Recensione Ark: Survival Evolved

ARK: Survival Evolved

Studio Wildcard | Studio Wildcard

Ah, i dinosauri!

Se c’è una cosa che ci accomunava da bambini era, quasi sicuramente, la passione per i dinosauri. Elencarne i nomi e le specie, saperli riconoscere e raccoglierne figurine o pupazzetti è qualcosa che ha fatto ciascuno di noi. Perché questa introduzione dedicata ai grandi rettili ormai estinti? Ma perché oggi parliamo di Ark: Survival Evolved e della sua uscita ufficiale dalla fase di Early Access durata quasi due anni, vediamo insieme come se la cava il survival game di Studio Wildcard.

Di dinosauri e sopravvivenza estrema

Più che parlare della storia di Ark, di perché ci troviamo li e cosa dobbiamo fare, vogliamo raccontarvi come si vive in Ark: Survival Evolved e sopratutto di come si muore in questo titolo. Una volta selezionata la modalità di gioco tra quelle proposte: single player, multi player in PVP e multi player in PVE possiamo iniziare a creare il nostro alter ego digitale. In questo primo paragrafo parleremo in generale del titolo senza approfondire le differenze si gameplay tra le varie modalità, argomento di cui parleremo nel paragrafo successivo. In Ark: Survival Evolved la prima cosa che dobbiamo fare è creare il nostro personaggio, un editor ci permette di personalizzare il protagonista delle nostre avventure customizzando diversi elementi e, una volta che tutto è pronto, possiamo buttarci a capofitto in questa avventura.

I primi minuti (ma potremo dire senza grossi problemi le prime ore) di gioco sono un po’ spaesati. Si perché se da un lato è vero che stiamo parlando pur sempre di un survival game, dall’altra è altrettanto vero che il titolo di Studio Wildcard è estremamente punitivo e questo fin dai primi istanti di gioco. Una volta che avrete messo piede sulla terraferma dovrete infatti immediatamente iniziare a procacciare il cibo e non solo, anche le prime essenziali risorse per cominciare a crearsi i primi strumenti e le prime armi. Ark non fa sconti, basta davvero poco per morire squarciati dalle fauci di un dinosauro carnivoro solo perché vi siete avvicinati alla sua zona di caccia, o divorati da un coccodrillo perché stavate cercando la salvezza in acqua da uno sciame di insetti che vi inseguiva dai margini della foresta.

La progressione del personaggio e della scoperta del mondo circostante è lenta e obbliga il giocatore ad agire sempre in estrema prudenza, vagliando e valutando ogni volta i giusti passi da compiere per riuscire a progredire senza rimetterci le penne (e l’equipaggiamento che avevamo addosso al momento della nostra morte).

Chi non gioca in compagnia è un ladro o una spia!

Il fatto che Ark: Survival Evolved presenti anche una componente single player non vuol dire che questa sia la modalità di gioco principale. Il titolo di Studio Wildcard è infatti pensato e strutturato per essere giocato sopratutto in multiplayer ed è proprio qui che Ark esplode tutte le sue carte migliori. Alcune meccaniche di gameplay che sono infatti solo accennate in modalità single player danno il meglio di se nella modalità multiplayer. Ark: Survival Evolved permette ad esempio di costruire degli edifici che ci permettono di essere usati come punti di respawn (anche un semplice giaciglio per dormire), ma questi piccole costruzioni possono diventare veri e propri avamposti. La possibilità di fondare delle tribù ed unirsi con altri giocatori rende la fruizione del titolo di Studio Wildcard completamente differente, molte delle difficoltà (specialmente quelle iniziali) spariscono con un compagno con cui affrontare il brutale mondo di gioco, la possibilità di esplorare zone decisamente fuori dalla nostra portata si fa concreta e permette una crescita del personaggio più rapida.

La componente multi player è divisa in due modalità, quella PVP e quella PVE, nella prima gli scontri tra giocatori sono sempre concessi e questo rende il mondo di gioco ancora più pericoloso di quanto non lo sia già di suo, immaginate di star combattendo contro un triceratopo che non ne vuole sapere di venire giù quando ad un tratto vi trovate con una freccia conficcata tra le scapole, capite bene che i problemi in un server PVP si moltiplicano esponenzialmente. Sui server PVE la storia cambia perché in questo caso i giocatori tendono a cooperare più che a farsi fuori senza pietà giocando insieme per portare a casa i risultati migliori per tutto il party.

La vera esperienza di Ark: Survival Evolved, per quanto ci riguarda, è quella proposta dai server PVP dove tutta la natura survival e meschina (in senso buono) del gioco viene a galla e dove si respira più forte che mai l’aria di “voglia di sopravvivenza”. Per quanto riguarda le meccaniche base del gioco in Ark potrete fare più o meno di tutto, dal recuperare le materie prime per costruire i primi attrezzi e armi da difesa, fino ad addomesticare animali e dinosauri (ah i sogni da bambino!), combattere con altri giocatori e fondare gilde dove organizzarsi in gruppi ed andare ad esplorare i server di gioco in compagnia, il tutto in un mondo vivo e violento che non consente e non perdona gli errori.

Eppur si muove

E’ dal punto di vista tecnico che Ark: Survival Evolved sembra soffrire (ancora) dei maggiori problemi. Pur essendo passato un sacco di tempo il titolo di Studio Wildcard mostra ancora bug e problemi tecnici non indifferenti. Possiamo assolutamente capire che il numero di variabili che il gioco gestisce non sia irrisorio così come possiamo ben comprendere che non sia affatto facile consentire tutta la libertà offerta ai giocatori senza incappare in qualche bug ma dopo la lunga fase di early access speravamo che le cose fossero messe un po’ meglio.

Non che Ark: Survival Evolved sia ingiocabile, anzi, ma alcuni problemi potevano essere sistemati e risolti da diverso tempo.

Fortunatamente, durante le nostre partite, non siamo incappati in bug bloccanti e abbiamo anzi sfruttato qualche problema dell’intelligenza artificiale del titolo per evitare morti poco degne aggirando le routine di alcuni dinosauri. Dal punto di vista artistico e grafico, Ark: Survival Evolved è piacevole e originale, inoltre poter domare quei bestioni dei dinosauri è uno dei sogni di ogni bambino (e anche di ogni adulto rimasto piccolo dentro). A parte qualche problema tecnico il colpo d’occhio del titolo è sempre piacevole e ricco di atmosfera.