Intrappolati sul fondo dell'oceano, l'aria che comincia a mancare e strane visioni, sono prodotte dalla mente o sono reali? Scandagliamo il fondale marino in Narcosis.
Come vi sentireste con uno scafandro da cinquecento chili addosso sul fondo dell’oceano e senza possibilità di comunicare con altro essere umano, condannati ad una morte quasi certa? E’ quello che si sono chiesti anche i ragazzi di Honor Code, opera prima di un gruppo di sviluppatori veterani dell’industria. Siete pronti ad immergervi in un incubo sottomarino il cui unico scopo sarà quello di sopravvivere? Si? Allora continuiamo nella nostra recensione di Narcosis.
Tutta l’avventura di Narcosis si sviluppa sott’acqua e più precisamente a Compass I, una base sottomarina completamente dedicata alla ricerca scientifica. Il progetto Oceanova ha avuto inizio nel 2016 e, dopo aver attirato l’attenzione del mondo intero per i risultati raggiunti, il team è riuscito ad ottenere un finanziamento importante e a costruire una base sott’acqua situata a due chilometri di profondità e a diverse migliaia di chilometri dalla costa, insomma un posto decisamente fuori dal mondo.
Nel febbraio del 2020 un terribile terremoto mise la parola fine all’intera struttura, devastando tutto quello che il gruppo di ricerca aveva costruito, la sorta di “piccola Rapture” aveva ceduto alla forza della natura. Noi impersoniamo Kip Mattas un ingegnere che lavorava al progetto Oceanova, scampati per miracolo all’incidente siamo gli unici sopravvissuti al terremoto e, con uno scafandro di cinquecento chili siamo incollati (letteralmente) al fondale marino, in costante carenza di ossigeno, senza possibilità di comunicare nulla col mondo esterno e braccati dai predatori del fondale oceanico. La narrazione e la trama sono un punto centrale di Narcosis, il titolo di Honor Code non fa niente per nascondere la sua natura da survival horror fortemente incentrato sulle emozioni e sulla tensione che conta di generare nel giocatore.
Gli sviluppatori sono stati molto bravi a raccontare la loro storia e a tenerci incollati alla tv fino ai titoli di coda con un gran colpo di scena finale, ed è proprio grazie a questa storia forte che siamo arrivati alla fine perché il gioco in se ha diversi problemi, ma ne parliamo poco più sotto.
Se dal punto di vista narrativo Narcosis mostra tutte le sue carte migliori con una storia interessante e ben narrata, con la voglia di scoprire di più sui nostri compagni d’equipaggio ormai passati a miglior vita, sulle loro storie e vite, dal punto di vista di mera giocabilità il titolo di Honor Code mostra il fianco a più di una critica. In effetti di cose da fare in Narcosis ce ne sono davvero ben poche, ma andiamo con ordine, la prima nostra preoccupazione sarà quella di recuperare l’ossigeno, elemento fondamentale per mantenerci in vita.
La nostra mastodontica (e pesantissima) tuta non ha riserve di ossigeno infinite e quindi dobbiamo continuamente cercare bombole o stazioni di rifornimento per evitare di morire soffocati, ma non solo, dobbiamo prestare anche tantissima attenzione a dove volgiamo lo sguardo, si perché quando Kip vedrà qualcosa che lo farà terrorizzare aumenteranno i battiti cardiaci e con essi il consumo di ossigeno. Questa trovata (che ha ancora più senso se giocate le versioni VR di Narcosis aumenta ancora di più la tensione durante la partita. La condizione psicologica del protagonista (e in parte quella del giocatore) è messa a dura prova, ci si ritrova infatti in fondo all’oceano, completamente tagliati fuori dal mondo in una lotta per la sopravvivenza senza tregua, anche se sappiamo benissimo di dover morire perché pur con tutte le bombole che possiamo trovare queste non saranno infinite.
Oltre alla ricerca dell’ossigeno avremo modo di scoprire le storie e le paure dei nostri ex colleghi e collaboratori in un turbine emozionale che ci farà riflettere in più occasioni. In fondo all’oceano il nostro protagonista non è solo, intorno a noi vivono specie marine pericolose che cercheranno di farci la pelle senza troppi problemi, scappare da queste ultime, o meglio ancora, utilizzare un approccio stealth è un’altra chiave del gameplay. Oltre ai mostri marini e alla mancanza di ossigeno dovremo anche fare i conti con delle visioni, probabilmente causate dallo stress e dall’ipossia e in questi casi sarà difficile scindere la fantasia dalla realtà. Da un punto di vista di “gioco” Narcosis non offre delle grandi possibilità ma la voglia di scoprire cosa succede e le storie dei nostri colleghi e il mistero che avvolge il tutto riesce a tenere incollato il giocatore fino alle battute finali. Il titolo di Honor Code andrebbe preso quasi più come un walking simulator che non quanto un survival horror.
Come potete vedere voi stessi dagli screenshot della recensione, le tinte privilegiate per tratteggiare il mondo di Narcosis sono prevalentemente scure e del resto non ci si poteva aspettare molto altro vista l’ambientazione sottomarina e claustrofobica del titolo. Il motore di gioco non spinge a fondo le moderne GPU ne le nostre console casalinghe, sembra che i ragazzi di Honor Code abbiano voluto sacrificare parte del dettaglio grafico e dell’impatto scenico generale sull’altare del VR e delle sue limitazioni.
Il titolo infatti, pur non mostrando una grafica carente, non brilla di dettagli e risoluzione delle texture ed è un peccato perché siamo sicuri che dal punto di vista tecnico si poteva fare di più (almeno per i sistemi privi di periferiche VR). La nota positiva è che Narcosis non mostra il fianco a rallentamenti o freeze e riesce a scorrere (seppur con tutta la lentezza dei movimenti in tuta) liscio come l’olio. Anche il comparto audio non brilla per originalità e suoni e musiche fanno il loro dovere senza infamia ne lode.
Narcosis è un esperimento riuscito a metà, dal punto di vista narrativo la storia vi resterà impressa per diverso tempo (sopratutto grazie alle battute finali), ma dal punto di vista videoludico la fatica di Honor Code non regala quelle soddisfazioni che ci aspettavamo dopo i trailer e le anteprime. Il gioco fatica ad essere un gioco e le soluzioni di game design adottate non si sposano felicemente con il contorno del titolo, le poche (fortunatamente) fasi platform poi potevano essere tranquillamente evitate. Riassumendo, se state cercando un titolo da “vivere” più che da giocare, per la propria storia e ambientazione allora ci sentiamo di consigliarvi senza remore Narcosis, sicuri che dal punto di vista narrativo il titolo di Honor Code non vi deluderà.
Trama 8.00
Gameplay 7.00
Arte e tecnica 7.00
storia interessante
gameplay non riuscitissimo