La
fotografia negli ultimi anni è diventata l’
arte popolare per eccellenza. Chiunque con uno smartphone può scattare attimi di vita memorabili e chiunque può condividere i propri lavori con app come
Instagram. Tutto è fotografia nel mondo di oggi. Per questo si cercano sempre nuove frontiere da superare.
L’ottava generazione di console,
Playstation 4 e
XBOX One per intenderci, ci ha regalato videogiochi sostenuti da splendidi modelli poligonali rivestiti da texture in Alta Definizione. Un’idea dev’essere balenata nella mente di un qualche sviluppatore: “Ma visto che abbiamo questa bella grafica perché non implementiamo una photo mode?” E’ cosi ora possiamo numerare moltissimi videogiochi che sfoggiano nella lista dei comandi la
“modalità foto”.
Ora tutto questo discorso per arrivare dove? Tra un po’ te lo spiego.
“Vai in guerra”
Ho fatto un esperimento sadico. Hai presente quei gruppi di fotografia? No? Meglio così, spesso sono posti virtuali pieni di criticoni e di maestri di vita. In teoria in gruppi come questi tu posti una fotografia e gli altri la commentano e, sempre nella teoria della buona community, dovrebbero arrivare solo critiche costruttive. Nel pratico arrivano solo insulti e critiche senza motivazioni. Ora sai cosa sono questi gruppi. Bene. In uno di questi ho voluto pubblicare una “fotografia” scattata grazie alla photo mode di
Death Stranding per
Playstation 4. Qui metto lo scatto incriminato.
Nell’immagine possiamo notare il protagonista del videogioco,
Sam, in una posa tipica da sopravvissuto all’ultima apocalisse di turno. Stremato dopo un lungo viaggio Sam guarda l’orizzonte cercando di vedere un futuro migliore di quel presente umido e bagnato. Te lo descritta pure in maniera poetica. Comunque non ho solo pubblicato la fotografia, ho voluto dare un senso al perché ho deciso di condividere con altri fotografi la mia immagine scrivendo un piccolo testo. In questo testo scrivevo che ho voluto pubblicare quella fotografia fatta con una photo mode di un videogioco; chiedevo se anche questo nuovo modo creare immagini potesse esser definito “fotografare” perché al momento della composizione il giocatore ha la possibilità di regolare ogni parametro proprio come avviene con una macchina fotografica; infine ho posto un quesito:
“Può essere paragonato al fare fotografie in studio?”
Un po’ provocante ma è giusto dibattere di queste cose.
Com’è andata? Indovina. Tantissime critiche che avevano come unico comune denominatore queste frasi: “Non puoi paragonare un banale videogioco all’arte della fotografia” “La fotografia è uscire, vedere posti e non stare in camera davanti a uno schermo” “Fotografare è perdersi per poi ritrovarsi” E mia nonna se avesse le ruote sarebbe una bicicletta. Poi ad un certo punto, il genio, un fotografo che fa (ha detta sua) reportage di guerra mi ha scritto che non si scherza sulla guerra facendo questo tipo immagini e che mi servirebbe di andare in guerra. Ho riso molto, anche perché Death Stranding non è un videogioco di guerra, anzi si può definire anti-guerra proprio come tutti i videogiochi di
Hideo Kojima (ma questo è un altro discorso). E ho pensato che molte persone non vogliono capire.
Dove voglio arrivare
Questo piccolo esperimento mi ha fatto capire diverse cose. La prima è che la maggior parte delle persone considerano i videogiochi come qualcosa di non oltre un banale passatempo dimenticandosi che un videogame, come un film, è un insieme di più arti e più mestieri mixati tra di loro. Ah alcuni si possono definire arte. La seconda cosa che ho capito è che quando una cosa fa discutere, fa arrabbiare e crea anche divisione merita di essere approfondita. Così ho comprato giochi che avessero la photo mode e ti dirò una cosa: mi sono divertito tantissimo. Ho stampato alcuni scatti addirittura. La terza cosa che ho capito è che siamo di fronte ad un movimento artistico e nessuno lo considera.
Allora cosa devono fare i videogiochi per essere presi sul serio?
Editoriale a cura di
Enrico Santi.