I cari, vecchi, anni 90
Siete pronti ad un tuffo negli anni 90? Un tuffo di quelli forti, di quelli che ti fa tornare alla mente
The Elder Scrolls: Daggerfall, di quelli che ti porta d'un colpo a
Wizardry, mica pizza e fichi eh. Ecco allora tenetevi forte perchè il viaggio che faremo oggi va esattamente in quella direzione: oggi parliamo di
Legends of Amberland: The Forgotten Crown, titolo sviluppato (per altro) da una sola persona! Forza, recuperate armature, scudo, sacco a pelo e seguiteci nella nostra
recensione di Legends of Amberland: The Forgotten Crown per Nintendo Switch.
La trama di Legends of Amberland: The Forgotten Crown
"Eravamo quattro amici al bar", iniziava così la canzone di Gino Paoli e noi, fortunatamente, siamo in più di quattro amici, sono sei i compagni di avventura che ci porteremo dietro per aiutare il
Grande Mago che, senza darci troppe spiegazioni, ci invita a recarci di gran fretta a palazzo perchè "questioni molto urgenti" attendono di essere discusse.
La trama non è certamente originale ma tutto l'intreccio narrativo riesce a reggere per tutta la durata dell'avventura e a dare un senso al nostro peregrinare da un posto all'altro della mappa.
Corona d'Ambra è andata perduta è spetterà a noi riportarla al sovrano. Questa corona non è un semplice copricapo ma è uno strumento dall'immenso potere, strumento che è diventato l'oggetto del desiderio anche del capo indiscusso degli Ogre che sta mobilitando tutto il suo esercito pur di potersene impossessare (ecco il motivo per cui fin dall'inizio dell'avventura avrete a che fare con i pelleverde!).
Inutile dire che esplorare le pixellose terre di
Amberland sia divertente e che il titolo ci offra, come da tradizione degli RPG di stampo occidentale, una miriade di quest e sottoquest che ci terranno impegnati per tutta la durata della nostra missione. Dobbiamo però evidenziare come la
mancanza della lingua italiana potrebbe causare qualche problema di troppo a chi non ha dimestichezza con l'inglese.
Il gameplay di Legends of Amberland: The Forgotten Crown
Se già dall'aspetto estetico si può notare come
Legends of Amberland: The Forgotten Crown sia una vera e propria lettera d'amore ai giochi di ruolo "a scacchiera" degli anni 90, la controprova e conferma arriva dal gameplay: il titolo sviluppato da
Chris Ko?mik è un gioco che sembra aver appicciato il bollino "1995" sulla confezione.
Appena preso in mano il nostro
Nintendo Switch il titolo ci chiede di formare il nostro party e qui abbiamo due strade davanti a noi: possiamo creare e personalizzare ogni singolo membro del nostro gruppo (composto da sei eroi) e dedicare molto tempo nella scelta di ogni singola specifica oppure utilizzare dei preset che il titolo mette a disposizione. Noi abbiamo optato per questa seconda ipotesi e dobbiamo dire di essere soddisfatti del nostro party: il gruppo ci è sembrato infatti ben assortito e ben bilanciato. Certo ogni amante dei giochi di ruolo ha la possibilità di sbizzarrirsi e di creare un gruppo con un background particolare.
Una volta messo piedi fuori dalla locanda ci troviamo per strada e da questo momento si vede come il titolo "profumi di anni 90" ad ogni pixel: intorno a noi vediamo solo una strada lastricata, boschi e montagne ma le sensazioni, rispetto a quando giochiamo a
Skyrim per esempio, sono molto diverse: qui la fantasia galoppa ed è il nostro cervello che crea tutto quello che il titolo non ti mostra: gli animaletti del sottobosco, il caldo del sole ecc ecc. Insomma ci è sembrato di fare un tuffo nel passato, in un mondo i cui i giochi ti davano una traccia, un input ed eri tu a costruire (davvero) il mondo intorno a te.
Pad alla mano
Legends of Amberland: The Forgotten Crown si fa giocare come farebbe qualsiasi altro titolo, dello stesso genere, arrivato prima di lui: ci muoviamo su una scacchiera a turni, qui possiamo interagire con quello che vediamo intorno a noi o con i nemici: possiamo decidere di evitarli, oppure di gettarci nella mischia, possiamo leggere quel cartello che indica qualcosa, riposarci ai margini di un bosco o proseguire col favore delle tenebre. Ovviamente, come ogni GDR che si rispetti, anche
Legends of Amberland: The Forgotten Crown ha le sue regole e l'esito di ogni azione che compiamo è il risultato di un lancio di dadi virtuale. I nostri eroi possono evolvere nel gioco, crescono di livello e possiamo equipaggiarli come meglio crediamo, insomma: possiamo giocare di ruolo come meglio crediamo. Il combat system è molto semplicistico ma non per questo poco profondo e non è rado vedere qualcuno dei nostri compagni perire sotto i colpi del nemico o restare gravemente ferito.
Ovviamente, il titolo si porta dietro non solo i pregi dei difetti dei titoli anni 90 ma anche parte dei loro difetti: al giorno d'oggi siamo abituati a poter esplorare e vedere ogni cosa, ogni casa, ogni alloggio: in
Legends of Amberland: The Forgotten Crown questo non è possibile, vi capiterà di vedere una città sulla mappa e, una volta che ci "sarete entrati" vi troverete in una schermata dove potrete far expare i vostri eroi o riposare per la notte: ben diverso dalle città "vive" dei gdr di oggi.
L'arte e la tecnica di Legends of Amberland: The Forgotten Crown
Inutile dire che
abbiamo adorato alla follia la direzione artistica di Legends of Amberland: The Forgotten Crown. Ovviamente un gioco di questo tipo non va approcciato (e confrontato) come faremmo con i titoli attuali, il titolo pubblicato da
Pineapple Works va visto con un suo occhio, con un metro di paragone che non è quello degli standard attuali dell'industria videoludica.
Lo sviluppatore ha fatto un ottimo lavoro nel riproporre ambientazioni, meccaniche e soluzioni dei titoli degli anni 90, tanto che
Legends of Amberland sembra davvero uscito da quegli anni: la riprova di tutto questo sono le sensazioni che il titolo è riuscito a suscitare in noi mentre ci giocavamo. Ottima la scelta delle palette cromatiche, ottimo l'uso forzato di una pixel art scarna, quasi estrema che riesce però a regalare dei veri e propri quadri a 16 bit.
Tecnicamente parlando non abbiamo riscontrato problemi e, a parte la mancanza della lingua italiana, sul titolo (dal piano tecnico) non abbiamo critiche da fare. Certo qualche situazione ci è sembrata un po' troppo affollata, in altri casi invece il mondo di gioco ci è sembrato fin troppo spoglio ma nulla che possa influire davvero negativamente sul giudizio finale.
Ottima anche la resa visiva su Nintendo Switch.