Abbiamo provato Dark Souls Remastered nel Network Test dell'ultimo week end, ecco le nostre impressioni!
Tempo fa un annuncio di Bandai Namco scosse il web e non solo: una delle IP più amate, chiacchierate e criticate del web si apprestava a tornare sotto forma di remastered per tutte le piattaforme attuali: Dark Souls. Il solo annunciò alimentò nel web sentimenti contrastanti: chi non voleva che il mito venisse scalfito (magari con una remastered sottotono), chi non desiderava altro che rimettere le mani sul capolavoro di From Software e chi, avendo odiato anche la versione base già inneggiava ad una grande Waterloo. Bene, dopo aver messo le mani sul Network Test dello scorso fine settimana siamo qui a darvi qualche opinione a riguardo. Se volete saperne di più continuate a leggere le nostre opinioni su Dark Souls Remastered: Network test.
Abbiamo giocato il network test su XBOX One (come quasi sempre facciamo per anteprime e recensioni), abbiamo atteso il momento dell’apertura dei server con grande ansia e, alla fine ci siamo ributtati nelle lande di Lordran. Per chi non avesse mai giocato Dark Souls vi raccontiamo (in due righe striminzite) di cosa parla il titolo di From Software e della sua narrativa ambientale (se così possiamo definirla). Prima di tutto le vicende di Dark Souls ci vedono protagonisti, nelle vesti di un non-morto, in un mondo che ha finito la sua esistenza. Solcando le lande di Lordran infatti viaggeremo attraverso un mondo che è già stato sconvolto da diversi eventi e, grazie alle cicatrici lasciate da altri, potremo scoprire passo dopo passo. Nell’incipit (che non viene mostrato nel Network Test) si racconta di come il mondo fosse un luogo fermo, immobile e destinato all’eterna stasi, tutto questo fino a quando, all’improvviso una fiamma si accese e creò il fuoco. Questo evento risvegliò i Lord e con essi si accese la guerra ai Draghi eterni. Oltre ai Quattro che acquisirono le fiamme primordiali un quinto: il Nano Furtivo, spesso dimenticato, generò l’Umanità e con essa pose il seme che destabilizzerà tutto l’universo di Dark Souls. Grazie a Seath il Senzascaglie i Lord appresero il punto debole dei draghi: i fulmini e Gwyn, leader dei Lord, guidò una sanguinosa guerra contro le creature volanti ponendo fine alla loro esistenza. Dopo la guerra arrivò un periodo di pace e prosperità che purtroppo non durò a lungo: la fiamma si stava estinguendo. I Lord fecero di tutto per tenerla in vita, lo stesso Gwyn sacrificò se stesso per tenerla in vita, il suo sacrificio non riuscì comunque a mantenerla viva, la fiamma si sarebbe spenta. Sono passati 1000 anni dal sacrificio di Gwyn e noi calpestiamo la terra di un mondo con una forte storia alle sue spalle, una storia che è segnata in ogni elemento, ogni personaggio e ogni avversario che incontreremo. Noi, portatori del Segno Oscuro, siamo l’unica speranza per Lordran. Per parlare della trama di Dark Souls, dei suoi risvolti e delle sue sfaccettature non basterebbe un’intera giornata, quello che è importante è però il modo in cui From Software ha deciso di raccontarci le vicenda di Dark Sousl: attraverso gli oggetti, i personaggi e il mondo di gioco.
Facciamo una piccola premessa, Dark Souls: Remastered non è stata curata da From Software, la software house giapponese è impegnata su altri progetti (e per la cronaca non vediamo l’ora di saperne di più), ma su una cosa Bandai Namco è stata chiara: Dark Souls Remastered vuole mantenere inalterata la struttura di Dark Souls. Siamo qui infatti a parlare di una remastered e non di un remake, quindi niente Dark Souls col motore del terzo capitolo. Bene, fatte le dovute considerazioni procediamo ad analizzare cosa ci propone questa nuova remastered dal punto di vista del gameplay. Per chi desiderava, e si aspettava, un Dark Souls riportato pari-pari dalla versione originale alle nuove console non resterà deluso, anzi. Dark Souls Remastered gira ora a 60 fps (su XBOX One e Playstation 4) e pad alla mano la differenza si sente subito (in positivo ovviamente). Di contro, insieme ai pregi del gameplay che ha reso celebre la serie, rimangono anche i difetti. Nella nostra prova abbiamo infatti notato alcuni bug che erano già presenti nella versione originale: un esempio su tutti: appena eliminato il cinghiale nel villaggio dei non morti siamo risaliti sul torrione dove ci attendeva (esattamente come in passato) un cavaliere nero pronto a farci a fettine. L’abbiamo affrontato sulle scale per poi fuggire, una volta perso di vista siamo risaliti per le stesse scale e il suono (e le anime di ritorno) ci hanno confermato la morte del nostro avversario senza che noi facessimo niente (probabilmente deceduto incastrato in qualche punto morto del livello). Stesso discorso vale per la compenetrazione delle armi nei muri, presente anche in questa versione. Piccoli bug e glitch a parte il feeling è rimasto invariato, siamo ancora li a menar fendenti come un tempo, con lo stesso timore e la stessa adrenalina che sale una volta passato quel particolare punto nel livello che fino a pochi minuti prima sembrava troppo per il nostro povero non-morto. E’ proprio nel gameplay che Dark Souls riesce a brillare oggi come allora dimostrando l’ottimo lavoro svolto da From Software ormai sette anni fa (e iniziato ancora prima con Demon’s Souls). Tutto è rimasto invariato, con aggiunta la possibilità di essere giocato su Playstation 4 e XBOX One (anche se sulla console di casa Microsoft il titolo originale è già giocabile in retrocompatibilità). I fan di Dark Souls possono quindi tirare un forte sospiro di sollievo: il pargolo di From Software è esattamente quello che si sarebbero aspettati, un Dark Souls riproposto nel 2018, praticamente identico all’originale, eccezion fatta per i 60 fps e per piccole novità come la possibilità di utilizzare più oggetti in una volta sola.
