Le sorprese sono belle perchè sono sorprese!
In un mondo che sforna seguiti di seguiti, sequel su sequel trovare nuove IP non è sempre facile, e trovare nuove IP che riescano a "bucare lo schermo" è ancora più complesso (chi ha detto
CONTROL?). Oggi parliamo di un'altra piccola perla nonchè graditissima sorpresa e forse, vero e proprio outsider di quest'anno: stiamo parlando di
Remnant: From the Ashes. Il titolo pubblicato da
Perfect World Entertainment e sviluppato dai talentuosi
Gunfire Games (già autori dell'eccellente
Darksiders III) ci ha catapultato in un universo che ci ha letteralmente rapito, ma andiamo con ordine e proseguiamo nella nostra
recensione di Remnant: From the Ashes.
La trama di Remnant: From the Ashes
Remnant: From the Ashes porta il giocatore in un mondo post-apocalittico piagato e piegato da un male antico, la razza umana è sull'orlo dell'estinzione e, come spesso accade in molti altri titoli, è tempo che sorgano degli eroi pronti a sacrificarsi per il bene comune. Ecco noi facciamo proprio parte di questi eroi, il titolo ci mette infatti nei panni di un uomo che giunge al
Ward 13, ma cosa sono i
Ward? Dopo l'arrivo dei Root (il famoso male di cui accennavamo poco sopra) la razza umana si è raggruppata in
Ward, delle sorte di rifugi dove gli ultimi gruppi di umani fanno di tutto per evitare l'estinzione.
Dopo un breve tutorial che ci vede, guarda a caso, sconfitti forzatamente contro un gruppo troppo numeroso di avversari, ci troviamo all'interno del Ward 13 e da qui inizia la nostra missione vera e propria: il Ward 13 diventa la nostra base operativa e, attraverso l'uso di enormi cristalli (che sembrano frutto dell'unione tra magia e tecnologia) siamo in grado di spostarci per il mondo di gioco, ambientazione dopo ambientazione. Se vi aspettate una trama fitta di misteri e ricca di dettagli rimarrete delusi:
Remnant: From the Ashes infatti racconta le varie vicende tramite brevi dialoghi e cerca di utilizzare una narrazione ambientale piuttosto che diretta (scriviamo "cerca" perchè, a conti fatti, non riesce ad essere incisivo come accade nei
Dark Souls).
Se dovessimo attribuire una "colpa" al fatto che la trama non sia un elemento centrale della produzione possiamo additare, senza sentirci nemmeno troppo in colpa, la generazione procedurale dei livelli che riesce ad offrire delle chance in più al gameplay ma penalizza, in modo abbastanza prevedibile, la narrazione e le sue solide radici.
Il gameplay di Remnant: From the Ashes
L'avrete letto in giro, di qua e di la: in qualche modo
Remnant: From The Ashes è stato definito (un po' ovunque) il "
Dark Soul con le pistole", in effetti la definizione non è proprio sbagliata anche se è vero che le caratteristiche dei due giochi non sono sempre così vicine come si potrebbe pensare, ma andiamo con ordine e vediamo insieme i punti comuni e quelli meno dei due titoli.
La prima cosa che salta subito all'occhio, tra le similitudini che si possono contare, si vede nell'utilizzo della stamina e nella difficoltà generale del titolo. Il lavoro dei ragazzi di
Gunfire Games ha infatti un livello di difficoltà abbastanza alto, in alcuni frangenti anche più punitivo rispetto al capolavoro di
Hidetaka Miyazaki e
FROMSoftware. Uno dei principali motivi per cui è difficoltoso paragonare le difficoltà dei due titoli è legato alla struttura stessa dei due giochi:
Dark Souls basava parte della sua stessa essenza sul level design e sulla millimetrica precisione con cui il team di sviluppo era stato in grado di posizionare avversari e trappole lungo il percorso in un mondo completamente interconnesso. Da parte sua invece
Remnant: From the Ashes mette il giocatore in un modo che viene generato in modo procedurale ogni volta che una partita viene avviata, capite bene che dosare la difficoltà con questo sistema è sicuramente più complesso e, sopra tutto, molto meno prevedibile anche per gli stessi sviluppatori.
Ma non è solo il mondo di gioco a tessere una grande differenza tra i due titoli, anche l'approccio al combat system è drasticamente diverso:
Remnant: From the Ashes basa infatti il suo approccio principalmente sulle armi ranged privilegiando gli scontri con le armi da fuoco. Appassionati dei combattimenti all'arma bianca non dovete però preoccuparvi perchè il titolo di
Gunfire Games vi consente di scegliere una vostra classe (tra tre disponibili) potendo quindi spaziare da scontri ravvicinati a cecchinaggi senza grossi problemi.
E' molto interessante anche vedere come gli sviluppatori siano stati in grado di inserire in
Remnant: From the Ashes tutta una serie di possibilità per far crescere il proprio personaggio, partendo dalla classica progressione in stile RPG fino alla raccolta dei vari materiali e al crafting più puro.
Ogni partita a
Remnant: From the Ashes è completamente diversa dall'altra e non solo se deciderete di affrontare il titolo in solitaria ma anche, e sopra tutto, se deciderete di affrontarlo in compagnia di altri amici. La modalità cooperativa è infatti perfettamente riuscita e si integra in modo magistrale nel gameplay del titolo. Giocare in cooperativa potrebbe rappresentare però non solo un'opzione ma anche una strada che si deve percorrere necessariamente se si vuole accedere a loot particolari e rari perchè alcuni boss sono davvero ostici da abbattere in solitaria.
Remnant: From the Ashes pad alla mano è divertente, immediato e giocabilissimo: il titolo è frenetico, adrenalinico e difficile ma risulta raramente frustrante. Dobbiamo anche evidenziare una localizzazione completa (incluso il parlato) in italiano davvero eccellente.
L'arte e la tecnica di Remnant: From the Ashes
Ed eccoci infine a parlare della componente artistica e tecnica del titolo
Gunfire Games: c'è poco da dire in questo frangente, il lavoro svolto dagli sviluppatori è oggettivamente ottimo. Partiamo dalla direzione artistica:
Remnant: From the Ashes è ispirato, originale e evocativo, partiamo dal presupposto che il titolo è una nuova IP e che non è basato su alcuna opera: insomma è tutta farina del sacco di
Gunfire Games. Ottime le scelte cromatiche e il design di personaggi e ambientazioni, a voler guardare il pelo nell'uovo queste ultime alle volte risultano un po' spoglie ma sembra più un problema di natura tecnica che prettamente artistica.
Guardando gli screen si potranno notare alcune similitudini con i mondi presentati in
Darksiders III o almeno, la sensazione che abbiamo avuto passando certi ambienti è stata proprio quella di essere tornati nel titolo
THQ Nordic. Dal punto di vista tecnico
Remnant: From the Ashes è ottimizzato e durante la nostra prova su
XBOX One X il titolo si è comportato in modo perfetto reggendo un frame rate granitico e una pulizia a schermo invidiabile. Anche la colonna sonora del titolo, e il comparto audio in generale, non deludono le aspettative e riescono a regalare il perfetto accompagnamento sonoro durante le nostre peripezie per le desolate terre di
Remnant.