Owlboy è un platform old school con una grafica in pixel art come non se ne vedevano da tempo. Leggi la nostra recensione dell'ultima fatica di D-Pad Studio.
Owlboy è stato un titolo a lungo atteso, i ragazzi di D-Pad studio ci hanno messo otto anni per portarlo sui nostri pc, otto anni in cui hanno creato, limato e perfezionato, scritto e modificato la loro creatura.
La recensione di Owlboy analizza questi otto anni e cerca di far emergere pregi e difetti di un titolo che sembra uscito da una console dell'era 16 bit.
Una storia di gufi
Owlboy racconta la storia di un ragazzo gufo, Otus e della sua lotta contro i pirati robotici, esseri progettati per distruggere gli Owls abitanti dei cieli di Vellie e custodi di tre preziosi artefatti. Nei primi minuti, il gioco ci prepara a quello che vedremo per tutto il plot narrativo, con un breve tutorial che spiega le meccaniche di gioco e illustra ambienti e situazioni.
Praticamente subito troveremo uno dei nostri compagni d'avventura e, anche in questo caso, il gioco ci guida per apprendere rapidamente il sistema di interazione tra il nostro protagonista e i suoi bizzarri amici. Già, perchè Owlboy non esisterebbe se non ci fosse questo legame inseparabile tra il protagonista e i suoi gregari.
Molte situazioni di gioco possono essere risolte solo sfruttando le abilità combinate di Otus e dei suoi compagni.
Billy, Tegolino e Mega Drive
La prima cosa che ho pensato dopo aver avviato Owlboy da Steam è stata "Cacchio ma sono tornato indietro di oltre vent'anni??!!?!", si perchè fin dalla splash screen Owlboy trasmette questo senso di dejavù, questo look & feel di metà anni 90.
Tutto, dalla palette cromatica, alla, divina, realizzazione degli sprite in pixel art richiama a gran voce i platform dell'era a 16 bit che tanto mi avevano fatto divertire da ragazzino. Le similitudini con i platform del passato non si fermano alla parte tecnica, ma anzi prendono ancora più corpo quando, pad alla mano, si inizia a giocare.
La precisione millimetrica dei salti, il volo, lo sfondo in parallasse, un vero e proprio colpo al cuore, e tutto realizzato con una cura maniacale fino all'ultimo dettaglio. Di lavori in pixel art fantastici ne abbiamo visti molti anche negli ultimi anni, sopratutto quando molti studi indie hanno ripreso ad usare questa tecnica, un po' per staccarsi dalle grandi produzioni, un po' per questioni artistiche e un po' er il budget ma la cura riposta in Owlboy è difficile da trovare altrove.
Volare oh, oh
Owlboy pone il gameplay al centro dei suoi obiettivi, e realizza un centro pieno. Owlboy è una piccola perla di giocabilità, reintroduce meccaniche ormai perse e dimenticate.
Ad esempio riprende e rafforza l'interazione con i propri compagni, dove in un platform in due dimensioni per proseguire nel gioco dobbiamo appoggiarci a poteri e caratteristiche dei nostri gregari, dove l'avventura ha senso di essere vissuta con i fedelissimi amici perchè senza di loro non si potrebbe davvero arrivare alla fine. E così Owlboy prende il volo, letteralmente, tra scorci che strapperanno sorrisi ad ambienti che richiamano con forza luoghi già vissuti nell'infanzia di chi, come il sottoscritto, ha passato i pomeriggi davanti alla TV con gli amici e il Mega Drive (o il Super Nintendo!).
La manciata di ore che ci porteranno dagli insegnamenti del nostro maestro fino all'epilogo sono dense di avvenimenti e colpi di scena, di enigmi risolti e combattimenti, di eroi e nemici sconfitti. Il gioco non sfoggia una trama da Oscar, ne qualcosa di particolarmente originale, ma il titolo trasmette tutto l'amore che i ragazzi di D-Pad Studio hanno infuso in ogni singolo pixel.
Owlboy è la dimostrazione che l'amore e la caparbietà possono tutto. In un ambiente dove i titoli escono buggati e si va avanti a suo di patch pur di "rispettare" i tempi di consegna, D-Pad Studio si è presa tutto il tempo che gli serviva per portare sui nostri monitor una piccola perla e questo non va dimenticato. Dopo oltre otto ani di gestazione è arrivato un platform che deve essere giocato da ogni appassionato di videogiochi perchè li dentro c'è un pezzo di storia dell'industria videludica.
