C’era una volta tanto tempo fa un peremele
Crash Bandicoot, già il solo nome porterà nella mente di molti di voi una sequela di ricordi e grandi lacrimoni, oggi siamo qui a parlare del suo (eccezionale) remake. L’ex icona di
Sony Playstation si presenta in grande spolvero su tutte le piattaforme presenti sul mercato decretando, di fatto, la sua nuova natura multipiattaforma. Vediamo come se la cava il titolo originario dei ragazzi di
Naughty Dog nella nostra recensione della
Crash Bandicoot N.Sane Trilogy!
La trama di Crash Bandicoot N.Sane Trilogy
Più che parlare della trama di
Crash Bandicoot conviene fare due parole sulla sua storia, intesa come storia del brand e su come ha fatto a diventare una vera e propria icona della console di
Sony. Prima di tutto bisogna considerare che, all’epoca della sua uscita, Crash Bandicoot era, già di per se, rivoluzionario. Se oggi lo vedete in gran spolvero sulle sulle attuali console e pc dovete pensare di poter giocare a questo titolo sulla prima Playstation nell’
anno 1996. Certo i platform in 3D non erano una novità e
Nintendo aveva già dimostrato che si potevano fare (e anche molto bene) ma Crash Bandicoot non era un vero e proprio “platform” in senso stretto, la sua impostazione lo rendeva un ibrido difficile da identificare in un genere ben preciso.
E’ stato chiaro fin dalla sua prima apparizione che Crash avrebbe fatto parlare di se e, i giovanissimi ragazzi di Naughty Dog avevano già iniziato a mettersi in mostra con questa produzione. Fatto sta che dopo un ottimo esordio Sony commissiona (sempre in esclusiva) altri due titoli che segnarono altre evoluzioni nel franchise e che crearono, di fatto, il mito di Crash. Vedere il piccolo peremele girare sulla nostra
XBOX One (abbiamo testato il titolo sulla console di casa
Microsoft) ci ha lasciato in qualche modo di stucco e, forse, è un altro tassello di un mondo che sta cambiando. Dal punto di vista narrativo possiamo rassicurarvi sul fatto che nulla è cambiato rispetto ai titoli originali e che avete la possibilità di giocare, in totale libertà e senza vincoli di sorta, tutti e tre i capitoli nell’ordine che volete.
Il nostro consiglio è quello di affrontarli nell’ordine di pubblicazione sopratutto per potersi rendere conto dell’evoluzione che Crash ha avuto negli anni (e stiamo parlando del 1996, 1997 e 1998).
l gameplay di Crash Bandicoot N.Sane Trilogy
Facciamo una piccola precisazione per valorizzare, ancora di più se possibile, il lavoro svolto dai ragazzi di
Vicarious Visions (incaricati di portare Crash in questa nuova veste) è eccezionale e non stiamo parlando di una remastered ma di un vero e proprio remake. A differenza delle tante remastered che abbiamo giocato in questa generazione (forse come mai prima d’ora), Crash Bandicoot N.Sane Trilogy non è infatti la versione originale del titolo con le texture rimesse a nuovo: gli sviluppatori hanno ricreato tutto da zero, anche il feeling pad alla mano di Crash. Se dal punto di vista tecnico e artistico la differenza la si vede subito (ma ne parleremo più approfonditamente nel paragrafo successivo), da quello relativo al gameplay c’era chi aveva sollevato più di un dubbio proprio riguardo al feeling di gioco e ai cambianti a cui sarebbe potuto andare incontro.
Possiamo rassicurare gli animi di tutti: Crash Bandicoot N.Sane Trilogy, pad alla mano, non è cambiato di una virgola e questo, va specificato, è un gran bene. Si bisogna “prenderci la mano”, magari in alcuni passaggi i controlli sembrano legnosi ma il lavoro svolto dagli sviluppatori ha un non so che di religiosa ammirazione verso il titolo originale e questo si evidenzia in ogni singolo salto, in ogni schivata e in ogni colpo inferto ad un nemico. Le meccaniche di gameplay di
Crash Bandicoot potranno sembrare un po' retrò per i più giovani ma, al netto di tutto, va evidenziato come il titolo
Naughty Dog sia invecchiato decisamente bene. Grazie a quell'insieme unico di platform 3D unito a sezioni in due dimensioni, già il primo capitolo segnava un solco rispetto ai concorrenti che concentravano tutte le meccaniche di gameplay in una sola direzione. Il pregio di questa collection è anche quello di vedere come il franchise ha saputo evolversi e raffinare le meccaniche di gameplay passando da un platform a livelli ad un sistema con hub centrale e sostanziali modifiche al gameplay a seconda dello stage in cui si gioca
unendo le caratteristiche dell'ambiente circostante al feedback dei controlli del nostro caro Crash.
L'arte e la tecnica di Crash Bandicoot N.Sane Trilogy
E' il punto di vista tecnico e artistico che più soddisfa di
Crash Bandicoot N.Sane Trilogy. Al netto del gameplay che è riuscito ad appassionarci esattamente come oltre vent'anni fa, la componente grafica è quella che ha subito il miglior beneficio da questo remake.
I ragazzi di Vicarious Visions infatti hanno ricostruito praticamente per intero il titolo andando a rimodellare in ogni sua parte il titolo originario dei Naughty Dog. Crash Bandicoot sfoggia una grafica in linea con le nuove produzioni, pensata per essere vista su schermi ad alta definizione, non è stato eseguito un mero miglioramento delle texture o una raffazzonata pulizia generale e la differenza si vede, e come se si vede.
Molto spesso ci è capitato di scontrarci con remastered che mantenevano i filmati alla vecchia risoluzione, in altri casi non erano stato modificate neppure tutte le texture, qui invece l'operazione è completamente diversa. Ricostruire da zero il titolo ha invece dato un grande margine di manovra agli sviluppatori che hanno così potuto sfruttare la potenza di calcolo offerta dall'attuale generazione, il caso più eclatante è infatti la versione PC che conta di
60 fps granitici a 4K (sui pc sufficientemente corazzati da poterselo permettere, è chiaro). Stilisticamente parlando
Crash Bandicoot ha mantenuto lo stesso magnetismo di un tempo, personaggi ed avversari carismatici, una palette cromatica azzeccata e una cura per i particolari che riesce a stupire ancora oggi. Ottima la componente di accompagnamento musicale che ben si sposa con il feeling generale del titolo. Aggiungiamo infine che i titoli sono localizzati in italiano e che, anche in questo caso, è stata posta una gran cura nei dialoghi e nella loro recitazione.