Tim Schafer torna sulla scena e lo fa con una avventura grafica vecchio stampo con tutto lo stile e il carisma a cui ci hanno abituato le produzioni Double Fine
Gli ultimi tempi stanno segnando un glorioso ritorno per il genere della avventure grafiche, dopo un silenzio durato anni (e non stiamo scherzando) sembra che finalmente uno dei generi più in voga a metà anni 90 sia finalmente tornato sui binari e con produzioni di tutto rispetto. Oggi parliamo di Broken Age prodotto da Tim Schafer icona delle avventure grafiche e vero e proprio idolo degli amanti delle avventure punta e clicca. Viviamo quindi l’avventura di Shay e Vella nella nostra recensione di Broken Age.
Broken Age nasce come progetto su Kickstarter nel lontano 2012, la piattaforma di crowfunding è riuscita a dare alla luce numerosi titoli interessanti negli ultimi tempi, basti citare Jotun Valhalla Edition oppure Torment: Times of Numenera giusto per citarne un paio. Così a cinque anni di distanza anche Broken Age arriva alla fine sulle nostre console e pc, o meglio si conclude, visto che la prima “parte” era già stata rilasciata in precedenza.
Senza spoilerare troppo la storia, in Broken Age impersoniamo due protagonisti, Shay e Vella. Shay è un ragazzino rinchiuso in un’astronave che lo protegge da qualsiasi contatto con altri esseri viventi, la vita nell’astronave scorre tranquilla e l’IA della navicella fargli da “mamma”. Shay vive una vita fatta di routine quotidiane sempre uguali a se stesse in un ambiente dove l’astronave “gioca” a far fare il capitano al povero ragazzo.
Esistenza diametralmente opposta per Valla, anch’essa protagonista del gioco che vive la propria vita su un pianeta rigoglioso, in una famiglia numerosa, amata e circondata dai suoi cari. Vella ha però un oscuro destino davanti a se, essa è infatti la prescelta per essere data in sacrificio a Mog Chotra, un terribile essere volante che richiede un sacrificio umano ogni volta che visita un pianeta. Così il titolo di Double Fine ci mette nei panni dei due protagonisti e delle loro vite, distanti e parallele.
Uno dei punti cardine nella presentazione del proprio progetto su Kickstarter da parte di Tim Schafer ai propri fan era la realizzazione di un’avventura grafica vecchio stampo, dove il caro vecchio punta e clicca fosse ancora il punto focale del gameplay. Tim aveva promesso una nuova avventura che facesse tornare alla mente i fasti di Monkey Island o di Grim Fandango cercando di andare a toccare proprio queste corde per far riaffiorare l’interesse verso il genere delle avventure grafiche. I fan hanno risposto alla chiamata e, possiamo dirlo senza indugi, il buon vecchio Tim e i Double Fine hanno mantenuto la promessa e, anche se Broken Age è stato rilasciato in due parti e non in un’unica soluzione, possiamo dirlo, è a tutti gli effetti un’avventura grafica vecchio stile, e ciò è un gran bene.
Con questa operazione Tim ha preso i proverbiali due piccioni con una fava, da una parte ha dimostrato che c’è ancora interesse per questo genere di avventure grafiche e dall’altra ha dimostrato che il classico punta e clicca mostra ancora un gameplay che ha qualcosa da dire. Nel titolo sarete chiamati a risolvere enigmi, parlare con personaggi stravaganti (ma mai fuori luogo) e vi verrà chiesto di combinare oggetti nel vostro inventario, se chiudete gli occhi potete sentire quella “magia da Monkey Island” che Broken Age riesce a trasmettere.
Anche giocato col pad (abbiamo infatti provato la versione per XBOX One), il titolo risulta assolutamente godibile e non abbiamo sentito minimamente la mancanza di mouse e tastiera. Per quanto riguarda la difficoltà del titolo va detto che la prima parte risulta più accessibile e più “lineare” della seconda, forse perché il team di sviluppo ha voluto dare ascolto alle critiche e ai consigli dei fan o forse per rispecchiare la crescita dei nostri protagonisti durante l’avventura. Se avete qualche annetto sulle spalle potrete senza dubbio ritrovare lo humor di fondo delle vecchie avventure Lucasarts, se invece siete più giovincelli troverete un “nuovo” modo di giocare le avventure grafiche.
Dal punto di vista grafico e artistico, Broken Age mette in risalto, ancora una volta (e come se ce ne fosse bisogno) le capacità creative dei Double Fine. Tutta l’avventura sembra disegnata e colorata ad acquarelli e ogni singolo attimo trasmette la cura e la passione messa nella produzione. I protagonisti sono ispirati e magnetici e sprizzano carisma in ogni situazione. Così come i personaggi principali anche le comparse o i comprimari sono caratterizzati nei minimi dettagli e mostrano un carattere personale.
Non abbiamo notato imperfezioni nel motore grafico e tutto gira liscio come l’olio, ogni momento importante è sottolineato da una colonna sonora che sottolinea l’importanza di quello che sta succedendo a schermo. Sempre parlando di sonoro e audio vogliamo ricordare che tutto il gioco è sottotitolato in italiano con una traduzione più che buona, mentre il titolo è doppiato in inglese e, giusto per far capire il peso della produzione, tra i doppiatori troviamo anche Jack Black (che ha spesso collaborato in passato con i Double Fine).
Broken Age riporta sui monitor e tv un genere, quello delle avventure grafiche, che sta rivivendo un nuovo momento di interesse generale e lo fa col coraggio di utilizzare un gameplay vecchio di oltre vent’annni. Il bello è che riesce a dimostrare che il punta e clicca, se fatto bene, non è assolutamente un gameplay sorpassato ma che riesce anzi a dire la sua anche ai giorni nostri. Kickstarter si è dimostrato un’altra volta un’ottima piattaforma per lanciare idee che difficilmente avrebbero visto la luce (anche se alle spalle c’era uno studio come Double Fine) e con risultati decisamente eccellenti. Se adorate le avventure grafiche, o vi piacciono semplicemente le belle storie non potete ignorare Broken Age.
Trama 8.50
Gameplay 8.00
Arte e tecnica 8.50
ispirato
fatto col cuore
molto classico