Mortal Kombat 11 si espande ancora
Mortal Kombat è una delle nostre saghe videoludiche preferite, ricordiamo ancora molto bene il senso di stupore davanti al cabinato del primo incredibile episodio della serie, erano gli inizi degli anni 90 e
Ed Boon e
John Tobias mostrarono al mondo un titolo crudo, violento e dannatamente divertente. Di tempo ne è passato e la serie ha avuto alti e bassi ma la qualità dei capitoli degli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti:
Mortal Kombat 11 ci ha poi letteralmente elettrizzato. E quando tutti si aspettavano l'annuncio di un nuovo capitolo Ed Boon e i suoi ragazzi hanno annunciato una nuova espansione:
Aftermath. Continuate a leggere la nostra
recensione di Mortal Kombat 11: Aftermath se volete saperne di più su questo nuovo contenuto perchè di carne al fuoco ce ne è davvero molta.
La trama di Mortal Kombat 11: Aftermath
In forte controtendenza con praticamente tutto l'universo dei picchiaduro,
Mortal Kombat ha sempre dato grande importanza alla trama e alla narrazione e la sua espressione massima la troviamo proprio nel suo undicesimo capitolo (come potete leggere nella nostra
recensione di Mortal Kombat 11). I dodici capitoli dell'originale ci avevano colpito sia per la qualità della scrittura che per la loro realizzazione dal punto di vista cinematografico e di regia. Questa nuova espansione segue la stessa strada di
Mortal Kombat 11 proponendo una nuova linea narrativa composta da cinque capitoli carichi di colpi di scena.
Come scrivevamo poco sopra, la trama è uno degli elementi portanti del titolo quindi non vogliamo assolutamente spoilerarvi nulla, vi basti sapere che, i ragazzi di
Netherrealm Studios sono stati molto bravi nel costruire una trama che potesse collegarsi ai fatti del titolo principale senza creare troppi problemi o sovrapposizioni e dando, al contempo, spazio ai nuovi personaggi aggiunti in
Aftermath e nei precedenti DLC.
Mortal Kombat 11: Aftermath presenta al giocatore una nuova sequenza di eventi che si intrecciano con quelli già vissuti in Mortal Kombat 11 ma visti da un punto di vista completamente diverso. Nell'incipit del titolo vediamo un ritrovato
Shan Tsung fare la sua comparsa al cospetto di
Raiden e
Liu Kang (diventato il Dio del Fuoco nonchè protettore della Terra) per aiutarli nel controllo del tempo visto che Kronika è passata a miglior vita. Lo stregone avverte la nuova divinità che, pur con tutta la sua potenza, non potrà controllare la clessidra di
Kronika poichè la corona di quest'ultima è stata distrutta con essa e, niente corona, niente controllo del tempo. Il piano di Shang Tsung è semplice, tornare indietro nel tempo poco e fare in modo che la corona non venga distrutta, in questo modo Liu Kang potrà rimettere a posto le cose senza troppi problemi.
Ovviamente, ne Raiden ne Liu Kang si fidano (a ragion veduta) di Shang Tsung e proprio per questo inviano in missione con lui anche
Fujin (new entry di Aftermath) e
Nightwolf. Durante i cinque capitoli che compongono il nuovo arco narrativo avrete modo di giocare anche nei panni di
Sheeva, graditissimo ritorno,
Fujin,
NightWolf ecc. Insomma Aftermath cerca di dare la giusta importanza non solo ai nuovi elementi del roster ma anche ai personaggi aggiunti con i precedenti DLC (facenti comunque parte dell'universo di
Mortal Kombat). Se da una parte è vero che cinque capitoli non sono moltissimi (anche se c'è da considerare che sono quasi la metà di quelli originali), va detto che la scrittura e la messa in scena di questi è stata curata nei minimi dettagli e la sola campagna vale, probabilmente, il prezzo del biglietto (specialmente per i fan di lunga data).
