Siamo fatti così, siamo proprio fatti così
Nel pieno degli anni 90 impazzava sulla TV una serie animata che è rimasta nel cuore di molti:
Siamo fatti così, era questo il titolo del cartone nato dalla matita di
Albert Barillé verso la fine degli anni 80. Il cartone portava i ragazzini alla scoperta del corpo umano rappresentato come una sorta di micromondo con protagonisti virus, piastrine, globuli rossi, bianchi e chi più ne ha più ne metta. Oggi siamo qui a parlarvi di un titolo che, per certi versi, ricorda da vicino l'opera del fumettista francese:
Homo Machina. In Homo Machina esploriamo il corpo umano rappresentato come una serie di macchine degli anni 20; la cosa si fa interessante vero? Allora seguiteci nella nostra
recensione di Homo Machina.
La trama di Homo Machina
Partiamo subito col dire che
Homo Machina non non ha una trama in senso stretto, il titolo sviluppato da
Darjeeling è un puzzle game che utilizza un piccolo pretesto narrativo per portarci ad esplorare praticamente ogni organo del nostro organismo. E' difficile anche definire il protagonista del gioco: infatti, al netto dell'uomo che "si presta" ad essere il contenitore di questo micromondo i protagonisti variano di organo in organo.
Certo una certa attenzione viene attribuita al "governo centrale" del nostro corpo, il cervello, che coordina e dirige i vari organi per preparare l'uomo ad una serata speciale. Il gioco inizia al mattino presto, quando il "protagonista" deve alzarsi e tirarsi su dal letto, fare colazione e prepararsi alla giornata di lavoro perchè, a quanto pare, si prospetta una serata molto interessante e decisamente galante.
Eccoci quindi a prende le redini della questione, dobbiamo mangiare, aprire gli occhi e attivare i nostri organi e i nostri sensi; ogni "momento" vede protagonisti diversi personaggi (piccoli umani) che vivono all'interno dell'organismo e che come in una fabbrica degli anni 20 devono mettere in moto i vari meccanismi. E' tutta qui la trama di Homo Machina, un delizioso pretesto per metterci al comando della "macchina uomo" e farci vivere un'avventura breve (lo potete portare a termine in meno di due ore) ma decisamente evocativa e "magica".
Il gameplay di Homo Machina
Homo Machina è un puzzle game semplice nelle meccaniche e immediato ma non per questo poco profondo. Il titolo pubblicato da
ARTE Experience non ha bisogno di un tutorial per insegnare le meccaniche di gioco, è il giocatore che, in modo più o meno istintivo (e con dei piccoli aiuti a video) inizia a destreggiarsi tra leve e pulsanti, valvole e finestrelle per cercare di far funzionare l'organo oggetto del livello.
La trama che fa da sottofondo lega un organo all'altro e, non priva di piccoli scenette, porta il giocatore a muoversi in ogni parte del corpo (letteralmente) e a far lavorare i vari addetti.
Homo Machina si controlla unicamente col touch screen; abbiamo provato la versione per
Nintendo Switch (che fra l'altro si deve utilizzare in verticale!) e tutto è risultato semplice e immediato.
Homo Machina è disponibile anche per dispositivi mobili
Android e
iOs.
Ogni organo pone il giocatore davanti ad una meccanica nuova (o davanti all'unione di meccaniche già viste) e, guidati dal direttore del cervello, dobbiamo mettere in moto i meccanismi e i vari circuiti. Pur con tutti i limiti del caso,
Homo Machina riesce a proporre puzzle intriganti e mai cervellotici e riesce anche a dosare sapientemente i suggerimenti (sonori e visivi) per non bloccare il giocatore. Il titolo è infine localizzato in italiano e potete seguire questo affascinante viaggio nel nostro corpo anche se non conoscete l'inglese.
L'arte e la tecnica di Homo Machina
Ed eccoci a parlare, finalmente, del vero e proprio fiore all'occhiello della produzione: la componente artistica.
Homo Machina trae infatti forte ispirazione dalle tavole di
Fritz Kahn, un divulgatore scientifico (e medico) tedesco vissuto tra la fine dell'800 o la metà del '900. Il famoso medico fu tra i precursori nell'utilizzo delle infografiche e le sue tavole furono uno dei primi esempi di divulgazione scientifica alla portata di tutti.
Kahn aveva immaginato il corpo umano come vera e propria macchina, fatta di ingranaggi e pulsanti.
Darjeeling ha preso queste tavole e la ha animate, ma non si è fermato qui, ha anche creato dialoghi, scenette e ha sviluppato proprio su queste tavole tutto il gameplay del titolo. Le scelte cromatiche e di design richiamano in ogni momento gli anni 20, così come gli effetti sonori e le melodie che ci accompagnano nella nostra avventura.
Niente da dire nemmeno sul piano tecnico:
Homo Machina non ha dato alcun segno di cedimento e la resa grafica del titolo su
Nintendo Switch è eccellente. A livello tecnico dobbiamo segnalare che il gioco va giocato in modalità handled (usando lo schermo touch screen per interagire col gioco).
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