Trent'anni dopo...
Sono passati più di trent'anni, più precisamente trentadue, da quando
Infogrames pubblicò quello che, per molti, rappresentò la prima pietra di un genere, quello dei survival horror. Stiamo parlando di
Alone in the Dark, un gioco che tracciò le fila e, di fatto, definì le caratteristiche di un intero genere videoludico. Dal 1992, anno di pubblicazione di
Alone in the Dark, abbiamo visto diversi sequel e spin off (più o meno riusciti) ma siamo qui a parlarvi del suo remake, sviluppato dai ragazzi di
Pieces Interactive e pubblicato da
THQ Nordic (che ringraziamo per averci fornito un codice con cui testare il prodotto). Possiamo dirvi subito che il titolo non è esente da difetti ma che ha anche elementi decisamente interessanti di cui parlare. Se siete curiosi e volete saperne di più non dovete far altro che seguirci nella
recensione di Alone in the Dark per PC (giocato su Steam Deck).
La trama di Alone in the Dark
E cominciamo, come solitamente facciamo, parlando della componente narrativa e della
trama di Alone in the Dark anche se, prima di addentrarci nei meandri narrativi del titolo, conviene fare due parole sull'operazione compiuta da
Pieces Interactive e
THQ Nordic perchè forse definire il nuovo Alone in the Dark un "remake" potrebbe non essere propriamente corretto. In questi anni abbiamo visto più e più riproposizioni di titoli del passato, equamente divisi tra
remastered dove, di fatto, si prende il titolo originale e lo si rende giocabile sulle piattaforme attuali migliorandone l'aspetto estetico e, alle volte, quello di gameplay (un po' come successo in
Tomb Raider I-III Remastered) e
remake veri e propri dove il titolo viene sviluppato ex novo mantenendo gli stessi schemi e la stessa narrativa del titolo originale (
Resident Evil 4 vi ricorda nulla?). Il nuovo Alone in The Dark invece non rispecchia nessuno dei due schemi sopra riportati ma ne interpreta uno proprio.
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Si perchè la trama di Alone in the Dark riprende le colonne portanti del primo (
indimenticabile ndr.) capitolo della serie ma apporta delle significative modifiche rendendo, di fatto, il nuovo Alone in the Dark quasi un gioco a se stante, una ripartenza per così dire, che acquisisce elementi dal titolo originale e li mixa con altri introdotti in capitoli successivi cambiando ambientazione e periodo, ma andiamo con ordine. Cominciamo col dire che, se non altro, i protagonisti della vicenda sono rimasti gli stessi: torniamo infatti a vestire i panni di
Emily Hartwood e di
Edward Carnby alla ricerca dello zio di Emily, Jeremy, che è scomparso. A questo giro il caro zietto non è però morto impiccato ma è sparito dalla misteriosa
Villa Darceto, una casa di cura in cui lo zio era rinchiuso. Si, anche la location è quindi cambiata ma non solo, perchè questa volta ci troviamo nella
Louisiana del 1930 e i personaggi con cui avremo a che fare sono diversi e la trama stessa segue un suo filone.
Detto questo, all'inizio dell'avventura il gioco vi chiederà di vestire i panni di Emily o di Edward e, a seconda del personaggio scelto, il titolo prenderà due strade diverse. Al netto della conclusione, di cui non vi diciamo nulla per evitare spoiler, sappiate che i due personaggi avranno dei percorsi unici e per avere una visione completa del titolo dovrete giocarlo almeno due volte, uno dei panni della nipote di Jeremy e uno nei panni del detective. Vi ricordiamo inoltre che
Alone in the Dark è localizzato in italiano per quanto riguarda i sottotitoli e che la traduzione è di buona qualità. Per arrivare ai titoli di coda sono necessarie tra le otto e le dieci ore, ore che passano rapidamente anche perchè il titolo, fortemente story driven, ce la mette tutta per tenere il giocatore incollato allo schermo. Dobbiamo però dire che la seconda run, nel caso vogliate farla, avrà una tensione decisamente diversa (e inferiore) rispetto alla prima quindi vi consigliamo di scegliere bene il personaggio con cui giocare per la prima volta ad
Alone in the Dark.
Il gameplay di Alone in the Dark
Per parlare del
gameplay di Alone in the Dark dobbiamo dividere il nostro discorso in due grossi filoni: il primo relativo alla componente quasi da avventura dove puzzle ambientali e atmosfera fanno la parte da leone e il secondo dove si giocano le componenti più action del titolo. Se la componente narrativa ci ha lasciato piacevolmente colpiti quando si parla di giocato le cose cambiano e non propriamente in meglio per la produzione di
Pieces Interactive. A tratti sembra che
Alone in the Dark avrebbe avuto bisogno di qualche tempo in più per essere rifinito, ritoccato, come se il titolo mirasse a qualcosa di più di quello che è riuscito a portare sul mercato e questo si evince da come è stata strutturata la componente narrativa e da come sono stati ricercati alcuni elementi legati all'atmosfera e all'anima del titolo.
