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Recensione Headlander

Double Fine ci porta su una nave spaziale dove dobbiamo salvare l'ultima testa, dell'ultimo uomo dell'universo.Con un'atmosfera sci-fi anni 60 anche stavolta Double Fine ci ha lasciato a bocca aperta

Ho perso la testa per te

Ok, Double Fine, ci ha da sempre abituati a giochi particolari e questa volta hanno colpito ancora più duro. In Headlander comandiamo una testa che deve salvarsi l'osso del collo (scusate il gioco di parole) da degli alieni che vogliono fargli la pelle.
Caratteristica peculiare del titolo, possiamo collegare la nostra testa a vari dispositivi e corpi, anche e soprattutto su quelli dei nostri nemici. Con questa premessa e un'ambientazione sci-fi anni 60 le cose si fanno decisamente interessanti. Date un occhio ai primi minuti di gioco nella nostra mini "blind run" se volete farvi immediatamente un'idea del gioco.
 
 

Siamo soli nell'universo?

La trama di Headlander è molto semplice e per certi versi lineare, il nostro eroe (o meglio la testa del nostro eroe), si sveglia all'interno di un'astronave, la Starcofago, che è sotto l'attacco di forze aliene. Il gioco ci chiede subito di scegliere il volto del nostro protagonista e iniziare quindi l'avventura. Scopriamo così di essere l'ultimo essere umano nella galassia, o meglio la testa dell'ultimo essere umano e che, a quanto pare, gli alieni vogliono eliminarci o forse anche solo intrappolarci. 
 
Avanzando nel gioco, grazie all'aiuto di una voce misteriosa chiamata Aldo, scopriamo che tutta l'umanità è stata impiantata in delle specie di robot controllati da una IA chiamata Matusalemme. Il nostro compito diventa quindi quello di salvare la razza umana e non solo la propria pelle.
La trama di per se non merita certo un oscar per l'originalità, ma bisogna dare atto a Double Fine che la presentazione, il racconto e lo humor che impregna il titolo fanno la differenza rispetto a produzioni anche più blasonate.
 
Headlander
 

Colori e sfumature retrò

La direzione artistica di Headlander svolge il suo lavoro ottimamente, i Double Fine hanno utilizzato uno stile, quello sci-fi anni 60 che tanto ci piace, che nei videogiochi si è visto raramente (e solitamente con risultati eccellenti). 
Tutto a schermo ricorda una produzione anni 60. La palette cromatica, l'effetto sfumato, i colori, le luci, ogni elemento ci cala in un’atmosfera retrò, ben lontana dalle produzioni pixel art (molto spesso eccezionali ma ormai un po’ abusate) che ci vengono molto spesso proposte. Una menzione particolare va alla cura che i ragazzi di Double Fine hanno posto nella realizzazione dei dettagli, i tappeti, i divanetti e i computer delle astronavi, sono tutti dettagliatissimi e perfettamente calati nel periodo preso a riferimento.
 
Pur non vantando il budget di un titolo tripla A gli sviluppatori sono riusciti a proporre un prodotto con una grafica ed un gameplay accattivanti e ricercati.
Sul lato uditivo non ci sono segnalazioni particolari, molto ben realizzati gli effetti sonori, anch'essi molto retrò.
 
Headlander
 

Stacca, attacca, spara, apri, stacca

Il gameplay di Headlander è originale. Le meccaniche di gioco che vengono proposte durante l'avventura riescono ad unire piccole sezioni puzzle a divertenti sparatorie a colpi di laser tra noi e gli avversari. L'idea di poter far staccare la testa e poterla far ricollegare su altri corpi o elementi è geniale ed apre il gioco ad una serie di situazioni che difficilmente vi troverete in altri titoli.
 
L'impostazione del titolo è quella di un classico metroidvania, ma qui il backtracking è ridotto all'osso, non dovrete perciò rifare lo stesso percorso dieci volte per riuscire a terminare quella particolare parte del livello. Quando prenderemo il controllo di un corpo avversario assorbiremo anche la possibilità di aprire le porte che hanno il medesimo colore, e quelle dei colori di grado inferiore. I gradi dei nemici variano dal rosso (per i più deboli) al viola per i più forti, se quindi prenderete il possesso di un corpo viola potrete aprire tutte le porte.
Avanzando nei livelli vengono spiegate e messe in mostra tutte le potenzialità del titolo, aggiungendo dettagli e caratteristiche alle possibilità del nostro protagonista.
 
Headlander
 

La semplicità è la chiave

Il gioco si mostra come un action platform in due dimensioni, i comandi di gioco sono reattivi e precisi. Un sistema di mira di precisione ci consente di conoscere la traiettoria del proiettile che stiamo sparando, questo ci permetterà di gestire in modo ottimale i rimbalzi dei proiettili sulle varie pareti. Far rimbalzare i proiettili ci permetterà anche di aprire porte non immediatamente raggiungibili, o di colpire avversari che sono “coperti” da elementi a video e non direttamente danneggiabili.
 
Comandare la testa mentre svolazza per l’ambiente è divertente e appagante, i comandi sono stati studiate per permetterci di schivare i proiettili avversari e “aspirare” elementi nel livello. Grazie a questo sistema possiamo staccare le teste degli avversari e prendere successivamente il controllo del corpo.
 

Headlander

Double Fine ci propone per l'ennesima volta, un titolo interessante, bello da vedere e da giocare pur non mettendo sul piatto milioni di dollari di budget. Con uno stile immediatamente riconoscibile e un gameplay unico Headlander si presenta sul mercato con tutte le carte in regola per essere un titolo di sicuro interesse.

8

Trama 7.00

Gameplay 8.50

Arte e tecnica 8.00

Pro:

gameplay unico

Contro:

forse troppo particolare

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