8

Recensione Chromagun

Pixel Maniacs ci propone un puzzle game in prima persona che ricorda, per molti aspetti, Portal, vediamolo insieme nella nostra recensione.

Che Puzzle!

A sentir nominare la parola Portal molti di voi avranno drizzato lo orecchie, il titolo di Valve ha saputo cambiare l’approccio ai puzzle game introducendo il concetto di portale e creando un gameplay estremamente interessante e originale. Col seguito, Portal 2 sono stati in grado di inserire una trama portante nell’avventura e non basare il titolo solo sulla lore o sull’ambientazione. Oggi parliamo di ChromaGun un puzzle game basato anch’esso sulla risoluzione di piccoli enigmi con visuale in prima persona. Ma approfondiamo pregi e difetti del titolo di Pixel Maniacs nella nostra recensione
 

Chromagun

Parte di un esperimento

In ChromaGun saremo parte di un esperimento, armati di un’arma decisamente particolare ci viene chiesto, stanza dopo stanza, di risolvere dei puzzle e passare così al livello successivo. Nei panni di questa “cavia” veniamo guidati da una voce sintetica che ricorda molto GladOS di Portal e le similitudini col capolavoro di Valve non finiscono qui. Esattamente come in Portal ci renderemo presto conto che qualcosa non va, alcune stanze sembrano avere più problemi, e l’ambiente intorno a noi si fa decisamente più “abbandonato”.

Procedendo nell’avventura verranno a galla diverse questioni che non vogliamo spoilerarvi e che vi lasciamo scoprire. La progressione dei livelli in ChromaGun è decisamente lineare e abbastanza derivativa, questo vuol dire che tutto quello che avrete appreso nei livelli precedenti vi aiuterà a risolvere gli enigmi propositi nelle stanze successive.

Stanza dopo stanza ci si rende rapidamente conto di quanto una meccanica considerata “semplice” si rivela in realtà carica di sfaccettature e di varianti che ci obbligheranno a spremere le meningi. Avanzando nei vari livelli scopriremo anche il perché facciamo parte dell’esperimento e il mistero che aleggia sulla struttura.

Chromagun

Combinare i colori

La meccanica di gameplay di ChromaGun è, alla sua base, molto semplice: armati di una speciale pistola saremo in grado di colorare parti delle pareti di una stanza e fare così in modo che delle sfere galleggianti si avvicinino alla parte colorata attivando interruttori o meccanismi. Se detto così sembra tutto facile le cose si complicano progredendo nel gioco.
 
Oltre ai colori di base, rosso, azzurro e giallo possiamo combinare i colori per creare il viola, il verde e l’arancione ad esempio e quindi ampliare di parecchio i tipi di enigmi. Inoltre il titolo di Pixel Maniacs introduce degli elementi pericolosi per il protagonista, elementi che possono portarci rapidamente alla morte e quindi a dover rifare la stanza.
 
ChromaGun è strutturato come se fosse un FPS, il giocatore vede la sua arma in primo piano e deve essere in grado di risolvere gli enigmi senza poter visualizzare la stanza da altri punti di vista aumentando, non di poco, l’immedesimazione. La difficoltà proposta dal titolo è ben calibrata e la sua curva di crescita della stessa è ragionata e non dettata dal caso, non ci troveremo di fronte a picchi improponibili e successivamente a stanze da risolvere ad occhi chiusi. I comandi tramite pad (abbiamo provato la versione XBOX One del gioco) sono perfettamente ottimizzati e lanciare le sfere colorate in giro per la stanza è semplice ed intuitivo. 

Chromagun

Laboratori asettici

Anche dal punto di vista artistico e grafico ChromaGun prende parecchio spunto da Portal, le stanze che andremo a visitare sono sempre molto asettiche e ricordano gli edifici di laboratori abbandonati. Molto buona l’idea di avere come sottofondo una voce sintetica che ci guida per tutta la durata del gioco anche se capiremo molto presto che non sembra avere molto a cuore la nostra salute e la nostra sopravvivenza.

E’ interessante notare come le stanze peggiorino in cura e degrado mano a mano che avanziamo nei livelli, gli sviluppatori sono riusciti a trasmettere il senso di decadenza molto bene. Il motore di gioco regge bene tutto quello che si muove sullo schermo, in parte giustificata dalla bassa mole poligonale mossa, tutto è molto “semplice” e “pulito”, senza troppi effetti speciali o shader da spacca-mascella.

Il titolo è completamente in inglese, per chi non mastica nemmeno una parola della lingua d’Albione sarà ovviamente problematico capire la storia, mentre per chi un minimo di inglese lo conosce riuscirà a seguire le vicende senza troppe difficoltà visto l’utilizzo di termini comuni e di un inglese molto di base. La conoscenza della lingua non inciderà invece minimamente sulla fruizione dei vari enigmi delle stanze.

Chromagun

Chromagun

ChromaGun è un ottimo puzzle game, il titolo di Pixel Maniacs non può competere col capolavoro di Valve ma è divertente e originale e riesce a divertire sia i giocatori più casual che l’hardcore gamer più incallito. L’idea alla base del titolo è molto buona, così come la realizzazione dei vari enigmi e la difficoltà crescente con cui vengono presentati. Visto il costo contenuto potrebbe essere un acquisto consigliato anche a chi non gioca solo titoli puzzle.

8

Trama 7.50

Gameplay 8.00

Arte e tecnica 8.00

Pro:

puzzle intelligenti

Contro:

alla lunga ripetitivo

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