Ma perchè?
Si iniziamo con una domanda la nostra
recensione di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise per Nintendo Switch perchè è proprio questo il quesito che mi ronza per la testa dopo aver giocato il titolo. I ragazzi di
TOYBOX avevano la possibilità di creare un sequel che limasse i difetti del primo (controverso) capitolo e di avere così una rivincita su chi dubitava della qualità di quest'ultimo e invece se la sono lasciata scappare (malamente) tra l'altro. Beh se volete sapere come è andata con
Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise seguiteci nella nostra
recensione che vi racconto tutto.
La trama di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Prima di parlare della trama facciamo un piccolo passo indietro così potete capire il perchè delle mie parole nell'introduzione. Correva l'anno 2010 quando i ragazzi di
Access Games pubblicavano sul mercato
Deadly Premonition, titolo sviluppato appositamente per
XBOX 360 e
Playstation 3. Il gioco sviluppato dalla piccola casa di sviluppo era un titolo con evidenti problemi (soprattutto di natura tecnica) ma aveva un carisma particolare, una trama e una narrazione che avevano lasciato a bocca aperta i giocatori. Deadly Premonition era diventato (non senza qualche difficoltà) un piccolo titolo cult, un gioco di nicchia che è stato più volte definito il
Twin Peaks dei videogiochi. In effetti la trama era interessante, ben costruita, le meccaniche action a tinte horror avevano saputo attrarre tanti fan che avevano messo in secondo piano il comparto tecnico decisamente sotto
Bene, ora che vi ho fatto questa premessa potrete ben capire con quali aspettative ho avviato il titolo (in
esclusiva Nintendo Switch) e potrete anche altrettanto bene immaginare come ci sia rimasto dopo qualche ora di gioco, quando ti rendi terribilmente conto di essere davanti ad un titolo scialbo, incolore, un gioco che non sembra voler trasmettere emozioni. La
trama di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise si divide tra vicende avvenute nel passato (e più precisamente nel 2005 a
Le Carré) e il caso che sta seguendo l'agente dell'FBI
Aaliyah Davis. Capitolo dopo capitolo il titolo ci sposta tra gli eventi del 2005 e quelli odierni ma non riesce a creare la tensione, e l'atmosfera che un thriller dovrebbe saper creare (e che il titolo originale ricreava alla perfezione).
Il problema forse più grosso del comparto narrativo è dato però dalla inconsistenza che ha la componente paranormale in questo nuovo capitolo. Se in
Deadly Premonition il gioco metteva sempre sul chi va la il giocatore, dando spiegazioni razionali a fenomeni al limite del paranormale ma fermandosi a tratti per lasciare aperto lo spiraglio dell'ignoto nel seguito questo non accade e il gioco è sempre pronto a dare una spiegazione a tutto mostrando spesso il fianco a tante domande che sorgono nel giocatore (che non avranno per giunta risposta). Come se non bastasse
Deadly Premonition 2 cerca anche dei contatti col primo capitolo, fallendo, anche in questo caso, miseramente poichè le connessioni sembrano artificiose e create per giustificare il numero due nel titolo.
Se non altro
Deadly Premonition 2 è localizzato in italiano e quindi non avrete problemi a seguire le avventure dei nostri protagonisti anche se non conoscete la lingua inglese.
Il gameplay di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
E passiamo a parlare del gameplay del titolo, anche qui i problemi saltano immediatamente all'occhio e, anche in questo caso, il paragone col primo capitolo della serie è obbligatorio. Diciamolo subito: le cose non vanno bene neanche a questo giro, se il primo Deadly Premonition poteva non risultare "moderno" per l'epoca e sicuramente non innovativo, da questo secondo capitolo ci si aspettava molto di più. Un po' perchè le meccaniche di gameplay con le missioni "a fasce orarie" erano dettate (in parte) anche dai ritmi della narrazione e dal coinvolgimento che questa offriva, in
Deadly Premonition 2 tutta questa parte manca pesantemente.
In poche parole prendete il gameplay del primo capitolo, togliete la narrazione che spronava il giocatore ad affrontare missioni e ad esplorare, lasciate una cittadina povera di personaggi ed otterrete la formula di gioco di questo nuovo capitolo. Le
missioni secondarie sono poche e poco incisive, quelle ripetibili sono dei cloni una dell'altra a mordente zero e i minigiochi vengono presto a noia. In poche parole vi troverete a grindare missioni ripetibili solo per accumulare oggetti o risorse per poter proseguire. A peggiorare la situazione poi ci si mette pure il gunplay, impreciso, sporco e pieno zeppo di bug roba da far venire il nervoso anche ad un santo.
Pad alla mano (o console alla mano nel mio caso)
Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise si lascia giocare, i problemi tecnici ovviamente incidono anche sulla reattività dei comandi ma di questo ne parliamo nel prossimo paragrafo.
L'arte e la tecnica di Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Ci piacerebbe poter parlare di arte e di
direzione artistica in Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise ma purtroppo non c'è molto da dire: i ragazzi di TOYBOX non hanno saputo infondere nel titolo una vera e propria linea artistica, la cittadina di
Le Carré sembra una brutta copia di Greenvale, senza mordente e con colori spenti.
Gettiamo, infine, un velo pietoso sul comparto tecnico: è vero che siamo su Switch, è vero che non possiamo aspettarci che tutti i titoli portino la caratterizzazione visiva di
The Witcher 3 o i muscoli del
remake di Crysis ma abbiamo ben visto che la console della casa di Kyoto può offrire molto più che questo livello tecnico. Oltre al fatto che gli ambienti sono spogli, con una conta poligonale imbarazzante e delle texture slavate e a bassissima risoluzione, il numero di bug, errori e glitch rende il titolo a tratti ingiocabile.
Cosa possiamo salvare allora della produzione? Beh la caratterizzazione dei personaggi che, anche se in misura minore rispetto al primo capitolo, riesce ad attrarre l'attenzione del giocatore. Se consideriamo "direzione artistica" anche la caratterizzazione dei personaggi allora, almeno li, è stato fatto un buon lavoro.