Ahhh, il circo!
Visto il recente rilascio anche per piattaforme mobile, Android e iOS, di
Penarium ci apprestiamo a vestire anche noi i panni di un contadino grassottello e saltiamo da una piattaforma all’altra per aver salva la vita.
Doppia recensione quindi, con annessa comparazione, per
Penarium titolo sviluppato da
Self Made Miracle e pubblicato da
Team 17.
Il fascino del circo
Il circo, bene o male, ha sempre avuto un suo fascino, forse scemato negli ultimi anni ma agli occhi di un qualunque bambino la vista dei grandi tendoni, gli animali, i clown, gli acrobati e chi più ne ha più ne metta, mette sempre allegria e voglia di scoprire.
La nostra storia inizia proprio con un ragazzino, un contadino grassottello,
Willy. Willy conduce una vita decisamente noiosa, aiuta tutti i giorni il padre in campagna e, come tutti i ragazzini della sua età, ha una sete insaziabile di avventura. Quando sembra che tutti i giorni della sua vita saranno già decisi (e tutti uguali), ecco presentarsi una nuova e misteriosa opportunità. Una carovana del circo si apposta proprio di fianco alla sua fattoria e un uomo in maschera promette a Willy le avventure che ha sempre sognato.
Senza pensarci due volte il ragazzino sale sulla carovana, pronto per l’avventura di una vita, ma una volta a bordo scopre di essere stato raggirato e si trova ora in trappola. Dopo ore e ore di viaggio, Willy può finalmente conoscere il suo destino, sarà il protagonista di un circo sadico e senza pietà:
Penarium. In una sorta di Colosseo il nostro piccolo contadino dovrà sopravvivere a macchinari infernali con il pubblico che inneggia, ogni secondo, alla sua morte nel peggiore dei modi.
La semplicità è la chiave del successo
Sistemato il semplice (ma doveroso) incipit narrativo, possiamo ora discutere di quello che, ludicamente parlando,
Penarium offre ai videogiocatori. In questo paragrafo parleremo del gameplay in generale e, successivamente, del sistema di controllo adottato da
Self Made Miracle per la versione console e per quella mobile analizzandone pregi e difetti.
Penarium è un platform-arena in due dimensioni dove il nostro protagonista Willy deve cercare di sopravvivere e portare a termine gli obiettivi che, mano a mano, il misterioso figuro con la maschera propone, ovviamente senza venir massacrato dalle varie trappole predisposte nel livello.
Il titolo propone una modalità “storia” dove dobbiamo superare livello dopo livello per arrivare ai titoli di coda sani e salvi e una modalità arcade dove siamo chiamati a cercare di sopravvivere più a lungo possibile.
La versione
XBOX One (da noi provata) del titolo propone anche una modalità multiplayer locale in cui possiamo competere o cooperare con un amico per resistere il più a lungo possibile all’interno dell’arena.
La campagna è composta da 30 livelli in tre tipi di arena, ogni stage aggiunge un livello di difficoltà a quello precedente andando ad aumentare sensibilmente il casino a schermo passo dopo passo.
Per superare i vari livelli viene chiesto a
Willy di raccogliere un numero predefinito di barili (in gruppi di 5) che appaiono nel livello, evitando le varie trappole e cercando di arrivare incolume alla fine dello stesso, pena la morte e il restart del livello stesso. Per fare questo
Willy può solo effettuare un salto o un doppio salto, non abbiamo armi, non possiamo fare strafe o corse, non possiamo agganciarci da nessuna parte, ne ci è concesso di utilizzare power up o bonus particolari,
Penarium di gioca con un solo tasto e i pulsanti di movimento per muoversi a destra e sinistra, e questo è il cuore del gameplay.
Parlando di controlli è doveroso discutere separatamente del sistema di controllo pensato per il pad e quello pensato per i dispositivi touch. Partiamo dalla versione console,
Penarium offre controlli reattivi e estremamente precisi, d’altra parte tutto il gameplay si basa e si fonda sulla precisione millimetrica e sulla prontezza di riflessi nello schivare le varie trappole che vengono proposte di volta in volta. Con il pulsante A possiamo effettuare il salto (e il doppio salto) mentre con l’analogico sinistro possiamo muovere
Willy per lo schermo.
Giocare a
Penarium pad alla mano è divertentissimo ed estremamente appagante, e soprattutto, quando sopravviene la morte (perché sopravviene sempre) ci si rende immediatamente conto che è causata da un errore umano e mai dal sistema di controllo.
Discorso leggermente diverso va invece fatto per la controparte mobile. Tallone d’Achille dei titoli mobile che richiedono grande precisione e reattività è, solitamente, il sistema di controllo. Gli schermi touch sono infatti poco inclini ad offrire dei sistemi precisi come sono invece richiesti nel caso di giochi come
Penarium.
Nel caso del titolo in questione la situazione non è nemmeno così tragica come in altri titoli, con il gioco che permette di decidere la posizione delle due pulsantiere virtuali (una dedicata ai movimenti e l’altra al salto). Pur essendo ottimizzati al meglio, nelle nostre run in mobile abbiamo trovato più volte la morte perché il maledetto touch non rispondeva come ci saremo aspettati, ma c’è anche da aggiungere che si è comportato moderatamente bene in altrettanti casi.
Sadismo a 8 bit
Dal punto di vista tecnico
Penarium offre un’ottima resa visiva sia su console che su smartphone. Il gioco utilizza una grafica in pixel art per presentare le disgraziate arene in cui deve cimentarsi il povero
Willy e c’è da dire che il lavoro grafico svolto è decisamente buono.
Durante le nostre partite non abbiamo riscontrato rallentamenti o freeze ne sulla versione XBOX One ne su quella Android. Un po’ povero il lavoro di design delle (sole) tre arene disponibili, mentre è molto buona la decisione di rendere le trappole e i sistemi di morte randomici per i livelli aumentando così la varietà durante il gameplay.
Le musichette che ci accompagnano durante le partite fanno da sottofondo senza essere noiose o senza mai infastidire il giocatore, sempre preso a non morire tra un salto e l’altro.