Alone in the Dark offre al giocatore delle atmosfere e dei momenti davvero epici piagati da problemi tecnici e di gameplay non indifferenti.
Se dobbiamo analizzare la parte relativa alla componente più da survival horror, di esplorazione, di gestione dei puzzle ambientali e di avanzamento nella narrazione
Alone in the Dark sa garantire al giocatore divertimento e immedesimazione. Abbiamo trovato sempre molto adatti i puzzle ambientali e il modo in cui il gioco è in grado di rapire il giocatore portandolo al centro dell'avventura grazie ad escamotage narrativi o ludici interessanti e assolutamente funzionali. Grazie ad un sistema di teletrasporto molto particolare (
di cui non vi diremo nulla ndr.) avrete modo di andare ben oltre i muri di cinta di
Villa Darceto rendendo il mondo di gioco decisamente dark e interessante agli occhi del giocatore. Come avrete intuito quindi il sistema funziona bene quando si tratta di creare l'atmosfera ma i problemi sorgono invece quando il tutto diventa più action, ma andiamo con ordine.
Che usiate
Emily o
Edward pad alla mano
Alone in the Dark risulta rigido, poco fluido e quasi impacciato. Ok, stiamo parlando di un survival horror dopo tutto, potrebbe essere voluto no? No, e lo si capisce fin dai primi attimi in cui si impugna il pad. Appena preso in mano il pad si ha la sensazione che i protagonisti si muovano in modo poco realistico e questo risulta ancora più accentuato una volta che si impugna un'arma a corta distanza: sembra quasi che sferrando un colpo il busto si muova in modo innaturale "facendo perno" sulla parte bassa del corpo. Praticamente il vostro personaggio risulta "spezzato" in due e noterete presto il modo strambo con cui vi muoverete per lo schermo. I problemi purtroppo non finiscono qui: il combat system con le armi a lunga gittata soffre di problemi di mira e di feedback dei colpi e le cose non migliorano quando si impugnano armi da mischia improvvisate dove, oltre al fatto che anche in questo caso il feedback dei colpi è praticamente assente, anche il danno inferto è decisamente irrisorio rendendo questo stile di combattimento poco utile. Inoltre nel gioco sono presenti buone quantità di munizioni rendendo le armi melee poco utili.
Insomma dal punto di vista action Alone in the Dark non riesce ad essere efficace come lo è nelle sue ambientazioni o nei suoi puzzle ambientali (pur non essendo particolarmente unici o originali). C'è da dire che una volta presa confidenza col sistema di controllo le cose migliorano un po' ma per il fatto che il giocatore "si abitua" e non perchè il titolo effettivamente mostri dei punti di miglioramento.
L'arte e la tecnica di Alone in the Dark
Anche per parlare della componente artistica e tecnica dobbiamo fare due discorsi separati, quasi come se Alone in the Dark fosse non un unico titolo ma due giochi fusi in uno. Partiamo dalla
componente artistica e partiamo dicendo che abbiamo apprezzato moltissimo le atmosfere e la direzione che il team di sviluppo ha voluto dare all'opera. Abbiamo apprezzato
Villa Darceto e abbiamo apprezzato anche la quasi totalità dei personaggi con cui abbiamo avuto a che fare nella nostra avventura. Ovviamente i due protagonisti sono il fiore all'occhiello della produzione e la loro recitazione è assolutamente di prim'ordine. Molto buono anche il design dei mostri (anche se alla lunga tendono a ripetersi un po') e le ambientazioni proposte.
I problemi arrivano invece quando si inizia a parlare della componente tecnica:
Alone in the Dark sembra un gioco di qualche anno fa. L'Unreal Engine 4 mostra ormai i segni dell'età e anche se gli sviluppatori hanno cercato qualche escamotage per limitare i problemi la resa estetica del titolo è poco esaltante. Gli effetti particellari sono ridotti al minimo, le texture utilizzate risultano spesso piatte e anche il numero di poligoni a schermo non fa mai cadere la mascella a terra. Di contro dobbiamo dire che
Alone in the Dark gira molto bene su Steam Deck e sacrificando qualche dettaglio si riesce a tenere anche un frame rate abbastanza stabile.
Bene anche la parte sonora che aiuta ad immergere il giocatore nella atmosfere lugubri del titolo. Il doppiaggio (in inglese) ci è parso decisamente buono e, al netto di qualche problema relativo alle animazioni facciali, risulta anche realistico.