Agony vi porta all'inferno, nel vero senso della parola, un viaggio di agonia e di dolore, siete pronti ad affrontarli?
Di titoli survival horror ne abbiamo recensiti parecchi sulle nostre pagine, inutile dire che il genere sta vivendo un momento decisamente florido tra produzioni tripla A e piccole opere indie. Il titolo di cui discutiamo oggi va un po’ oltre il concetto di horror e ci porta, letteralmente, nell’inferno: preparatevi ad un viaggio di sola andata in Agony.
L’inferno: da Dante fino a Dan Brown, in tanti ne hanno scritto e parlato, tantissimi pittori ed artisti hanno dato il loro punto di vista sull’argomento. Inutile dire che l’uomo è sempre stato attratto da questo concetto di luogo di punizione, di frustrazione, forse un po’ per allontanare pensieri ed azioni poco raccomandabili con una punizione di forte impatto forse per controbilanciare un aldilà paradisiaco dove tutti hanno una possibilità di redenzione.
Agony è un viaggio negli inferi, una volta avviata la nostra partita cominceremo a scendere verso questo luogo di morte e dolore e lo faremo nei panni di un’anima, attraverso gli occhi di uno spirito.
L’incipit del titolo di Madmind Studio è chiaro nei suoi intenti: dobbiamo trovare la Dea Rossa, l’unico essere in grado di restituirci la vita che ci è stata sottratta. E’ attraverso una voce sensuale e quasi ipnotica che ci guida in un infermo carico di orrori e devastazione, un viaggio che lascerà il segno. La ricerca della Dea Rossa è il pretesto che gli sviluppatori ci forniscono per solcare le lande infernali che hanno creato, vero punto focale ed epicentro dell’intero titolo: Agony è una sorta di dedica al mondo degli inferi, in tutte le sue sfaccettature.
E’ proprio questa creazione di un inferno così ricercata che ha causato qualche problema di troppo agli sviluppatori che hanno rischiato di vedere il proprio titolo etichettato come “adult only”, etichetta che l’avrebbe escluso dalla pubblicazione su console con un danno relativo non da poco.
Agony si presenta come un survival horror dalla forte deriva stealth, come scrivevamo poco sopra, nel titolo di Madmind Studio impersoniamo un’anima e per poter continuare il nostro viaggio dobbiamo necessariamente trovare dei corpi che ci accolgano. Ad ogni morte infatti dovremo possedere un nuovo involucro, un corpo che ci consenta di tornare a solcare le lande infernali in modo fisico.
Se dovessimo riassumere cosa “bisogna fare” in Agony la risposta sarebbe abbastanza semplice: “In Agony bisogna fuggire ed avanzare, fuggire ed avanzare”, ogni nemico che incrociamo sul nostro cammino può infatti metterci fuori combattimento quasi sempre con un semplice colpo, per questo tutto il gameplay del titolo è basato sulla fuga, sulla mimetizzazione; dovremo in buona sostanza riuscire a passare incolumi interi tratti di inferno. Nel malaugurato caso (ma abbastanza ricorrente) in cui incapperemo nella “morte” del nostro protagonista verremo catapultati all’ultimo checkpoint dove potremo prendere possesso di un altro corpo e continuare così la nostra avventura.
Non dovete però pensare di poter ripetere questa “reincarnazione” all’infinito: dopo tre morti infatti non risorgeremo più nell’ultimo checkpoint ma nel precedente. Questa meccanica rischia di essere un’arma a doppio taglio perché, se da una parte cerca di tenere sempre alta l’asticella dell’attenzione, dall’altra (sopratutto a causa di bug e glitch) ci si ritrova a dover ripercorrere lunghi momenti di gioco. Purtroppo Agony non riesce a mostrare un gameplay vario e stimolante, al netto degli ambienti proposti e del loro fascino, della struttura che i ragazzi di Madmind Studio sono riusciti a dare all’inferno pad alla mano Agony rischia di risultare noioso dopo poche ore (e ce ne metterete una decina per arrivare ai titoli di coda).
Oltre alla modalità storia Agony vi mette a disposizione due altre opzioni: la modalità Agonia e la possibilità di rigiocare l’avventura nei panni di una Succube (una volta terminato il gioco). La modalità Agonia propone al giocatore una serie di livelli generati casualmente dove si ha a disposizione una sola vita e lo scopo di scalare la leaderboard mondiale.
Se dal punto di vista del gameplay il titolo di Madmind Studio non è riuscito a catturarci da quello artistico invece possiamo tranquillamente dire che hanno fatto centro. Mai realizzazione dell’inferno fu tanto dettagliata, curata e cruda nel mondo videoludico. Il team polacco è infatti riuscito a portare sui nostri schermi immagini crude, violente e volgari; l’inferno di Agony sembra l’insieme delle depravazioni del genere umano, carico di riferimenti di natura sessuale e violenta.
I corpi dei nostri avversari sembrano il risultato partorito da una mente perversa e restano in precario equilibrio tra l’approccio horror e quello dell’attrazione. Se si pensa che questo è il risultato dopo un “trattamento” di ridimensionamento dei contenuti di natura esplicita si può facilmente arrivare a pensare a come fosse pensato Agony nella mente dei propri sviluppatori. La componente artistica del titolo è chiaramente la parte dove gli sviluppatori hanno messo il loro impegno maggiore e in effetti è la parte che più brilla della produzione. Anche dal punto di vista del sonoro i risultati sono eccellenti e riescono a dare ulteriore spessore alla produzione. Se vi state chiedendo se Agony è localizzato nella nostra lingua la risposta è si, Agony è sottotitolato in italiano e recitato (molto bene) in inglese.
Dare un giudizio su Agony è particolarmente complesso, è uno di quei titoli che lo si ama o lo si odia. Da una parte i ragazzi di Madmind Studio hanno prodotto un’ambientazione che rimarrà impressa nella vostra memoria per parecchio tempo, dall’altra il gameplay del titolo fa acqua da tutte le parti. Se state cercando un titolo che possa portarvi attraverso un viaggio unico nell’Inferno allora non dovete lasciarvelo scappare ma se siete alla ricerca di qualcosa di diverso, di più legato al gameplay guardate altrove.
Trama 6.00
Gameplay 7.00
Arte e tecnica 7.00
riproduzione curata dell’inferno
gameplay scialbo