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Recensione Black Mirror - Uno specchio rotto

THQ Nordic e KING Art Games rimettono mano ad un'avventura grafica del 2003: The Black Mirror e ci propongono un reboot, riuscira' il nuovo titolo a dare lustro all'opera originale?

Attraverso lo specchio… o dentro?

Su queste pagine spesso abbiamo parlato di remastered e spesso abbiamo iniziato così i nostri articoli (proprio perché si parlava di remastered ndr), oggi invece parliamo di un reboot, o almeno questa ci sembra la definizione più vicina per descrivere il nuovo Black Mirror, titolo pubblicato da THQ Nordic e sviluppato da KING Art Games (già apparsi su questo sito per la recensione di The Dwarf). Se siete pronti a districarvi tra le pieghe dei misteri dalle tinte horror di un castello scozzese potete seguirci nella nostra recensione.

Black Mirror

La trama di Black Mirror

Per poter parlare di Black Mirror dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di oltre 10 anni (quasi 15 per la precisione) e tornare al lontano 2003 parlando per un attimo di The Black Mirror. Il titolo originale è stato sviluppato da Future Games e vide l’uscita di altri due ulteriori capitoli. Ai tempi il gioco venne accolto abbastanza positivamente dalla critica per via delle sue atmosfere cupe e misteriose, un po’ alla E.A. Poe per intenderci, anche se non esente da difetti recuperò quindi il consenso del pubblico.

La stessa sorte non tocco purtroppo i due seguiti che videro un lento ed inesorabile declino della serie, che la maledizione dei Gordon si fosse spostata sul gioco stesso? Bando alle ciance e torniamo ai giorni nostri, THQ Nordic e KING Art Games decidono di riprendere le redini della serie e dargli un nuovo futuro e, dopo qualche modifica (anche di trama) ci troviamo a parlare di questo nuovo reboot. Corre l’anno 1926 e il giovane David Gordon è costretto a tornare in Scozia per via della morte del padre. La famiglia Gordon è una delle più antiche e rispettate famiglie scozzesi e, come da tradizione, spetta a David la tenuta del castello di famiglia. Giunti sul posto facciamo la conoscenza del maggiordomo del castello, della nonna e dell’avvocato di famiglia.

Non passa molto tempo per accorgersi che la nostra presenza non è gradita e, al contempo, la morte di nostro padre sembra sempre meno un suicidio. David inizia quindi una sua personale ricerca che lo porterà a scoprire misteri nefasti sulla sua famiglia e sulla maledizione che li accompagna. Non ci dilungheremo oltre sulla trama poiché, possiamo dirlo subito, è una delle parti più riuscite di Black Mirror e non vogliamo rovinare la sorpresa a chi deciderà di vivere le avventure di David Gordon.

Black Mirror

Il gameplay di Black Mirror

Se della trama possiamo dirci tutto sommato soddisfatti, al netto di qualche cliché e qualche caduta qua e la, la narrazione resta comunque in piedi e il titolo si dimostra interessante, è nel gameplay che cominciano le magagne vere. Black Mirror può essere definito un’avventura grafico di stampo abbastanza classico, il nostro scopo è, in effetti, scoprire i misteri e risolvere gli enigmi che ci vengono posti all’avanzare della narrazione.

Il problema è che, pad alla mano, Black Mirror fa acqua da tutte le parti: i movimenti legnosi del protagonista e i continui caricamenti spezzano l’atmosfera in modo eccessivo, la qualità degli enigmi proposti è altalenante e spesso basta interagire con gli elementi evidenziati a video per giungere rapidamente alla risoluzione del puzzle del caso. L’utilizzo degli ambienti 3D, che immaginiamo, nell’ottica degli sviluppatori doveva probabilmente dare un tocco in più alla produzione si rivela in realtà un’ulteriore fonte di problemi a causa di un motore grafico che rende difficoltosi anche i movimenti più semplici. Il problema più grosso è che questi acciacchi sono visibili fin dai primi minuti di gioco, sintomo di una struttura del titolo pensata male dal principio.

In un periodo in cui le avventure grafiche sembrano vivere una nuova vita (abbiamo recensito, anche abbastanza recentemente, Thimbleweed Park, Broken Age giusto per citare due esempi, e presto arriverà la recensione di The Inter World: The Last Wind Monk) e dove gli sviluppatori cercano sempre soluzioni che variano dal classico all’innovativo, Black Mirror non riesce a trovare una sua strada definita.

Black Mirror

L’arte e la tecnica di Black Mirror

Come una discesa verso gli inferni qui arrivano i problemi più grossi di Black Mirror. La produzione di KING Art Games non riesce a tenere minimamente il passo con la concorrenza, non solo con i titoli recenti ma nemmeno con quelli di qualche anno fa… Prima di parlare degli evidenti problemi tecnici addolciamo la pillola con la parte relativa alla direzione artistica e all’atmosfera. I ragazzi di KING Art Games sono riusciti a creare ambientazioni e situazioni cupe e misteriose, a volte quasi horror che riescono a ricordare, a tratti, passaggi di Lovercraftiana memoria, per gli appassionati del genere questo in effetti è un plus non indifferente della produzione.

Tornando a parlare dei problemi di natura prettamente tecnica invece la situazione è drammatica. Il motore che muove Black Mirror soffre di una serie di problemi che vanno dalla qualità delle texture bassissima fino alla densità poligonale di ambienti e personaggi quasi imbarazzante. Oltre a questi già gravi problemi il titolo soffre di caricamenti pressoché continui e di animazioni che definire legnose è dire poco.

Ora, nessuno pretendeva un titolo con una grafica da produzione tripla A ma almeno la sufficienza era richiesta. Se il team di sviluppo non aveva le risorse per mettere sul campo una produzione decente poteva fare scelte diverse, magari meno ambiziose, ma che avrebbero portato ad un risultato più soddisfacente (e di produzioni con una grafica normale e dignitosa ne abbiamo viste tantissime anche in titoli con budget relativamente bassi).

Black Mirror

Black Mirror

Black Mirror arriva a mala pena alla sufficienza. Purtroppo le ambientazioni cupe e misteriose non riescono a risanare completamente un titolo che non riesce a brillare ne nella sua totalità ne in ambiti particolari. La storia è interessante e magari i fan della prima incarnazione del titolo saranno felici di rigiocarla ma è un titolo che difficilmente si può consigliare pagandolo il prezzo pieno. Speriamo che KING Art Games rimetta mano al titolo con una corposa patch per cercare quanto meno di mitigare i problemi di natura tecnica e rendere il titolo per lo meno fruibile senza dover inanellare invocazioni di divinità varie ogni cinque minuti.

6

Trama 7.00

Gameplay 7.00

Arte e tecnica 5.00

Pro:

alcuni spunti interessanti

Contro:

tecnicamente claudicante

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