentezza" che sembra attanagliare il gameplay, ci si sente quasi prigionieri di un sistema che non sembra voglia far fare al giocatore quello che vuole, ci vuole un po' di pazienza per imparare a padroneggiare le tecniche, apprendere i tempi e le finestre di disponibilità per le parate e i contrattacchi:
Samurai Shodown per certi versi va "studiato" per essere apprezzato. Passata la fase di sconcerto iniziale e apprese le meccaniche di base il gameplay del titolo esce prepotentemente, quel gameplay ereditato dal secondo capitolo della saga e ribilanciato e rimodernato quel tanto che basta per poter essere apprezzato anche ai giorni nostri e
il risultato è eccellente. In ogni partita l'esito è sempre incerto, un solo errore potrebbe significare lasciare la possibilità all'avversario di inanellare una combo devastante e mettervi KO anche se, fino a quel momento, dominavate indisturbati l'incontro.
I comandi rispondono perfettamente e il pad di XBOX si presta bene per giocare anche se un pad dedicato ai picchiaduro è preferibile. In
Samurai Shodown vi ritroverete a dover apprendere le mosse speciali non per devastare il vostro avversario con una serie di combo devastanti ma per saperle utilizzare nel momento giusto e colpire e chiudere il round. Il gameplay di questo Samurai Shodown è estremamente bilanciato e adatto a tutti, i Season Pass (sono tre in totale) hanno allargato notevolmente il roster iniziale un po' scarno (ma comunque vario) ed ora si presenta al pubblico con una quantità di contenuti interessante.
L'arte e la tecnica di Samurai Shodown
Parlare della direzione artistica di
Samurai Shodown è appagante, i ragazzi di
SNK hanno praticamente effettuato un'operazione di restauro del titolo originale riprendendo fedelmente personaggi e location del gioco del 1993. La direzione artistica era già magistrale in passato e questo remake riesce a mettere in mostra in modo ancora più profondo i dettagli e lo stile che il titolo aveva (e ha).
Nulla da dire anche sul fronte tecnico, Samurai Shodown sfrutta appieno l'
Unreal Engine 4 con un sapiente uso del cell-shading (un po' come aveva fatto CAPCOM col suo
Street Fighter 4) e il risultato è eccellente. Il frame rate è stabile, il motore di gioco non perde un colpo e tutto gira perfettamente. Nelle nostre partite su XBOX One X non abbiamo mai riscontrato problemi o malfunzionamenti e la solidità del motore grafico è fondamentale in un picchiaduro.
Anche il comparto audio si attesta su ottimi livelli con una soundtrack adatta e un set di effetti sonori perfettamente integrati nel gameplay.