Milanoir ci porta in una Milano corrotta dalla criminalita' degli anni '70. Tra sparatorie e tradimenti viviamo le avventure di Pietro Sacchi per le strade del capoluogo lombardo.
Il gruppo di sviluppatori (nostranissimi) Italo Games ci regala una diapositiva di una Milano anni ’70 che tanti di noi non conoscono, una Milano stretta da una morsa criminale che si pensa sia lontano anni luce dagli archi e guglie del Duomo e dallo sguardo della famosa Madonnina. Caricate la vostra pistola e seguite le avventure di Pietro Sacchi tra sparatorie e vita cittadina nella nostra recensione di Milanoir.
Italo Games ha imbastito una trama semplice per il suo twin stick shooter in salsa action, una trama che non vi farà contorcere il cervello o le budella ma che, al contempo, riesce a regalare soddisfazioni e colpi di scena di sicuro interesse. Solitamente vi raccontiamo i primi minuti, le prime scene di un gioco proprio per farvi addentrare nelle atmosfere che gli sviluppatori hanno pensato per voi, ma non stavolta. Si questa volta dovrete fidarvi di noi quando vi diciamo che i colpi di scena arriveranno molto prima di quanto crediate.
Vi basti sapere che impersoniamo Pietro Sacchi, un vero e proprio duro, uno che con la malavita ci convive fin da ragazzo. Pietro non ha paura di tirare fuori l’arma e freddare criminali della sua stessa specie, Pietro è uno che nella criminalità ci ha vissuto, praticamente ogni giorno della propria vita.
A Milano lavora per un capomafia siciliano: Don Lanzetti, uno che non ci va troppo a cuor leggero quando si tratta di risolvere problemi e Pietro e uno che di problemi non se ne fa. Vi troverete invischiati in questo pantano di malavita fin dai primi minuti di gioco e fin dai primi attimi vi renderete conto del carisma che Pietro riesce a trasmettere, anche se arriva con un motorino, anche se stilisticamente non ha niente di particolare: Pietro è uno con cui non bisogna scherzare, mai. “Paura eh?” E qui ci potrebbe stare Carlo Lucarelli mentre racconta storie di mafia, sangue e tradimenti.
Pad alla mano Milanoir esprime la sua natura twin stick shooter senza troppe remore, fin dai primi minuti saremmo chiamati ad usare più le dita che la testa e ci si rende perfettamente conto di quanto, seppur semplice, il sistema di shooting sia stratificato e mai banale. Con un analogico controlliamo Pietro, mentre col secondo prendiamo la mira e direzioniamo i nostri colpi, muoversi tra i proiettili nemici, scansare con piccole capriole avversari armati di coltello o il fuoco degli avversari non è semplicissimo.
Milanoir in effetti non fa nulla per rendere “facile” il suo gameplay, sopratutto nelle fasi iniziali vedrete il vostro avatar morire sotto i colpi nemici più volte e ogni volta che analizzerete dentro di voi le cause della morte risalirete all’errore commesso. E’ proprio questo sistema, forse punitivo, che sprona i giocatori a proseguire, a dire “non posso farmi ammazzare in questo modo!” e a riprovare, ancora e ancora. Pietro non è un arsenale semovibile, utilizza la sua fidata pistola e, solo occasionalmente, può procurarsi qualche arma più “potente”, proprio per questo il gameplay di Milanoir è sempre bilanciato, in costante equilibrio tra la vita e la morte del nostro protagonista.
Prendere confidenza con i comandi porta via un po’ di tempo, riuscire a utilizzare al meglio il sistema di fuoco e quello di schivata non è facile ma una volta appresi i comandi base crivellare di colpi i nostri avversari sarà decisamente soddisfacente. Milanoir implementa anche un sistema di coperture interessante, soprattutto per il fatto che le coperture non sono eterne e che quindi nascondersi dietro ad un cassa, ad esempio, non garantisce l’incolumità del nostro protagonista. Come in una partita a biliardo, anche Pietro può giocare di sponda, infatti sparare ai cartelli stradali permette al nostro (anti)eroe di eliminare avversari che ci sembrano irraggiungibili.
Molto buone anche le boss fight che sono in grado di dare del filo da torcere sopratutto la prima volta che vengono combattute, imparare i pattern del boss di turno e trovare tempistiche e punti deboli non è così facile come sembra.
Se c’è una cosa che si nota subito in Milanoir è la cura che i ragazzi di Italo Games hanno messo nella realizzazione degli ambienti e dei personaggi: tutto in Milanoir richiama a gran voce quella Milano anni ’70 che ritroviamo in diversi film.
Chi conosce Milano non farà fatica a ritrovare ambienti e luoghi familiari, forse perché non siamo molto abituati a vedere una città Italiana all’interno dei videogiochi ma vedere e sentire luoghi conosciuti è sicuramente piacevole. Così come le ambientazioni, anche i personaggi tratteggiati dai ragazzi di Italo Games sono carichi di carisma e sopra le righe al punto giusto. Milanoir è esagerato, stereotipato e forse proprio per quello fa vivere quella atmosfere “spaccona” che si adatta perfettamente ad un titolo di questo tipo.
A livello tecnico la grafica in pixel art fa il suo sporco lavoro e, a parte il riutilizzo forse eccessivo di alcuni assets, si attesta su ottimi livelli. Inutile dire che non abbiamo riscontrato problemi di sorta durante il nostro gameplay, nessun rallentamento ne blocco del titolo (abbiamo provato la versione XBOX One) hanno rovinato le nostre partite. Ottima la colonna sonora, in linea con l’arco temporale e con il mood generale del titolo. Infine, manco a dirlo, Milanoir è sottotitolato in italiano e quindi ampiamente fruibile da tutti i giocatori, anche quelli che non masticano una parola di inglese.
Milanoir è un titolo che ha carisma da vendere, le ambientazioni e l’aria che si respira in questa riproduzione di Milano degli anni ’70 lo farà amare immediatamente ad una trafila di persone. Il lavoro dei ragazzi di Italo Games soffre però anche di qualche problema, soprattutto relativamente al gameplay, o meglio alla curva di apprendimento dei comandi. Utilizzare al meglio Pietro ci porterà via parecchio tempo ma una volta presa dimestichezza con le meccaniche di gioco arriveranno anche le soddisfazioni.
Trama 8.00
Gameplay 8.00
Arte e tecnica 8.00
è ambientato a milano!
divertente e frenetico
curva di apprendimento ripida