Il gameplay di Mortal Kombat 11: Aftermath
E che novità porta la nuova espansione sotto il profilo del gameplay? Beh, pad alla mano Aftermath non cambia di una virgola il feeling del titolo con i colpi assestati (e ricevuti) che si sentono alla grande. La grossa novità di questa espansione, è però da ricercarsi nei nuovi combattenti che vanno ad aggiungersi al già importante roster di
Mortal Kombat 11 e del suo
Kombat Pack. L'idea degli sviluppatori era quella di andare ad ampliare li roster dei combattenti, presentare un nuovo punto di vista della modalità storia e reintrodurre le
Friendship e le fatality legate agli stage. Ed è proprio partendo dalle Friendship che inizieremo a parlare del gameplay di Aftermath.
Inutile ricordare che le fatality sono state forse l'elemento che più ha spinto il brand di Mortal Kombat, soprattutto sul primo e sul secondo capitolo. L'idea di poter finire letteralmente gli avversari è sempre stato un forte motivo di traino per la serie. Durante le varie incarnazioni del brand abbiamo visto queste mosse finali evolversi, interagire con gli stage e buttarla, per quanto possibile, in caciara. Abbiamo visto le
Babality dove l'avversario tornava bambino (con la conseguente umiliazione), abbiamo visto le fatality che interagivano con l'ambiente degli stage (dove ad esempio, il malcapitato di turno finiva scaraventato in un ponte o in una vasca di acido) e abbiamo visto le
Friendship dove il giocatore prende in giro l'avversario anzichè finirlo.
In
Mortal Kombat 11: Aftermath ritornano le Friendship e lo fanno in grande stile, insieme ad esse tornano anche le fatality legate agli stage dei combattimenti, dobbiamo dire che i ragazzi di Netherrealm Studios sono riusciti a trasporre tutto il fascino e il carisma di questi colpi finali anche in Aftermath e, per i più anziani sostenitori della saga, sono sicuramente un gradito ritorno.
La parte da leone dell'espansione sul piano del gameplay la fanno però i nuovi personaggi: tre sono le aggiunte che rendono decisamente appetitosa questa nuova espansione, ma andiamo con ordine. Graditissimo il ritorno di
Sheeva che mancava da molto (troppo) tempo in un MK. La guerriera Shokan offre un approccio ai combattimenti bilanciato e si presta molto bene ad essere usata anche da chi non è un grande esperto di picchiaduro.
Fujin è il secondo guerriero di cui potremo prendere il controllo, fratello di Raiden, Fujin è anche la new entry più difficile da usare: un combattente completo che riesce a tenere sotto torchio l'avversario con mosse rapide e combo anche dalla distanza. Infine, l'elemento "disturbatore" della serie è rappresentato, questa volta, da
Robocop: il famoso poliziotto robot arriva nell'universo di
Mortal Kombat (pronto a scontarsi col T-800 presente nel
Kombat Pass). Robocop ci è sembrato il personaggio però meno riuscito tra i tre, molto sbilanciato sugli attacchi a lungo raggio non riesce ad essere efficace negli scontri corpo a corpo.
L'arte e la tecnica di Mortal Kombat 11: Aftermath
Sul comparto grafico e tecnico di
Mortal Kombat 11: Aftermath non abbiamo molto da dire, il titolo è dotato di un carisma decisamente sopra le righe, come abbiamo già ampiamente espresso nella nostra
recensione di Mortal Kombat 11, anche in Aftermath segue le orme (e l'inconfondibile stile dettato da Ed Boon e dal suo team).
Dal punto di vista prettamente artistico Aftermath si incastra alla perfezione nell'universo di Mortal Kombat, troviamo come sempre sangue e violenza in abbondanza ma il graditissimo ritorno delle
Friendship riesce, spesso, a sdrammatizzare la scena. Ottimo il design dei nuovi personaggi,
Fujin,
Sheeva e
Robocop sono perfettamente caratterizzati e doppiati (vi ricordiamo che
Mortal Kombat 11: Aftermath è completamente localizzato in italiano). Ottima anche la caratterizzazione di Fujin e Sheeva costruita attraverso l'epica modalità storia.
Sotto il profilo tecnico
Mortal Kombat 11: Aftermath si è dimostrato all'altezza delle aspettative, durante le nostre prove su
XBOX One X non abbiamo mai riscontrato rallentamenti o problemi e il frame rate è rimasto sempre granitico (conditio sine qua non per ogni picchiaduro che si rispetti). Ottima anche la scelta delle palette cromatiche e dell'accompagnamento musicale.