La forza della resilienza
Se dovessimo pensare ad un titolo dove essere resilienti è parte fondante dell'esperienza difficilmente ci verrebbe in mente un titolo prima di
Darkest Dungeon. Il titolo sviluppato dai ragazzi di
Red Hook Studios mette infatti in primo piano il concetto di resistenza (fisica e mentale) agli eventi che travolgono il giocatore e nel seguito,
Darkest Dungeon II,
(che è ache il titolo di cui parliamo oggi), queste forza di volontà viene messa ulteriormente alla prova. Se pensate quindi di essere abbastanza forti per resistere fino alla fine del racconto imbarcatevi con noi su una carrozza verso l'inferno nella
recensione di Darkest Dungeon II per PC (giocato su Steam Deck).
La trama di Darkest Dungeon II
Prima di cominciare parlando della
trama di Darkest Dungeon II vogliamo ringraziare
Red Hook Studios per averci fornito un codice di test per provare il titolo. Partiamo subito col dire che è difficile parlare della trama e della narrazione di
Darkest Dungeon II per svariate ragioni: prima di tutto per il tipo di gameplay che il titolo esplode, essendo un roguelite l'avanzamento nel titolo è abbastanza frammentato e quello che succede mentre impugnate il pad cambia radicalmente da partita a partita e, secondo (e più importante) perchè la trama di Darkest Dungeon 2 ruota intorno ad un racconto che però non riesce mai ad emergere completamente, ma andiamo con ordine e vediamo di chiarire il tutto.
Darkest Dungeon II inizia esattamente dove il suo predecessore metteva la parola fine (se così si può dire). Il Male che abbiamo scovato sotto la villa del primo capitolo era solo una (piccola) emanazione dell'orrore che realmente esso celava. L'orrore si è infatti diffuso in tutto il mondo di gioco e questa volta non basterà procedere nelle oscure e labirintiche segrete del villaggio per poter risolvere il problema, serve una presa di posizione più drastica: dobbiamo portare la
Fiamma della Speranza fin nei più reconditi meandri del regno perchè solo essa è in grado di dissipare il male e riportare la luce nel mondo. Ecco quindi che vi ritroverete a capo di un manipolo di eroi (
che poi, sono davvero eroi?) che dovranno andare a scovare il maligno a bordo di una carrozza per ripulire il mondo dal male e dall'orrore che ormai incombe ovunque.
Per giungere alle Montagne (la meta finale del viaggio) dovrete affrontare le
cinque Confessioni, le cinque campagne che dovrete sbloccare e terminare per poter accedere al finale del titolo e della campagna stessa. Le differenze nell'impianto narrativo rispetto al precedente
Darkest Dungeon sono evidenti fin dai primi momenti di gioco. Ci teniamo a ricordare che
Darkest Dungeon 2 più che fare affidamento sulla narrazione in se e per se cerca di conquistare il giocatore col mondo di gioco e col fascino che questo è in grado di esercitare. Prima di passare al gameplay vi vogliamo ricordare che
Darkest Dungeon II è localizzato in italiano e che, sempre parlando di fasciano, siamo rimasti stupiti fin dai primi momenti di gioco, sia per il design generale che per i primi quattro personaggi che abbiamo incontrato, dal possente
Barristan all'oscuro
Paracelsus.
Il gameplay di Darkest Dungeon II
Ed eccoci a parlare del
gameplay di Darkest Dungeon 2 e di come questo sia mutato rispetto al primo titolo della saga. Se non avete mai sentito parlare prima d'ora di
Darkest Dungeon (
male, molto male eh) dovete sapere che il titolo di
Red Hook Studios nasce come un roguelite tattico con combattimento a turni dove i personaggi che controllerete dovranno affrontare non solo gli
orrori fisici che gli si parano dinnanzi ma anche (e sopra tutto a volte) quelli mentali, quei tarli nella mente che rischiano di far crollare anche il più saldo dei paladini. Ecco, questa dicotomia in cui il giocatore era sempre chiamato a riflettere bene prima di azzardare qualsiasi azione riflettendo su quello che poteva succedere era il cuore pulsante della produzione (oltre ad un livello di sfida medio / alto che rendeva il titolo sempre molto sfidante per il giocatore).
