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Gli ultimi anni hanno visto, più e più volte, un ritorno alle origini dei videogiochi, molti studi di sviluppo (l’abbiamo fatto notare a più riprese, in più recensioni) si sono dedicati all’antica arte di creare piccoli gioielli in pixel art.
Elliot Quest rientra di diritto in questa cerchia, sviluppato dai giovani, ma talentuosi,
Ansimuz Games, una piccola software house messicana. Prendiamo il controllo di Elliot e continuiamo la nostra recensione.
Di maledizioni e immortalità
Elliot Quest ha fatto la sua comparsa su
PC e
Nintendo WiiU diversi anni fa, oggi parliamo della sua ultima incarnazione, in versione XBOX One, uscita poco tempo fa.
Elliot Quest racconta le avventure e le gesta di
Elliot, il nostro eroe. Dopo la perdita della propria amata, il nostro eroe, decide di togliersi la vita e farla finita, non ha senso continuare a vivere senza la propria moglie accanto. Decide quindi di suicidarsi ma qualcosa va storto, un demone di nome Satar, ha infatti maledetto Elliot rendendolo immortale così da vagare per l’eternità col dolore eterno per la scomparsa della sua amata fintanto che la maledizione non si compia del tutto e diventi anch’esso un demone.
Esiste però una piccola speranza per spezzare la maledizione e congiungersi con la sua amata, trovare i guardiani dell’
isola di Urele e invocare il loro aiuto.
La trama di
Elliot Quest attinge a piene mani dalla cultura e dalla mitologia popolare messicana, andando a ripescare usi e credenze tipiche dei popoli di quelle regioni.
Pur non rappresentando nulla di troppo originale l’ambientazione e la mitologia messicana non sono abusati nel mondo dei videogiochi e riescono quindi a destare più interesse di altre ambientazioni.
Due dimensioni di divertimento
La struttura ludica di
Elliot Quest ricalca fortemente i titoli platform dei primi anni ‘90, non solo la grafica grida a squarciagola “NES! NES!”. Molte delle caratteristiche di gameplay ricordano titoli passati, la mappa con visuale dall’alto ricorda quelle presenti nei primi
The Legend Of Zelda, o nei
Phantasy Star, mentre le fasi platform portano ai ricordi diversi titoli di un’epoca che del platforming aveva fatto un cavallo di battaglia.
Ma non solo, i comandi sono precisi e rispondono attivamente agli input del giocatore, e durante la nostra prova non abbiamo mai riscontrato problemi di rallentamenti o freeze (anche se, onestamente, non ce ne aspettavamo moltissimi vista la semplicità degli elementi mostrati a schermo).
Elliot può inoltre aumentare di livello ed aumentare le sue caratteristiche, questo aiuta il giocatore a vivere la crescita del protagonista e toccare con mano i suoi miglioramenti.
Elliot Quest non è però solo fatto di fasi platform, piccoli enigmi fanno da intermezzo tra combattimenti e passaggi di livello e aiutano la varietà del gioco.
Il titolo dei ragazzi di
Ansimuz Games presenta anche delle contaminazioni da metroidvania, tanto che il backtracking è presente anche se non invasivo.
Elliot Quest cerca di prendere il meglio da tanti titoli del passato, cerca di amalgamare formule di gioco differenti ed unirle in una unica soluzione. Il risultato è però riuscito solo in parte,
Elliot Quest non riesce infatti ad eccellere in nessuna delle meccaniche che propone, le fasi platform sono divertenti, ma non riescono a rivaleggiare con un platform duro e puro, gli enigmi sono dei simpatici passatempi, ma ben lungi dall’essere impegnativi ad esempio.
C’è di sicuro del forte impegno da pare dal team messicano e su questo non ci piove, ma se forse si fossero concentrati di più su una tipologia di gameplay sarebbero riusciti ad approfondirla meglio.
Punto per punto
Parlare della grafica di
Elliot Quest è un piccolo tuffo al cuore, tutto a video ricorda infatti gli anni ’90 e ogni singolo elemento ricorda con forza quegli anni. La palette grafica, gli asset utilizzati, le animazioni e gli avversari. Il team messicano è riuscito a imbastire una grande operazione nostalgia in questo senso, trovarsi con il pad in mano
Elliot Quest a video fa tornare in mente i pomeriggi davanti al NES.
Per capire quello che intendo dire potete provare a collegare il
Nintendo Classic Mini (per chi ne avesse preso uno) e far partire un gioco, ecco quello che si prova giocando ad
Elliot Quest è più o meno la stessa cosa.
La colonna sonora non si farà ricordare negli anni ma riesce ad essere piacevole e ad accompagnare le gesta di Elliot senza troppe pretese.
Per l’ennesima volta ci troviamo di fronte ad una produzione indie che riesce, anche grazie alla pixel art, a proporre un titolo valido e bello senza dover necessariamente investire enormi capitali in grafica e presentazione.