Un nuovo metroidvania
Oggi vogliamo parlarvi di
INAYAH: Life After Gods, un nuovo esponente del genere
metroidvania sviluppato da
ExoGenesis Studios. Abbimao avuto modo di provare il titolo grazie ad un codice messoci a disposizione da
Headup (
che ringraziamo ndr.) ed oggi siamo qui per raccontarvi come è andata. Questo action-platformer 2D con elementi RPG promette un’esperienza ricca di sfide, ambientata in un mondo post-apocalittico splendidamente disegnato a mano. Curiosi di sapere se mantiene le promesse? Seguiteci nella nostra
recensione di INAYAH: Life After Gods per PC.
La trama di INAYAH: Life After Gods
In
INAYAH: Life After Gods ci ritroviamo catapultati in un mondo in rovina, frammentato da un passato in cui le divinità camminavano tra gli uomini. La protagonista, Inayah, è un’orfana cresciuta ai margini di una società divisa e priva di speranza. Non è la classica eroina designata, ma una figura fragile, decisa però a spezzare il ciclo di silenzio e rassegnazione. Guidata dallo spirito del suo mentore scomparso, la giovane si mette in cammino alla ricerca della propria tribù e, forse, anche della verità su cosa è accaduto alle divinità stesse. L’universo narrativo che il team di sviluppo ha costruito è un miscuglio di spiritualità, scienza decaduta e umanità, dove la tecnologia è sacra e gli spiriti hanno voce.
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Man mano che ci addentriamo nei diversi biomi, incontriamo personaggi che ci raccontano frammenti di storia, visioni contrastanti su cosa siano davvero gli dei e cosa significhi “salvezza”. Ogni incontro rappresenta un crocevia narrativo, e le scelte compiute avranno un impatto tangibile sul mondo di gioco e sulla protagonista. I finali multipli sono costruiti proprio su questa base: chi vogliamo diventare in questo mondo che ci osserva, giudica e muta con noi? Le decisioni prese durante il cammino non sono mai banali, e in più di un’occasione ci siamo trovati a riflettere su ciò che avevamo fatto (
un paio di scene ci hanno colpito parecchio ndr.).
L’approccio narrativo è ambientale e spesso sottile: non troveremo lunghi monologhi, ma piuttosto simbolismi, architetture che parlano, e testi sacri decifrabili che rivelano il peso di un passato mitico. Questo tipo di narrazione ricorda per certi versi le atmosfere criptiche di titoli come
Hyper Light Drifter o
Hollow Knight, dove l’interpretazione è lasciata al giocatore. I dialoghi principali sono comunque ben scritti, anche se non sempre doppiati in modo efficace. Per fortuna
INAYAH: Life After Gods è localizzato in italiano, con sottotitoli che ci hanno permesso di immergerci nella storia senza barriere linguistiche.
Il gameplay di INAYAH: Life After Gods
Il
gameplay di INAYAH: Life After Gods si basa su una solida struttura metroidvania, con una mappa interconnessa e sezioni che si sbloccano solo una volta ottenute determinate abilità. Inayah può contare su un guanto multifunzione, una vera e propria estensione del suo corpo, che può trasformarsi in tre armi differenti: lame gemelle, flagello e maglio. Queste armi non sono solo strumenti di offesa, ma diventano fondamentali anche per il platforming e l’esplorazione. Ci siamo spesso trovati a dover usare la frusta per oscillare tra le pareti e poi passare rapidamente al maglio per sfondare barriere. Questo tipo di fluidità rende ogni segmento di gioco dinamico e coinvolgente.
INAYAH: Life After Gods si dimostra un metrodivania solido, in grado di appassionare i fan del genere e non solo
Ogni
arma ha un proprio albero delle abilità, e la progressione è tutt’altro che lineare. Non si può sbloccare tutto: scegliere di investire punti in una direzione significa rinunciare ad altre. Questa limitazione spinge il giocatore a riflettere sul proprio stile di gioco. Preferiamo uno stile rapido e aggressivo, o una strategia più lenta ma devastante? In più, ogni arma ha una sua utilità anche nel risolvere puzzle ambientali, aggiungendo varietà alla formula. C’è anche un
sistema di crafting basilare per potenziare equipaggiamento e oggetti consumabili, ma non è mai davvero centrale nell’esperienza.
I boss sono l’elemento più riuscito del gameplay: ce ne sono oltre venti, ognuno con una propria identità e pattern unici. Sono sfide dure, che mettono alla prova non solo la nostra abilità ma anche la comprensione del moveset a disposizione. Alcuni boss ci hanno dato filo da torcere per ore (la seconda fase del boss del tempio sotterraneo ci ha fatto penare ndr.), ma ogni sconfitta è stata un’occasione per capire meglio i tempi e le meccaniche. Il gioco offre diverse opzioni di difficoltà, e la modalità “custom” permette anche ai meno esperti di godere dell’avventura senza rinunciare alla sfida.
L'arte e la tecnica di INAYAH: Life After Gods
Visivamente,
INAYAH: Life After Gods è un piccolo gioiello. Tutto, dai fondali ai nemici, è stato disegnato a mano con un’attenzione maniacale ai dettagli. I biomi sono profondamente differenti tra loro: si passa da foreste lussureggianti a deserti coperti di rovine antiche, da templi sommersi a cieli elettrici costellati di frammenti fluttuanti. L’estetica richiama l’arte tribale mescolata a influenze sci-fi decadenti. Non ci sono mai due ambienti uguali, e ogni area trasmette un’identità visiva precisa. A colpirci è stata la scelta cromatica: ogni zona ha una palette dominante che influisce anche sull’umore e sul ritmo dell’esplorazione.
Dal punto di vista tecnico il gioco gira bene su
PC, anche su configurazioni mid-range. Abbiamo notato qualche rallentamento nei caricamenti iniziali e in alcune transizioni tra zone, ma nulla che comprometta seriamente l’esperienza. Un dettaglio curioso (
ma fastidioso ndr.) è l’assenza di effetti sonori durante il viaggio rapido, che spezza un po’ l’immersione. Il sistema di controllo è preciso, anche se nelle sezioni più frenetiche può capitare di sbagliare arma se non si ha la padronanza del layout (
una mappatura personalizzata dei comandi avrebbe risolto tutto ndr.). Il level design in generale è ispirato e ben strutturato, anche se in alcuni casi la sovrabbondanza visiva può rendere difficile distinguere gli elementi interattivi dallo sfondo.
Ottimo il comparto sonoro: la colonna sonora riesce a creare la giusta atmosfera, accompagnando i momenti di esplorazione con melodie eteree e sostenendo i combattimenti con ritmi incalzanti. Il doppiaggio in inglese, purtroppo, è il punto più debole. Le performance non sono sempre convincenti, soprattutto nei momenti emotivamente più carichi. Per fortuna, come già accennato,
INAYAH: Life After Gods è localizzato in italiano, e i sottotitoli fanno un ottimo lavoro nel restituire il significato delle battute anche quando l’interpretazione vocale non è all’altezza.