7.50

Recensione Enotria: The Last Song per PC

Un soulslike luminoso? Incredibile vero? Continuiamo a parlarne nella recensione di Enotria: The Last Song per PC

Giù la maschera!

Oggi parliamo di un titolo che ha saputo attrarre su di se praticamente ogni tipo di reazione, da quelle di giubilo fino a quelle di disprezzo e vediamo di fare chiarezza e cercare di distinguere cosa è vero e cosa no. Enotria: The Last Song, il "soulslike italiano", un titolo che, nel corso del suo sviluppo ha saputo far breccia nel cuore di tanti giocatori (non solo del belpaese ndr.) ma che, alla prova della prima demo pubblicata, aveva lasciato un po' di amaro in bocca a molti di loro. Abbiamo avuto modo di aggirarci per le strade (molto italiche ndr.) del titolo sviluppato da Jyamma Games e oggi siamo qui per raccontarvi la nostra opinione che, possiamo dirlo subito, non è così negativa come quella che abbiamo visto in diversi angoli dell'internet tutto. Se almeno un po' vi abbiamo incuriosito e volete sapere la nostra opinione indossate una maschera adeguata e seguiteci nella recensione di Enotria: The Last Song per PC (giocato su Steam Deck).
 

 

La trama di Enotria: The Last Song

Prima di parlare della trama di Enotria: The Last Song conviene fare una piccola introduzione sul perchè si è tanto parlato del titolo di Jyamma Games e sulle polemiche (tutte italiane, lasciateci dire ndr.) che hanno tenuto banco in questi ultimi mesi. Partiamo dal principio, Enotria, presentato col nome di Project Galileo ha avuto, fin dal sua prima apparizione, la capacità di far parlare di se. Un po' perchè il titolo era (ed è ndr.) sviluppato in Italia, un po' perchè ha visto collaborazioni importanti, Project Galileo è stato capace di attirare su di se molte attenzioni. Certo, la direzione artistica sublime per certi versi e un po' di promesse (forse troppo avventate ndr.) hanno fatto si che nella mente del giocatore medio Enotria: The Last Song fosse in diretta competizione con titoli come Elden Ring (ecco, se vi siete persi la nostra recensione di Shadow of the Erdtree correte a leggerla) o simili. Ecco, forse il problema più grosso di Enotria non è nel gioco in se e per se, ma nelle aspettative che sono state costruite, inventate o immaginate (scegliete voi la versione più adatta ndr.) e che non sono state soddisfatte. Questa piccola introduzione per ricordarvi che Enotria: The Last Song non è un tripla A e che il suo competitor non è Dark Souls o Elden Ring, Enotria è un soulslike con ottime premesse che è stato sviluppato e prodotto con un team e un budget decisamente diversi rispetti a quelli di un Elden Ring a caso. 
  
Detto questo passiamo a parlare della trama di Enotria: The Last Song e cominciamo dicendo che il titolo di Jyamma Games si distingue all’interno del panorama dei soulslike per la sua ambientazione e narrativa ispirate al folclore italiano e alla commedia dell’arte. Il racconto di Enotria si svolge in un mondo dove la realtà stessa è governata da potenti drammaturghi che manipolano gli abitanti come attori costretti a ripetere le loro battute all’infinito, intrappolati in un ciclo di ruoli prestabiliti. Il nostro protagonista, il Senza Maschera, si ribella a questo controllo, cercando di liberare il mondo dalla morsa dei Canovaccio, i drammaturghi malvagi. 
     

  
Questo tema teatrale permea tutto il gioco, dalla presentazione dei personaggi ai boss, che sono anch’essi figure ispirate alla tradizione teatrale e mitologica italiana. La narrativa, tuttavia, può risultare a tratti criptica e difficile da seguire, una critica comune ai giochi che si ispirano a FromSoftware, come Dark Souls o Bloodborne anche se, va detto, da questo punto di vista Enotria racconta molto di più al giocatore, lo rende partecipe e cerca di fargli scoprire il mondo di gioco piuttosto che tenerlo allo scuro. Sebbene la storia sia affascinante per chi è appassionato di cultura e mitologia italiana, la sua complessità e l’uso di terminologia a volte poco chiara possono rendere l’esperienza narrativa meno coinvolgente per chi non è già familiare con questo tipo di ambientazione.
   
In termini di struttura narrativa, Enotria fatica a mantenere un equilibrio tra l’esplorazione di temi culturali profondi e la necessità di una narrazione accessibile. Sicuramente, anche rispetto ai tanti soulslike presenti sul mercato Enotria cerca di portare un mondo dove il colore e la luce non sono scoparsi ma sono anzi presenti nel mondo di gioco. Dimenticate quindi l'oscurità di Lies of P (se non sapete nulla sul titolo vi invitiamo a leggere la nostra recensione) o i mondi tetri e decadenti di Dark Souls, qui il colore e la luce riescono a creare paesaggi, si decadenti e con evidenti problemi, ma altrettanto belli e luminosi. Prima di passare a parlare del gameplay vogliamo ricordarvi che Enotria: The Last Song è localizzato in italiano, sia per quanto riguarda i testi che il doppiaggio.
 

