Ora che ho perso la vista, ci vedo di più
Il genere dei survival horror è in gran spolvero in questo periodo, sono diversi i titoli che ci hanno fatto saltare sulla sedia, alcuni anche senza sfoderare mostri (come l'ottimo
Among The Sleep).
Oggi parliamo di un titolo altrettanto particolare:
Perception prodotto dai
The Deep End Games, software house nata da componenti di blasonati team che hanno dato i natali a giochi del calibro di
Bioshock (mica noccioline eh!). Quale è la caratteristica particolare di
Perception quindi? Il fatto che la nostra protagonista è cieca e che il gameplay si adatta a questo suo stato e, possiamo dirlo subito, il gioco si fa interessante.
Ricordi di un futuro passato
Perception racconta la storia di Cassie, una ragazza non vedente che torna in una vecchia magione abbandonata maledetta da un'oscura presenza.
Il legame che c'è tra Cassie e la villa viene svelato stanza dopo stanza quando i ricordi della nostra protagonista tornano alla mente e i pezzi del puzzle si ricompongono.
Se all'inizio non risulterà particolarmente semplice seguire il filo della trama, progredendo nell'avventura e nell'esplorazione della villa le cose si faranno più chiare fino ad finale decisamente col botto. La storia non è raccontata in modo lineare, ma dei flashback vocali svelano parti della trama altrimenti incomprensibili.
Il suono dei colori
A livello di gameplay,
Perception, mostra la sua natura da survival horror fin dai primi minuti di gioco, anche se la nostra protagonista si trova in una condizione sfavorevole visto il suo handicap ha a disposizoine un fidato bastone che le permette di capire da cosa è circondata.
Pestando il bastone a terra infatti si otterrà una sorta di "effetto sonar" che ci permetterà di avere un'idea di cosa ci circonda, di ostacoli e nuovi punti di fuga. Il titolo sfrutta ottimamente l'ambiente e i suoni per incutere una certa ansia nel giocatore e la sensazione di essere braccati da qualcosa che non possiamo vedere, ma che possiamo percepire, è forte per tutta la durata dell'avventura.
Perception fonda quindi il suo gameplay sul gioco tra la tensione e la percezione di quello che ci sta intorno riuscendo a generare nel giocatore una serie di emozioni contrastanti, un misto di tensione e ansia che tiene bene durante la partita. I controlli ci sono sembrati un po' legnosi, ma non per questo cerano grossi problemi al gameplay che risulta essere di stampo abbastanza classico, esplorando la villa infatti verranno a galla i vari ricordi e con essi si farà luce sul passato di Cassie.
Vedo non-vedo
Ed eccoci arrivati al punto più particolare dell'intera produzione, la direzione artistica e tecnica. Abbiamo in passato già parlato di un gioco in cui la protagonista era cieca (vi ricordate di
Beyond Eyes? No? beh leggete qui
la nostra recensione), in quel caso gli sviluppatori adottarono un sistema particolare per rappresentare la cecità, il mondo veniva "dipinto" man a mano che il giocatore si avvicinava a qualcosa.
In
Perception invece il mondo prende forma (e vita) e colore quando utilizziamo il nostro fidato bastone. Abbiamo parlato di colore e non a caso, visto che il mondo si tingerà di tinte calde quando Cassie sarà in pericolo o quando le presenze della casa staranno per raggiungerci. Graficamente quindi, i ragazzi di
The Deep End Games hanno deciso di usare un taglio molto minimale e lavorare molto sulla parte audio e sulla rappresentazione quasi scheletrica di tutti gli elementi a video.
La scelta, a nostro parare, è azzeccata e dona al titolo uno stile unico e inconfondibile anche se un po' troppo piatto in alcuni frangenti. Ottima la realizzazione dell'audio e del sonoro in generale.
Una grossa critica va invece alla "rifinitura" del gioco, i testi dei menù sfondano le dimensioni, non si leggono bene, insomma sembra che questo progetto sia stato chiuso in fretta e furia e si nota un po' di noncuranza dei particolari, peccato.