Darkest Dungeon II apporta diverse modifiche alla formula del titolo precedente
Quando si ha per le mani un titolo di successo come
Darkest Dungeon è facile cadere nella trappola di realizzare un banale "more of the same" e vendere milioni di copie ma gli sviluppatori di
Red Hook Studios hanno seguito una strada diversa, più tortuosa e più difficile ma che ci sentiamo di premiare. Sia chiaro,
Darkest Dungeon II non è un titolo perfetto e non è il migliore dei seguiti che ci sarebbero potuti aspettare ma è un titolo coraggioso che fa delle scelte radicali la sua ragion d'essere. La prima cosa che cambia rispetto al precedente titolo è il paradigma principale:
Darkest Dungeon II è un titolo che fa del viaggio una parte importante dell'avventura, qui non basterà scendere con un gruppo di eroi diverso in diversi dungeon e far man bassa cercando di riportare a casa quanti più personaggi possibili, qui dovrete pianificare il viaggio, guidare voi stessi la carrozza (e prestare attenzione alle trappole disseminate lungo il percorso) per giungere poi in due punti dove scendere e combattere. Una volta scesi dalla carrozza le meccaniche di gameplay si rifanno a quanto di già visto in Darkest Dungeon dove dovremo far scontrare il nostro gruppo di eroi contro gli abomini che si parano dinanzi. A turno dovrete sfruttare la posizione dei vostri personaggi (che si muovono su una linea retta, non in un ambiente 3D) e che potranno usare le loro abilità per porre fine all'esistenza degli esseri immondi. Ovviamente la posizione del personaggio e la sua classe svolgono un ruolo fondamentale nell'economia di gioco visto che i nemici più arretrati potranno essere colpiti solo da armi a distanza e via di questo passo. La sanità mentale dei personaggi è costantemente messa a dura prova perchè riceve colpi fa abbassare il morale e il rischio che uno dei vostri impazzisca è sempre dietro l'angolo.
Ecco, tutta questa componente è perfettamente presente anche in
Darkest Dungeon II, le cose che sono cambiate non sono da ricercarsi tanto nel gameplay "combattimento alla mano" (perdonateci il termine) ma quanto nella progressione ed è qui che Darkest Dungeon 2 fa storcere un po' di più il naso. Partiamo dal fatto che le partite ora sono sensibilmente più lunghe rispetto a quelle del predecessore, vuoi perchè l'intensità dei dungeon è cambiata, vuoi perchè abbiamo più possibilità per far recuperare i personaggi o per sostituirli ma, di fatto, le partite durano effettivamente di più. Questo comporta che il giocatore tende ad affezionarsi al proprio party e a subire la perdita dei suoi membri in modo decisamente peggiore rispetto al capitolo precedente. Ovviamente questa è parte dell'anima dei roguelite ma, solitamente, i titoli di questo genere tendono ad offrire partite più veloci dove l'esperienza accumulata permette una run successiva più fruttuosa dal punto di vista di gioco. Ecco, perdere tutto (o quasi visto che alcuni elementi potrete portarli tra una run e l'altra) dopo svariate ore rischia di abbattere un po' il morale del giocatore (e non quello dei vostri personaggi per una volta).
Detto questo abbiamo trovato la scelta di
Red Hook Studios coraggiosa ma non ottimale per il titolo anche se giocare a Darkest Dungeon II è dannatamente divertente e sfidante, motivo per il quale ci sentiamo comunque di premiare il gameplay del titolo. Non manca poi tutta una componente di gestione delle relazioni tra i personaggi e di potenziamento / cura e gestione degli stessi. Sarà infatti possibile rifocillarsi alla locanda dove potremo incontrare nuovi personaggi e gestire i membri del nostro team.
L'arte e la tecnica di Darkest Dungeon II
Se c'è invece una componente su cui non nutriamo alcun tipo di dubbio è la qualità della
direzione artistica di Darkest Dungeon II. I ragazzi di Red Hook Studios si sono dimostrati un'altra volta capaci di mettere in scena delle ambientazioni e dei personaggi carismatici, unici e dallo stile immediatamente riconoscibile. Oltre al fatto che, anche solo da guardare,
Darkest Dungeon 2 è terribilmente bello, abbiamo avuto l'ennesima conferma di come gli sviluppatori canadesi siano in uno stato di grazia per quanto concerne la componente artistica delle loro produzioni.
Pochissimo da dire anche sul fronte del motore di gioco:
Darkest Dungeon 2 gira perfettamente su Steam Deck e, durante le nostre partite, non abbiamo avuto problemi o bug che potessero compromettere l'esperienza di gioco. Probabilmente la (lunga) fase di Early Access su Epic Game Store ha permesso agli sviluppatori di rifinire e curare il titolo in modo certosino.
Molto buona anche la componente audio, sia per quanto concerne la colonna sonora che per la parte di effettistica.