 

Il gameplay di Enotria: The Last Song

Il gameplay di Enotria: The Last Song segue la formula consolidata dei soulslike, con combattimenti impegnativi, gestione della stamina e l’uso di falò per il ripristino. al netto della sua struttura classica da soulslike introduce alcune novità che cercano di distinguersi dai suoi illustri predecessori. La meccanica delle maschere è forse l’elemento più caratteristico del gioco: sconfiggendo nemici e boss, il protagonista può indossare le loro maschere, acquisendo abilità uniche. Questo sistema permette una grande flessibilità nella costruzione del personaggio, consentendo ai giocatori di sperimentare diverse combinazioni di abilità e stili di combattimento, adattandosi alle varie situazioni di gioco.
     

Enotria: The Last Song è un titolo divertente ma che cerca di fare troppo, forse qualche "componente" in meno avrebbe giovato nella struttura generale

   
Un altro aspetto interessante del gameplay è la possibilità di alternare tra tre diversi set di equipaggiamenti e abilità in tempo reale, rendendo il combattimento dinamico e strategico. La complessità di questo sistema può diventare schiacciante per alcuni giocatori, in quanto richiede una gestione accurata di molte variabili, tra cui maschere, armi, incantesimi e perk. Inoltre, nonostante la ricchezza di opzioni di personalizzazione, alcuni scontri con i boss possono risultare eccessivamente lunghi e frustranti, trasformando il combattimento in un’estenuante prova di resistenza piuttosto che un’esperienza fluida e gratificante. Ecco, il problema principale di Enotria sta proprio nell'esagerazione di elementi di gameplay che il gioco propone: tra maschere, set e perk ci si trova spesso spaesati e il risultato finale resta che si tende a sfruttare sempre le stesse cose senza andare nel dettaglio di ogni singola meccanica. Il famoso detto "Less is more" avrebbe reso Enotria più comprensibile, più adatto ad essere giocato per divertimento piuttosto che necessitare una fase di studio e comprensione abbastanza corposa che non ritrova poi riscontri efficaci nel gameplay.
   
Dal punto di vista del bilanciamento, uno dei principali difetti risiede nella difficoltà a volte eccessiva e non sempre ben calibrata. Alcuni combattimenti, in particolare contro i boss, richiedono un livello di precisione e di studio delle mosse nemiche che può scoraggiare anche i giocatori più esperti. La curva di apprendimento non è ripida e il gioco offre molti strumenti per alleviare la frustrazione derivante dagli scontri più impegnativi. Certo, rispetto ai souslike più classici Enotria è generalmente più permissivo, la finestra di parry è molto più ampia ma, di contro, i moveset proposti non sono paragonabili a quelli dei grandi titoli FROM Software e di questo ce ne si rende immediatamente conto.
 

 

L'arte e la tecnica di Enotria: The Last Song

Dal punto di vista artistico, Enotria: The Last Song rappresenta un vero e proprio omaggio alla cultura italiana. Le ambientazioni soleggiate e colorate, che spaziano tra campi di girasoli e villaggi costieri, offrono un’alternativa visiva fresca ai tipici scenari cupi e gotici dei soulslike. Questo contrasto tra luce e ombra, così come l’uso di colori vivaci, contribuisce a creare un’atmosfera unica, che si discosta dai cliché del genere e si avvicina più al folk horror che al dark fantasy tradizionale. Dal punto di vista prettamente visivo (e artistico ndr.) il lavoro fatto con Enotria: The Last Song è assolutamente eccellente.
   
Dal punto di vista tecnico Enotria: The Last Song vive di luci ed ombre, da un certo punto di vista il titolo si lascia giocare anche su PC non propriamente di fascia alta (noi abbiamo giocato su Steam Deck), dall'altro l'ottimizzazione generale non è delle migliori. La presenza di bug occasionali e cali di frame rate inoltre può interferire con l’esperienza di gioco, soprattutto durante i momenti più critici dei combattimenti. Certo, sono questioni che, speriamo, possano essere risolte con delle patch correttive.
  
Un altro punto di forza di Enotria è la colonna sonora, ispirata alla tradizione musicale italiana. Le melodie evocative accompagnano perfettamente le atmosfere del gioco, creando un forte legame con il contesto culturale e offrendo un’esperienza audio-visiva coinvolgente.
 

 

Enotria: The Last Song

Ma quindi? Com'è questo Enotria: The Last Song? Enotria è un titolo che ha del grosso potenziale, il gioco sviluppato da Jyamma Games è stato vittima del suo stesso hype. Pad alla mano è divertente, si fa giocare e sa come far divertire il giocatore ma non è, chiaramente, il capolavoro che tanti si aspettavano. Sicuramente la direzione artistica è uno degli elementi che più ci hanno colpito dell'intera produzione, così come la componente narrativa che ha saputo dimostrarsi originale e interessante. Enotria: The Last Song è decisamente un ottimo inizio per Jyamma Games, un gioco che può migliorare molto e che saprà far divertire gli appassionati di soulslike (e forse non solo loro ndr.).

7.50

Trama 8.00

Gameplay 7.00

Arte e tecnica 7.50

Pro:

direzione artistica eccellente

divertente da giocare

trama originale ed interessante

Contro:

qualche bug qua e la

troppi elementi di gameplay

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