Pagare i propri errori
Oggi parliamo di un roguelike che ha saputo rubarci ore e ore della nostra estate: stiamo parlando di
Madshot, titolo sviluppato dai ragazzi di
Overflow e pubblicato da
HOOK (che ringraziamo per averci fornito un codice per poter testare il gioco). Ogni volta che proviamo un roguelike diciamo che il genere è stra-abusato ma, molto spesso, troviamo qualcosa di interessante in ogni produzione, anche quella che, a prima vista, può sembrare più insignificante. Ovviamente anche nel lavoro di
Overflow abbiamo trovato spunti interessanti e qualcosa da rivedere ma andiamo con ordine e proseguiamo nella
recensione di Madshot per PC (giocato su Steam Deck).
La trama di Madshot
Cominciamo come al solito parlando della
trama di Madshot, trama che come potrete ben immaginare non è certamente in lista per il premio Strega di quest'anno. Ovviamente non si gioca ad un titolo come
Madshot per la sua trama o la sua narrazione ma, come diciamo spesso, avere un comparto narrativo che superi (anche di poco), la sufficienza aiuta sempre a creare il giusto contesto e a immergere più facilmente il giocatore nel mondo di gioco. C'è da dire che Madshot utilizza un'ambientazione decisamente iconica ed evocativa, il mondo di gioco è infatti chiaramente ispirato a
Cthulhu e ai racconti che da quell'universo ne derivano.
Al netto della nostra introduzione che evidenzia come dal punto di vista narrativo
Madshot non faccia propriamente la differenza rispetto ai suoi competitor resta il fatto che un incipit lo ha e risulta anche funzionale al titolo stesso. La trama di Madshot vede il nostro protagonista alle prese con la ricerca della vita eterna, un po' come un novello alchimista anche il nostro eroe (
o non-eroe a seconda dei punti di vista ndr.) sta infatti disperatamente cercando un modo per evitare la morte e le sue ricerche lo conducono ad un punto di svolta: se vuole avere la vita eterna deve eseguire un rituale. Rituale che il nostro protagonista, ovviamente, esegue e che, manco a dirlo, scoperchia un vero e proprio
Vaso di Pandora lasciando che demoni e altre atrocità facciano il bello e il cattivo tempo.
Dopo aver combinato tutto questo casino non ci resta che prendere il toro per le corna ed avventurarci nelle lande di Cthulhu per porre fine, una volta per tutte, a questa invasione. È con questo incipit che ci ritroviamo con la faccia da Cthulhu pronti a sterminare tutto quello che ci passa davanti. Al netto della trama un po' deboluccia va sottolineato come il filo narrativo sia estremamente funzionale al gameplay. Resta inoltre da aggiungere che
Madshot è localizzato in italiano rendendo il titolo perfettamente fruibile anche da chi non ha dimestichezza con la lingua inglese.
Il gameplay di Madshot
Se la trama di
Madshot non ci ha propriamente convinto lo stesso non si può dire per il
gameplay della produzione che invece risulta centrato e con un suo senso. Partiamo dalle basi: stiamo parlando di un platform roguelike bullet hell, che già detto così suona male ma che, almeno, individua subito i tre punti cardine della produzione. Madshot prende spunto da produzioni ben più blasonate e, a prima vista, si può immediatamente identificare un chiaro riferimento a
Dead Cells (e se non sapete di cosa stiamo parlando andate, per l'amor di Dio, a leggere immediatamente la
nostra recensione a riguardo) con un gameplay platform decisamente frenetico.
Madshot risulta divertente e difficile al punto giusto: gli scontri non sono mai banali ma nemmeno impossibili
Se nel titolo di
Motion Twin però la progressione veniva scandita livello dopo livello in base ad una scelta specifica del giocatore (che poteva decidere che strada prendere verso l'ambiente successivo in
Madshot al termine del livello vi troverete a dover scegliere il percorso un po' come avviene in
Slay The Spire andando a scegliere quindi anche che tipo di minaccia o bonus dovrete affrontare. Certo, i livelli di Dead Cells sono molto più complessi e articolati rispetto a quelli di Madshot ma anch'essi sono generati casualmente e l'approccio alle piattaforme è molto simile tra i due titoli.
Pad alla mano (o tastiera e mouse a seconda delle vostre preferenze)
Madshot risulta estremamente godibile con
un gameplay quasi da twin stick shooter: il nostro protagonista potrà infatti sparare in una direzione e spostarsi verso tutt'altra parte schivando avversari e trappole e cercando di resistere fino all'ultimo nemico presente a schermo. I vari livelli di Madshot funzionano un po' come delle orde, con gli avversari che sbucano dalle fottute pareti (ad eccezione dei boss) e che cercano di porre fine alla vostra vita in una infinità di modi diversi. È così che ogni partita di Madshot si trasforma in una sorta di valzer tra pallottole avversari e quant'altro: il tutto per sopravvivere fino alla fine, potenziarsi e diventare sempre più letale. Tenete sempre a mente però che la salute non si rigenera tra un livello e l'altro (a meno di casi eccezionali). Il numero di armi a disposizione è decisamente alto e ogni giocatore potrà trovare il suo schema preferito tra i molti disponibili.
L'arte e la tecnica di Madshot
Abbiamo particolarmente apprezzato il comparto visivo e artistico della produzione:
Madshot non cerca di mettere a video qualcosa di sontuoso ma il design di personaggi e ambientazioni oltre che della direzione artistica in generale ci è sembrato lineare e ricercato. Ovviamente Madshot prende molti spunti dalla lore di
Cthulhu e di tutto quello che gira intorno a quel mondo ma dobbiamo dire di essere stati piacevolmente colpiti sia dal design del protagonista (che troviamo decisamente iconico) che da quello degli avversari.
Abbiamo giocato a
Madshot su Steam Deck e la portatile di casa
Valve ha retto senza problemi e in effetti il motore di gioco non è decisamente pesante. Durante le nostre partite non siamo per altro incappati in problemi di sorta o blocchi che potessero rovinare l'esperienza di gioco. Resta da dire che, a livello di controlli, Madshot si gioca meglio con mouse e tastiera, sopra tutto durante le fasi più concitate del gameplay.
Molto bene anche il comparto sonoro che svolge degnamente il suo lavoro.