Parlare del comparto artistico di Dark Souls porterebbe via, un po’ come per la trama, diverse giornata. Il motivo di questa affermazione di apertura sta nel fatto che il mondo che gli sviluppatori hanno costruito intorno a noi non è un sandbox dove muoversi liberamente per fare quello che si vuole, ma un vero e proprio “racconto interattivo”, è il mondo di gioco che fa trasparire la storia di Lordran. I designer hanno fatto un lavoro certosino e la community di appassionati è andata a scavare realmente a fondo, ci sono utenti che hanno analizzato le texture sulle porte, la disposizione delle statue in alcuni ambienti per riuscire a risalire alla storia. Ogni singolo oggetto con cui veniamo in contatto ha un pezzo di storia da raccontarci e ogni descrizione non è mai messa a caso. Capite bene che con tutta questa importanza delle ambientazioni e del mondo di gioco la direzione artistica ha un ruolo preponderante nella produzione perché guida, di fatto, l’evoluzione stessa della trama e della sua percezione. Inutile dire che Dark Souls è anche un piccolo gioiello di level design, con la sua struttura concentrica e collegata di ogni ambientazione, e ogni ambientazione è sempre coerente con quelle “confinanti” dando un senso di continuità tutt’ora ineguagliato nel mondo videoludico.
Fatte due parole sul comparto artistico eccoci ora a parlare dell’impatto grafico di Dark Souls Remastered. Qui le cose si fanno più complicate e il discorso si fa, sicuramente, più insidioso. Fughiamo ogni dubbio: Dark Souls Remastered dal punto di vista estetico è rimasto un po’ sotto le nostre aspettative. Certo, il fuoco dei falò è migliorato, il frame rate è molto più stabile (ed è stato sopratutto alzato per arrivare fino ai tanto sperati 60 fps) ma il colpo d’occhio generale non riesce a essere incisivo. Se Dark Souls III ci aveva lasciato a bocca aperta fin dai primi istanti, tra Dark Souls Remastered e il capitolo originale le differenze non sono per nulla accentuate. Le texture non hanno ricevuto una vera ricostruzione ma sembrano più che altro ritoccate e “ripulite”, le animazioni sono rimaste pressoché le stesse, così come i dettagli del mondo di gioco, il lavoro di “ritocco” sembra essere stato abbastanza superficiale. Se da un lato una scelta del genere può essere stata fatta per “preservare” le ambientazioni e il fascino di Dark Souls dall’altro è fuor di dubbio che si sarebbe potuto fare molto di più (come diversi modder hanno fatto gratuitamente per la community). La speranza di molti era quella di vedere un Dark Souls rimesso a nuovo, con un restyling vero e proprio anche se un’operazione di questo tipo sarebbe stata molto delicata visto l’importanza che ogni singolo elemento, nello scenario e negli ambienti, riveste nella produzione From Software. Al netto di quello che si sarebbe potuto fare le emozioni che si provano giocando a Dark Souls oggi, su XBOX One, sono le stesse di oltre sette anni fa, stessa atmosfera, stessi meccanismi: un vero e proprio tuffo nel passato. Per quanto riguarda la parte tecnica (per quello che abbiamo potuto constatare dal network test), il motore di gioco si comporta bene, abbiamo riscontrato qualche problema di cui abbiamo già parlato ma nell’insieme la valutazione è positiva. Stesso discorso vale anche per il comparto audio, ispirato ed evocativo, una vera perla.
La nostra prova del Network Test di Dark Souls Remastered ci ha lasciato piacevolmente colpiti, Dark Souls è tornato con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Per chi si aspettava una rimasterizzazione più profonda resterà deluso (al netto di cambiamenti radicali sul gioco in release) ma questa “stasi” conforterà invece i fan più accaniti e puri del titolo originale. Per chi non ha mai giocato Dark Souls invece è l’occasione che non può lasciarsi sfuggire, il titolo di From Software è senza dubbio una pietra miliare del mondo videoludico. Vi ricordiamo infine che il titolo è previsto in arrivo a maggio per XBOX One e Playstation 4, mentre per la versione Nintendo Switch bisognerà attendere l’estate.