Un altro Atelier
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land, il titolo protagonista della nostra odierna recensione, rappresenta una svolta significativa nella celebre saga di giochi di ruolo sviluppata da
Gust e pubblicata da
Koei Tecmo. Con questa nuova avventura, la serie abbraccia un formato open world, offrendo ai giocatori un’esperienza di esplorazione più ampia e immersiva. Questo cambiamento ricorda l’evoluzione vista in titoli come
Atelier Firis, dove l’espansione del mondo di gioco ha aggiunto nuove dimensioni all’esperienza complessiva. In questo contesto, ci immergeremo nelle avventure di Yumia, una giovane alchimista determinata a sfidare i pregiudizi e a scoprire le verità nascoste di un continente in rovina. Preparatevi a seguirci nella nostra
recensione di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land per PC.
La trama di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land ci catapulta in un mondo segnato da antiche ferite e memorie perdute, dove la protagonista,
Yumia, una giovane alchimista, intraprende un viaggio che è tanto personale quanto universale. Il regno di
Aladiss è ormai solo un ricordo, scomparso sotto le macerie di un misterioso cataclisma che ha gettato discredito sull’alchimia, un tempo rispettata, ora temuta e bandita. In questo contesto cupo e sospettoso, la nostra eroina decide di prendere in mano il destino della sua arte, cercando di comprendere cosa abbia portato alla rovina del continente e se vi sia ancora speranza per la sua rinascita.
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Il fulcro narrativo del gioco ruota attorno ai
frammenti di memoria, reliquie sparse nel mondo che conservano gli echi di vite passate e rivelano gradualmente il vero passato del regno. È un’idea affascinante che mescola elementi di mistero, investigazione e introspezione, in perfetta armonia con il tono riflessivo dell’intera produzione. Ogni frammento non solo arricchisce la lore dell’universo narrativo, ma diventa occasione per Yumia di confrontarsi con le sue insicurezze e di trovare nuovi spunti per la propria evoluzione personale e alchemica. Gli eventi si dipanano lentamente, ma con intensità crescente, culminando in scelte narrative che mettono il giocatore di fronte a dilemmi etici non banali.
Uno degli aspetti più riusciti del comparto narrativo è l’
interazione tra i personaggi: i comprimari che affiancano Yumia sono ben scritti, dotati di motivazioni credibili e storie secondarie interessanti che si intrecciano in modo organico con la trama principale. Non mancano i momenti di leggerezza tipici della serie, ma il tono generale è più maturo rispetto ai precedenti capitoli, lasciando spazio a riflessioni più profonde sulla memoria, sull’identità e sull’importanza del passato per comprendere il presente. Purtroppo c'è un problema:
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land non è localizzato in italiano, e questo potrebbe essere un problema per chi non conosce la lingua inglese.
Il gameplay di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land
Il cuore pulsante del
gameplay di
Atelier Yumia è, come da tradizione, la sintesi alchemica, che torna più raffinata e stratificata che mai. Ogni oggetto che troviamo nel mondo di gioco può essere trasformato, potenziato, combinato con altri materiali per ottenere pozioni, armi, strumenti e oggetti speciali. Il sistema di crafting è intuitivo ma profondo, con tantissime variabili che spingono il giocatore a sperimentare e a ottimizzare ogni singolo ingrediente. Il ritorno delle
Memorie Codificate, meccanica che consente di potenziare le ricette trovando memorie perdute, aggiunge un ulteriore livello di profondità e connette in modo intelligente gameplay e narrazione.
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land riesce ad innovare la saga senza stravolgerla
Il combattimento, completamente rinnovato rispetto agli Atelier più tradizionali, abbandona la turnazione pura in favore di un sistema ibrido che integra azione in tempo reale con momenti tattici.
Yumia può lanciare incantesimi alchemici, piazzare trappole e modificare il campo di battaglia utilizzando materiali raccolti o sintetizzati, rendendo ogni scontro un piccolo enigma da risolvere piuttosto che una semplice sfida di forza bruta. Questa scelta rende i combattimenti più dinamici, ma richiede anche una certa pianificazione, soprattutto nelle fasi avanzate dove l’equilibrio tra risorse e strategie diventa cruciale. A tratti il gioco può risultare troppo permissivo in termini di difficoltà, ma i livelli di sfida selezionabili aiutano a calibrare l’esperienza in base al proprio stile.
Un’altra novità importante è la
struttura open world.
Atelier Yumia propone un mondo diviso in biomi differenti, tutti liberamente esplorabili sin dai primi momenti, a patto di possedere le giuste abilità alchemiche per accedere alle zone più remote. Questo approccio ricorda da vicino quello visto in Atelier Firis, ma con una fluidità di navigazione decisamente superiore. L’esplorazione è incentivata anche da missioni secondarie, segreti ambientali e minigiochi legati alla raccolta e alla decodifica dei frammenti di memoria. A completare il tutto, la possibilità di espandere e personalizzare il proprio Atelier rende l’esperienza ancora più coinvolgente, aggiungendo un pizzico di componente gestionale che i fan sapranno sicuramente apprezzare.
L'arte e la tecnica di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land
La
direzione artistica di Atelier Yumia è, senza mezzi termini, una delle più ispirate dell’intera saga. Il mondo di gioco è un tripudio di colori pastello, luci soffuse e ambientazioni che sembrano uscite da un acquerello vivente. Ogni bioma ha una propria identità visiva: dalle foreste cristalline alle rovine sospese nel cielo, passando per villaggi sommersi e deserti fioriti, l’estetica riesce a evocare emozioni e sensazioni diverse a seconda del luogo esplorato. Il character design, opera ancora una volta di Toridamono, mantiene il tocco delicato e riconoscibile, con personaggi espressivi e costumi dettagliati che riflettono perfettamente la personalità di ognuno.
Dal punto di vista tecnico,
Atelier Yumia si comporta molto bene su
PC. Il gioco gira con fluidità anche su configurazioni mid-range e beneficia del supporto a risoluzioni elevate e frame rate sbloccati. Gli sviluppatori hanno adottato un motore aggiornato che permette una maggiore densità di elementi a schermo e una miglior gestione delle ombre dinamiche, luci volumetriche e effetti particellari legati agli incantesimi e alle reazioni alchemiche. Certo, in alcune aree più dense di particolari abbiamo notato qualche piccolo calo di frame, ma niente che comprometta davvero l’esperienza. Buonissima anche l’ottimizzazione su
Steam Deck, dove il titolo riesce comunque a regalare una resa visiva degna di nota (
a patto di qualche compromesso sui dettagli, ovvio ndr.).
Per quanto riguarda il comparto audio,
Atelier Yumia si conferma all’altezza delle aspettative, con una colonna sonora evocativa e varia, composta da brani orchestrali, melodie eteree e tracce più incalzanti per i combattimenti. La musica riesce sempre a sottolineare perfettamente l’umore delle scene, contribuendo a creare un’atmosfera fiabesca ma mai stucchevole. Il doppiaggio giapponese è eccellente, con interpretazioni sentite e credibili, mentre quello inglese si difende bene ma manca un po’ di mordente in certi passaggi più emotivi. Il gioco offre anche i sottotitoli in italiano, ben tradotti e perfettamente integrati nei menu e nelle finestre di dialogo.